Aperta il 07 giugno la mostra Compositio Oppositorum, promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, a cura di Sveva Manfredi Zavaglia e Domenico Iaracà, nasce dalla volontà di focalizzare l’attenzione del pubblico sull’incontro di ferro e argilla, due materiali apparentemente antitetici ma scelti come media espressivi dai due artisti qui proposti: Antonio Taschini e Andrea Meneghetti.
In questa esposizione gli artisti propongono allo spettatore una visione moderna in sinergia con la linea classica attraverso oltre trenta opere site specific, tra le quali un’opera realizzata a quattro mani e dedicata al museo che la ospita.
Antonio Taschini è un artista e musicista professionista romano che espone da oltre un decennio in musei pubblici e gallerie private in Italia e all’estero. Le sue sculture in argilla rinviano direttamente alla figurazione classica del periodo fascista pur mantenendo tratti espressi propri dell’artista.
Differente per linguaggio e materia sono le sculture in ferro di Andrea Meneghetti, artista nato a Bassano del Grappa (VI) dove vive e lavora. Le sue opere sono state recentemente esposte nei musei archeologici di Vicenza, Terni e Treviso, una sua opera è entrata a far parte della collezione dei Musei Civici di Treviso e le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Le sue sagome nere metalliche, definite “Afroditi”, portano la mente dell’osservatore a viaggiare continuamente tra passato e presente. Continuità ribadita anche da Iaracà nel suo testo critico: “Decisamente significativa l’ambientazione in spazi del museo che – dalle origini romane della loro costruzione ai graffiti in carboncino risalenti alla fase di utilizzo cinquecentesca del bastione, per finire con gli interventi di inizio ‘900 – rappresentano un esempio emblematico della continuità d’uso nel corso di circa due millenni, dalla classicità ad oggi”.

“Nella mostra Compositio Oppositorum gli opposti si combinano, in una dialettica unica come dal titolo. Legata alla nozione di dualità, in senso profondo. L’esistenza e la sua identità dipendono dalla coesistenza delle opere dei due artisti, tanto simili nella ricerca quanto opposte nella trasfigurazione e nella loro espressione e nella scelta dei materiali, ma tra loro dipendenti e che si presuppongono a vicenda,” ci racconta Sveva Manfredi Zavaglia, “le sculture di entrambi gli artisti definiscono la figura umana, ognuno attraverso la lente della propria ricerca interiore. Il collante della mostra è la condivisione”.
Le divinità dai mille volti proposte da Meneghetti attraverso le sue Afroditi contemporanee traspaiono in filigrana propondoci i mille momenti del nostro vivere, l’alternanza delle stagioni e dei momenti atmosferici alle nostre sensazioni quotidiane. Le Panoplie di Taschini presentano esseri ibridi che ai canoni e ai motivi della statutaria classica sovrappongono microcircuiti di un futuro non sappiamo quanto lontano, in un panorama in cui utopia e distopia si confondono impercettibilmente.
