Fin da piccolo Di Grado rimane affascinato dall’arte e in particolar modo dalla pittura, anche se il suo primo approccio sarà verso una cultura più Hip Hop, rivoluzionata poi nel 2016, quando inizierà a sperimentare la tecnica del collage.
Inizia così una vera e propria rivoluzione artista per l’artista che tagliando e incollando metterà insieme immagini e impressioni attaccate sulla carta e che nel loro assemblaggio racconteranno i suoi sogni, i suoi pensieri e le sue sensazioni, in quello che può essere letto come viaggio intimo tra coscienza e istinto.
Attraverso il collage Di Grado quello che notiamo è un’assemblaggio, oltre che di ‘’carta’’, di epoche: l’artista si esprime e racconta attraverso immagini ritagliare, da riviste pubblicate tra gli anni ’20 e gli anni ’50, gli anni della guerra ma anche quelli della rinascita, in cui la figura umana sta al centro e diventa protagonista della scena.
Uomo, donna o bambino l’importante è lanciare un messaggio che dal passato arriva fino a noi, nel presente. Gli occhi dei nostri personaggi sono nascosti, coperti, anzi, da una frase, uno slogan potremmo azzardare: una provocazione che lancia lo stesso artista e che porta l’osservatore ad una dovuta riflessione.
Il linguaggio di Di Grado è universale perché́ usa delle immagini iconiche e dei messaggi in cui tutti, almeno una volta nella vita, ci siamo ritrovati.
Nei racconti che inscena le figure umane stanno sempre al centro e i loro volti sembrano essere pieni di sofferenza ma anche di un’intensa voglia di vivere e di riscattarsi.
E’ importante ricordare che il collage artistico (giustapposizione di materiali di varia provenienza anche non strettamente inerenti la produzione artistica) fa il suo debutto nell’arte contemporanea all’inizio del ‘900, quando verrà utilizzato soprattutto da artisti cubisti, come Pablo Picasso e Georges Braque, da artisti surrealisti come Max Ernst, ma anche da artisti italiani come Carlo Carrà e Gino Severini.
Il collage fin dal suo esordio ha rotto gli schemi, sia per quanto riguarda la tecnica, ma anche e soprattutto per la forma e il contenuto; col collage possono incontrarsi più tecniche artistiche ed è possibile utilizzare qualunque materiale, lasciando spazio alla creatività dell’artista che farà tutto il resto.
In “THIS0RDINE”, curata da Francesco Piazza, sono stati presentati una serie di collage analogici inediti, in cui fanno da protagonisti gli occhi parlanti dei personaggi, firma riconoscibile dell’artista, grazie alla quale riesce ad arrivare alla comunità contemporanea.
I collage analogici di Di Grado nascono da sensazioni che le immagini ritagliate gli trasmettono e che messe insieme si incastrano come tasselli di un puzzle capace di raccontare una storia; niente è casuale, tutto risponde ad un’idea che si va costruendo mano a mano che ritaglia e incolla.
Abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Aurelia Nicolosi, la direttrice della Galleria KōArt di Catania, che ci ha permesso di avvicinarci all’arte di Di Grado e allo spirito della stessa galleria che lo ha ospitato.
Mery Scalisi: In che modo l’operato di Di Grado riesce a dialogare con la sua galleria?
Aurelia Nicolosi: Le opere di Demetrio sono fresche, giovani e al passo con i tempi. Stimolano delle riflessioni e sono in costante divenire come la nostra galleria miche ricerca unicità nelle opere e poliedricità nella sperimentazione
M. S.: Aveva già lavorato con l’artista o è stata un’esperienza tutta nuova?
A. N.: Con l’artista collaboriamo giá dal 2018, sono state fatte altre due mostre prima di questa e poi nella nostra vita, la via San Michele, Demetrio nel corso del tempo ha realizzato diversi interventi di street art con dei collage di grandi dimensioni sempre dai messaggi provocatori
M.S.: Da gallerista crede che la tecnica del collage, oggi, sia ricercata tanto quanto le altre e classiche espressioni artistiche?
A.N.: La tecnica del collage è molto raffinata ma non tutti la sanno applicare o realizzare nella maniera opportuna. Bisogna essere degli scrupolosi osservatori e assemblatori di parole e soggetti. Sembra una tecnica scontata ma non lo è. È frutto di una ricerca che richiede molta dedizione. Bisogna leggere e sfogliare migliaia di riviste, giornali per arrivare al giusto equilibrio
M.S.: Qual è la mission della Galleria KōArt di Catania?
A.N.: La KōArt ricerca sempre le nuove tendenze e da spazio soprattutto ai giovani o, comunque, ai talenti del territorio italiano e non solo. Vari sono i contatti con l’America, l’Europa Orientale e l’Asia. La scelta artistica è molto orientata al figurativo anche se ultimamente si è aperta anche ad alcuni progetti più concettuali.