Da oggi, 20 gennaio 2022, si aprono per la prima volta al pubblico i Mausolei di Saxa Rubra denominati tombe di Fadilla e dei Nasoni: due edifici funerari risalenti al II secolo dopo Cristo. Situati all’ottavo chilometro della via Flaminia, tali monumenti sepolcrali – visitabili ogni terzo giovedì del mese con ingresso gratuito su prenotazione – sono scavati nel tufo e impreziositi da un’elegante decorazione che si compone di mosaici, pitture e stucchi.
La Tomba di Fadilla, scoperta nel 1923 in via dei Casali Molinario, conserva praticamente intatte le sue decorazioni interne, a partire dal mosaico pavimentale, bianco e nero e caratterizzato da un disegno geometrico, fino alle pitture parietali e sulla volta. L’edificio deve il suo nome a una piccola lapide in marmo, inserita sulla parete destra, con una epigrafe funeraria dedicata dal marito alla moglie Fadilla, nome diffuso nella famiglia degli Antonini. Questo elemento, la tipologia della tomba e i bolli laterizi sui mattoni permettono di datare il monumento alla fine del II secolo d.C. Su tre pareti, la quarta è occupata dalla porta di ingresso, si aprono altrettanti arcosoli, dove avvenivano le deposizioni all’interno di nicchie che accolgono cassoni. Le quattro pareti, la volta e gli arcosoli conservano una delicata decorazione pittorica caratterizzata da riquadri che racchiudono animali e anche figure umane. Ai lati dell’ingresso sono dipinti due caprioli; i lati degli arcosoli laterali sono decorati con genietti alati che portano fiaccole; l’arcosolio centrale è inquadrato con steli nascenti da volute e al suo interno si stagliano sul fondo due pavoni ai lati di un cesto di fiori, che tengono nel becco le estremità di una benda legata a una corona sospesa. La volta presenta al centro una figura di un Genio alato entro un riquadro inserito in due cornici circolari: dalla cornice esterna si dipartono quattro pannelli angolari a ghirlande con coppie di uccelli, all’interno dei pannelli sono dipinte le personificazioni delle Stagioni e teste infantili.








Mentre la Tomba dei Nasoni, scoperta nel 1674 al chilometro 8,300 della via Flaminia, ha subito varie avversità che ne hanno compromesso parzialmente la conservazione, ma resta per le dimensioni, per gli stucchi, per la ricchezza delle raffigurazioni a soggetto mitologico, una testimonianza di grande importanza di età antoniniana. A rendere l’idea di come fosse l’edificio al momento della sua scoperta restano le 35 tavole realizzate dal pittore e incisore Pietro Santi Bartoli, pubblicate nel 1680 con il titolo Le pitture antiche del sepolcro dei Nasonii, nella via Flaminia. Immagini, queste, che testimoniano l’esistenza di una facciata in marmo a forma di tempietto, oggi scomparsa, dove si apriva una porta sormontata dalla tabula inscriptionis che ha permesso di attribuire il sepolcro a Quintus Nasonius Ambrosius e
dunque alla famiglia dei Nasoni. Il sepolcro, del II secolo dopo Cristo, è oggi costituito da un ambiente rettangolare con
volta a botte, articolato in tre nicchie in ciascuno dei lati lunghi e una nella parete di fondo. La complessa decorazione, suddivisa da una cornice in due registri – la zona inferiore con nicchie, quella superiore con una lunetta sul fondo– alterna riquadrature in stucco e pitture rappresentanti temi mitologici, dettagliatamente ricostruiti anche grazie alle riproduzioni di Bartoli, che hanno permesso la creazione di una serie di pannelli esplicativi. Le nicchie sono decorate da grandi scene simboleggianti la sopravvivenza dopo la morte e la speranza di un luogo di beatitudine; gli spazi ai lati accolgono coppie di vittorie alate e immaginarie creature marine. Particolarmente articolata era la parete di fondo, dove la cornice comprendeva due pannelli quadrati, con Edipo e la Sfinge a destra, e Pegaso tra due ninfe a sinistra. La decorazione del soffitto, di cui rimane parte del Giudizio di Paride, era in origine particolarmente ricca e comprendeva immagini della conclusione della guerra di Troia, per gli antichi un’allegoria della vita umana, con le sue vicissitudini, le sue vittorie e le
sue sconfitte. Della possente collina di tufo dove in origine era stata scavata la Tomba oggi rimane solo una piccola parte, a testimonianza della distruzione del paesaggio naturale e archeologico a causa prima della attività di estrazione, successivamente dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione.
Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma, ha dichiarato: «Riaprire i luoghi della cultura in modo ordinario con l’opportunità di programmare le visite e dare la possibilità a più persone di accedere ai monumenti, è un impegno significativo e costante della Soprintendenza. Soprattutto in un caso come quello dei Mausolei di Saxa Rubra, ancora
poco conosciuti, e che si inseriscono in un contesto più ampio di valorizzazione dei siti posti lungo la Via Flaminia, insieme all’Arco di Malborghetto e alla Villa di Livia».
IL PERCORSO DI VISITA E GLI ORARI
Primo turno di visita alle 10.30 con inizio in via dei Casali Molinario 3 davanti l’ingresso della Tomba di Fadilla e termine in via Flaminia 961 alla Tomba dei Nasoni; Secondo turno di visita alle 12.00 con inizio in via Flaminia 961 davanti l’ingresso della Tomba dei Nasoni e conclusione in via dei Casali Molinario 3 con visita alla Tomba di Fadilla.
MODALITÀ DI ACCESSO
È consentito l’accesso, nel rispetto delle normative sanitarie in vigore, a un massimo di 10 persone per turno di visita; l’ingresso è gratuito fino ad esaurimento posti; prenotazione obbligatoria scrivendo a: ss-abap-rm.malborghetto@beniculturali.it
Nella email di prenotazione è necessario indicare: turno di visita selezionato, numero di partecipanti per ogni singola prenotazione, nome, cognome e un recapito email.
Le prenotazioni verranno raccolte fino alle ore 12 del mercoledì precedente l’apertura.