ARCO Lisboa

Luogo

Casa di Marino
Via Monte di Dio, 9 - Napoli

Categorie

Data

Apr 12 2025 - Mag 31 2025
In corso...

Ora

11:00

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Mostra

Ana Manso | dragon vein

La Galleria Umberto Di Marino presenta dragon vein, quarta mostra personale di Ana Manso, prima nella nuova sede, Casa Di Marino, in Via Monte di Dio.

La pittrice portoghese presenta un recente ciclo di opere che inaugurano un nuovo capitolo di osservazione della realtà e del ricordo, che si ripete, si sovrappone fino a dilatarsi nel gesto astratto della sua pittura, perdendo – a prima vista – la sua singolarità fisica e divenendo parte di un flusso continuo.

Il tentativo di forzare i limiti dell’astrazione, sperimentandone il limite percettivo che la separa dalla figurazione, dunque da quel meccanismo mentale di ricondurre alla forma e alla luce oggetti, texture, motivi architettonici, è una costante del lavoro di Ana Manso, dove l’ambiguità dipende dal punto di osservazione, dalla memoria, da una delle strade del labirinto da cui si diramano mille percorsi, mille scelte e mille mondi. Il titolo della mostra, dragon vein, richiama un principio fondamentale del Feng Shui: le “vene del drago” sono correnti o traiettorie energetiche invisibili che attraversano il paesaggio, modellandolo secondo equilibri sottili di pieno e vuoto. Nella tradizione geomantica cinese, queste linee di forza strutturano il mondo naturale e determinano l’armonia tra gli elementi, proprio come Ana Manso dipinge per stratificazione, creando composizioni dove l’energia si distribuisce e non è immediatamente leggibile una logica, ma solo percepibile nella sua totalità, nel suo fluire. Se nelle mappe antiche le dragon veins delineavano territori carichi di significato, nelle opere di Manso ogni traccia diventa una possibilità aperta, una tensione tra forma e dissoluzione, un labirinto in cui lo spazio si costruisce nel tempo. Come il paesaggio viene modellato da forze che non si vedono direttamente, la pittura di Manso suggerisce immagini reali senza definirle, evocando architetture, ombre e frammenti di spazio che si dissolvono nell’astrazione. Da questo flusso nascono fugaci storie, oggetti, tempi e memorie che si sovrappongono in livelli simultanei, rendendo inefficace qualsiasi pretesa di riconduzione a linearità, come in una Biblioteca di Babele.

Ispirandosi alla pittura paesaggistica di Wang Yuanqi (1642-1715) e alla cunfa (皴法, texture strokes), Ana Manso prova a immergersi nell’impresa di ricostruzione del paesaggio attraverso il tempo, e così ogni opera diventa una visione stratificata della memoria – un paesaggio che non esiste fisicamente – e non “il suo fisso momento di osservazione”.

Questa tensione “architettonica” porta a un labirinto in cui tutte le possibilità coesistono, dove l’indefinibile geometria delle scelte diventa inestricabile e ogni strada porta a un’altra senza gerarchia, senza predeterminazione. Come in una città invisibile, come in un giardino di sentieri che si biforcano, lo spazio si trasforma nel tempo, suggerendo che la vera struttura non è quella immediatamente visibile.

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