
Biennale dello Stretto, seconda edizione
La seconda edizione de La Biennale dello Stretto, mostra Internazionale di Architettura, Arte, Antropologia, Paesaggio, Scrittura, Video e Fotografia, avrà luogo tra la Calabria e la Sicilia e sarà all’insegna della pluralità e della condivisione.
Pluralità e condivisione sono veicoli imprescindibili del pensiero e della comunicazione contemporanea, che nella Biennale si traducono in scelte concrete, a partire dalla coralità assoluta del progetto. Secondo l’ideatore Alfonso Femia, la Biennale, più che un evento, è una dimensione culturale destinata ad apprendere, prima che a trasferire e ipotizzare visioni e soluzioni.
Alfonso Femia, Mariangela Cama e Francesca Moraci: tre direttori, ognuno con una propria specificità, professionale, accademica e istituzionale, che stanno lavorando insieme, mettendo sul tavolo idee per costruire una narrazione organica al territorio mediterraneo che si proietti verso il futuro.
Il tema delle città del futuro, disaggregato in ambiti macro-funzionali, si declina in situazioni particolari e specifiche, esperienze fondamentali per la comprensione dello scenario complessivo. Per questo i direttori hanno organizzato approfondimenti specifici, coinvolgendo un gruppo di professionisti.
Arianna Azzellino, Luisa Bravo, Stefano Capolongo, Giulio De Carli, Gaetano Di Gesu, Alessandra Ferrari, Luciano Galimberti, Marirosa Iannelli, Annalisa Metta, Mauro Francesco Minervino, Luca Molinari, Giovanni Multari, Rosaria Ester Musumeci, Orizzontale, Federico Parolotto, Angela Pellicanò, Gaia Sgaramella, Francesco Scullica, Giuseppe Smorto: diciannove curatori, una comunità intellettuale plurale che partecipa al processo esplorativo innescato dalla Biennale dello Stretto, che perseguono l’obiettivo di acquisire e condividere consapevolezza sulle potenzialità dell’area mediterranea, mettendo in campo elementi diversi, fattori sovrapposti, anche contrastanti, nel contesto di un ambito concettualmente determinato.

Due macro-temi densi, uno incastrato all’altro. Il primo, “Le tre linee d’acqua” già affrontato nella prima edizione e, in controtendenza con l’usa e getta degli argomenti, riconfermato per il 2024. Il secondo “Le città del futuro”, declinato per i caposaldi dello Spazio Pubblico, della Mobilità urbana e delle Infrastrutture, dell’Abitare e della Cura, della Scuola e dei Baricentri culturali della città e orientato all’innovazione progettuale e di processo. Le situazioni locali, i nuovi programmi, l’asprezza delle condizioni climatiche, che tendono sempre di più agli estremi, influiscono pesantemente sulla trasformazione delle aree urbane. Le città sono il riflesso di una società sempre più multietnica e, quindi, eterogenea per comportamenti, in mutazione profonda. In questo scenario l’architettura ha un compito enorme, possiede la potenzialità di favorire occasioni di aggregazione vs segregazione e di creare scenari per le comunità.
“Le tre linee d’acqua” e “Le città del futuro” stanno in una relazione reciproca attraversati da una molteplicità di storie e di progetti, mai singolari e mai soli: plurali e realizzabili in luoghi creativi e aperti, secondo una modalità compatibile con la ciclicità temporale. In queste linee generali si inquadreranno i progetti esposti al Forte Batteria Siacci, organizzati per sessioni e curatele distinte
Architettura e Intorno: l’architettura è il motore culturale della Biennale, intesa non come semplice pratica professionale, ma come chiave di sviluppo e interpretazione del territorio e della città. La Biennale dello Stretto realizza connessioni tra le tre rive del mediterraneo- africana, medio-orientale ed europea – e si spinge verso dimensioni geografiche più lontane, alla ricerca di potenziali similitudini e storie parallele – spaziando dall’architettura all’arte, al cinema, alla fotografia, alla narrativa, all’antropologia.
Paesaggi molteplici: Braudel parlava di “mondo-Mediterraneo”, attribuendo alla parola “mondo” un significato composito, plurale. Un mondo abitato da popoli differenti, in armonia e in contrapposizione, che si trasformano di continuo. La Biennale dello Stretto esce dalla logica eurocentrica, a partire dal luogo, la punta estrema dell’Italia e la sua isola maggiore, prossime al continente africano, dalla scelta di analizzare gli scenari delle tre rive, dalla ricerca di situazioni anche molto lontane, con caratteri assimilabili. Attraverso La Biennale, l’architettura genera l’humus per condividere le differenze geografiche, culturali, etniche, politiche e storiche del Mediterraneo e per lo scambio umano. In questa edizione i direttori hanno scelto l’approccio trasversale dello sconfinamento, ampliando gli orizzonti attraverso l’indagine progettuale, antropologica, figurativa, cinematografica, narrativa.
La mostra dei progetti al Forte Batteria Siacci sarà esito della raccolta di contributi attivati attraverso la Call to Action internazionale, gli inviti rivolti personalmente dai curatori sui temi indicati e i Contest rivolti ad architetti, designer, antropologi e artisti under 35. In seguito agli ottimi risultati ottenuti con la prima edizione, il sindaco di Campo Calabro, Alessandro Rocco Repaci ha destinato il Forte come polo espositivo permanente per la Biennale dello Stretto. Sarà anche sede parziale dei talk, distribuiti anche su Reggio Calabria e Messina in tre sessioni differenti: dal 18 al 22 settembre, il 18 e il 19 ottobre e il 13 e 14 dicembre.
Ci saranno anche tappe ‘extra’, secondo un calendario ‘in progress’, a Badolato (CZ), Parigi e Palermo, per una Biennale diffusa e fuori confini che accoglie opinioni e informazioni.
Infine, in una delle serate inaugurali verrà allestito l’evento artistico Linee e ponti di luce, una proiezione temporanea di raggi rettilinei luminosi tra Villa San Giovanni e Messina per riflettere sul rapporto tra unione e separazione, vicino e lontano.
