La mostra, a cura di Matteo Galbiati e promossa dal Comune di Pieve di Soligo, è stata inaugurata domenica 8 ottobre a Villa Brandolini d’Adda. Nella personale Claudio Olivieri. Di carte e oltre…Pensare il colore prima della Pittura, viene presentata per la prima volta al pubblico l’intensa attività dell’artista. Il progetto, inizialmente seguito da Claudio Olivieri(1934-2019) poi temporaneamente interrotto per la sua scomparsa, rispetta quanto più fedelmente possibile le sue volontà, presentando lo sviluppo della sua produzione dagli anni Cinquanta fino al secondo decennio degli anni Duemila.
Grazie all’impegno dell’Archivio Claudio Olivieri (Milano), in collaborazione con FerrarinArte (Legnago, VR) e Fuori Catalogo, sono state esposte un centinaio di carte e opere su tela che indagano il profondo e appassionato rapporto di Olivieri con il colore e le diverse fasi evolutive della pittura. Infatti, grande protagonista dei lavori presentati alla villa trevigiana, è l’energia del cromatismo che viene in un certo senso “ammaestrato” dall’artista attraverso una varietà di tecniche, rivelando così le passioni, i sentimenti e le esperienze universali.
“A volte mi sento attratto da ciò che è più labile, da una traccia anche priva di colore, o meglio, con un colore solo pensato, temibile come un territorio sconosciuto”[1]. Claudio Olivieri
La mostra propone un percorso storico-cronologico che testimonia l’operato di Claudio Olivieri e un secondo percorso concentrato sul cromatismo delle opere, fulcro della carriera dell’artista, degli anni Sessanta e Settanta.
Gli anni Cinquanta rappresentano l’inizio della carriera dell’artista, in cui l’inevitabile incontro con l’Informale non manca d’essere esplorato. Il colore in questa fase è attivo, materico, tellurico e concede alla superficie una grande energia espressiva, specchio delle tensioni di un presente in continuo divenire. Una vocazione quella per il colore a cui rimane fedele, spaziando dalla tensione narrativa rappresentata sulle carte degli anni Sessanta fino alla rivelazione di nuove forme di figurazione trascendentale, a partire dagli anni Ottanta, dove i cromatismi si fanno struggenti. La totale devozione alla pittura è testimoniata anche nelle ultime opere degli anni Duemila dove prosegue la costante sfida intellettuale che l’artista intrattiene con il colore.
“Ad un certo momento, che non saprei definire né spiegarmi perché accada, non è più la consapevolezza, né il peso della professione, la confidenza con ciò che mi conosciuto che mi permette di procedere, ma il loro dissolversi l’incontro con una sorta di vuoto, l’aprirsi di un varco nel possibile”. Claudio Olivieri
La pittura di Olivieri non si organizza in forme, ma lascia il colore libero di distendersi sulla superficie, rendendo noto lo spazio di un altrove a noi sconosciuto. La dedizione ai lunghi e riflessivi tempi esecutivi porta, in un secondo momento, a una più repentina atmosfera dove agiscono gli impulsi immortalati dal colore che si fa fluido, lasciando percepibili delle trasparenze e aumentando la leggerezza della superficie.
“Oscura, inquieta, notturna anche quando accoglie la luce, questa pittura fa del colore la propria tonalità. Fluido e mobile, il colore trova la sua consistenza nell’inquietudine di un respiro incessante, profondo”. Claudio Olivieri
Negli spazi villa Brandolini d’Adda si respira l’aria meditativa manifestata nelle tele di Olivieri, dove la temporalità e il movimento acquisiscono un valore che è essenziale per la comprensione del suo operato.
[1] Claudio Olivieri. L’urgenza di accadere, catalogo della mostra realizzata presso Ferrarin – incontri d’arte, Legnago, maggio 2012.