Curata da Clayton Calvert, direttore della The Carlo Maria Mariani and Carol Lane Mariani Foundation di New York e dal critico d’arte Vittorio Sgarbi, l’esposizione presenta sedici opere che ripercorrono cinquant’anni di carriera dell’artista (1968-2019).
Nato a Roma nel 1931 e scomparso nel 2021, Carlo Maria Mariani ha esposto in importanti istituzioni internazionali, come il MoMA di New York e il Centre Pompidou di Parigi. Nel 1998 ha ricevuto il Premio Feltrinelli per la Pittura dall’Accademia dei Lincei. Dopo aver studiato all’Accademia di Belle Arti di Roma, Mariani si è dedicato a esplorare le tecniche dei grandi maestri rinascimentali e barocchi, ma il suo approccio non si è limitato alla riproduzione delle forme classiche. Ha utilizzato il linguaggio dell’arte accademica per esplorare il rapporto tra passato e modernità, creando opere che mescolano simbolismo, allegoria e critica culturale.
Mariani si distingue per l’uso di una tavolozza raffinata e per la composizione meticolosa, elementi che evocano l’arte di maestri come Piero della Francesca e Raffaello. Le sue opere affrontano temi filosofici e storici, interrogandosi sul ruolo dell’arte nella società contemporanea. In un’epoca dominata dall’astrattismo e dal concettualismo, Mariani ha scelto di rivisitare il neoclassicismo come atto di resistenza culturale. Per lui, il classico non rappresentava solo un’estetica, ma una filosofia: un modo di cercare equilibrio, armonia e significato in un mondo frammentato.
La mostra mette in dialogo le opere di Mariani con i capolavori di Palazzo Pitti, evidenziando la continuità tra l’arte del passato e la sua reinterpretazione moderna. Secondo Sgarbi, Mariani non attua un semplice “ritorno all’ordine”, ma ricostruisce il mondo classico, arricchendolo di influenze surrealiste. Le opere esposte provengono da collezioni prestigiose, tra cui il MART di Trento e Rovereto e il Museo del Novecento di Milano. I temi centrali della sua produzione sono l’eternità, il divino e la memoria storica, espressi con una tecnica impeccabile che richiama maestri come Canova e Winckelmann.
Mariani si considerava più uno storico dell’arte che un pittore, sottolineando l’aspetto intellettuale del suo lavoro e il suo ruolo di custode della bellezza ideale. La sua eredità continua a influenzare artisti e studiosi, riaffermando il valore eterno della bellezza nell’arte. La mostra a Palazzo Pitti è un tributo alla sua visione, che collega passato e presente in un dialogo “oltre il tempo”.
Carlo Maria Mariani
Arte Oltre il Tempo
A cura di Clayton Calvert e Vittorio Sgarbi
Palazzo Pitti, Andito degli Angiolini, Firenze
Dall’8 ottobre al 1 dicembre