La ricerca di Graff insiste sulla relazione umana e non umana. Considerando gli esseri umani come parte di una rete materiale e in espansione che si dilata all’interno e all’esterno dei nostri corpi, il suo lavoro ripercorre le linee della storia intellettuale dell’occidente – la divisione stabilita dall’occidente tra natura e cultura – per domandarsi come le idee dell’eccezionalismo umano, del Dualismo cartesiano e del pensiero rappresentativo siano tutte collegate ai disastri ambientali che ci troviamo ad affrontare oggi e, inoltre, quali possano essere le loro attuali e future implicazioni per i corpi materiali.
Un approccio inclusivo, che il critico e curatore d’arte francese Nicolas Bourriaud nel suo libro “Inclusioni. Estetica del capitalocene” definisce una forma attualizzata del totemismo. Ovvero, la convinzione che esista un legame, una connessione dinamica, un’essenza comune tra una persona o un gruppo di persone e le specie naturali animali, vegetali e persino atmosferiche. In sintesi: tra gli umani e il loro ambiente.
«La mostra riflette sulle connessioni che il tutto ha con il tutto» spiega il fondatore della galleria Simone Becchio. «Non è un caso che prenda spunto dai versi del poeta inglese John Donne che nel 1624 scisse: “Nessun essere umano è un’isola, finita in se stessa. Ognuno è parte del continente, un pezzo della terraferma”. Non ci sono parti che possono vivere da sole: questo il messaggio di Graff. Il fondamento del dualismo cartesiano sta progressivamente cedendo il passo ai più recenti studi nell’ambito della scienza e dello sviluppo della genetica che evidenziano che ogni cosa ha connessione con un’altra cosa. Il punto di partenza di questa mostra sono, non a caso, i calici. Proprio perché l’etimo della parola riconduce all’atto di ingerire: questo il tema centrale. L’artista osserva quello che accade nel corpo umano e registra come ogni elemento che ingeriamo, con il quale entriamo in contatto anche solo respirando, ci modifica in un certo qual modo. E quell’elemento stesso, a sua volta, è stato modificato da mille altri elementi. Ecco allora che nelle opere ritroviamo il carbone di Washington vecchio di 150 anni, che odora ancora di fumo profondo, di miniere e di boschi, mescolato insieme all’estratto di legno di tronco di un albero spinoso che si trova in gran parte in Messico ed esportato dagli spagnoli nel XVI secolo. E ancora: la carragenina di alghe rosse e i marshmallows di cristallo di zucchero rosso. Graff fa crescere insieme, per mezzo di processi chimici naturali, tutti questi elementi finché non decide di cristallizzarli colando, all’estremità superiore del calice, del vetro. Gli eco sistemi che si formano sono micro sistemi che esistono all’interno di un macro sistema, esattamente come avviene per l’essere umano. E come per l’uomo, la terra inserita all’interno di ogni teca rappresenta la sua fine e il suo inizio. Polvere eravamo e polvere ritorneremo.»
La galleria, stabilitasi nel 2020 nella centralissima sede milanese di Foro Bonaparte 68, nasce con l’esplicita volontà di intraprendere un dialogo diretto, aperto e frontale sui rapporti tra gli esseri umani, la Natura e i vari ecosistemi socio-culturali. Temi urgenti e non rimandabili, che la portano a concentrarsi, in via prevalente, sull’indagine artistica afferente al territorio del nord Europa e sugli esiti estetici della stessa. Una visione relazionale e inclusiva del mondo, che segue i più recenti sviluppi dell’arte contemporanea, in un’evoluzione parallela a quella dell’antropologia, e che allarga il suo punto di vista al mondo non umano.
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TEMPESTA Gallery
Milano, Foro Buonaparte, 68
dal 28 ottobre 2021 al 14 gennaio 2022
Dal martedì al venerdì dalle 15:00 alle 19:00 e il sabato su appuntamento