Installation view. Hokusai, Hiroshige, Hasui. Viaggio nel Giappone che cambia, Pinacoteca Agnelli, Torino. Ph. Davide Bozzalla

Alla Pinacoteca Agnelli una mostra celebra il Giappone di Hokusai, Hiroshige, Hasui

Fino al 16 febbraio 2020 la Pinacoteca Agnelli di Torino ospita “Hokusai, Hiroshige, Hasui. Viaggio nel Giappone che cambia. L’esposizione propone due grandi Maestri del “Mondo Fluttuante” dell’Ottocento, Katsushika Hokusai (1760 – 1849) e Utagawa Hiroshige (1797 – 1858), insieme alle stampe moderne di Kawase Hasui (1883-1957), pittore esponente del movimento shin hanga (“nuove stampe”), che portò avanti i temi e le tecniche delle silografie policrome anche nelle epoche Meiji (1868-1912), Taishō (1912-1926) e parte della Shōwa, fino a metà degli anni Cinquanta del Novecento quando venne nominato “Tesoro nazionale vivente” nel 1956. L’esposizione è curata da Rossella Menegazzo, docente di storia dell’Arte dell’Asia Orientale dell’Università di Milano, e Sarah E. Thompson curatrice del Boston Museum of Fine Arts, ed è organizzata dalla Pinacoteca Agnelli in collaborazione con il Museum of Fine Arts, Boston insieme a MondoMostre. Main partner del progetto è FIAT.

Il percorso espositivo, diviso in 4 sezioni tematiche, propone attraverso una selezione di 100 straordinarie silografie dei tre maestri, Katsushika Hokusai, Utagawa Hiroshige e Kawase Hasui, un viaggio nei luoghi più suggestivi del Giappone, reali e immaginari, raccontando il mondo artistico di un paese che tra fine Ottocento e inizio Novecento subisce un’enorme trasformazione sotto l’influenza dell’Occidente. Ecco come il mondo fluttuante, reso noto dai primi due maestri, scivola dentro una società che aspira ai canoni artistici europei, e non solo, di cui Hasui è testimone. I visitatori potranno vivere una esperienza completa, prima sperimentando su di sé la meraviglia e l’emozione che all’epoca dovettero provare artisti come Monet, Van Gogh, Degas, Toulouse-Lautrec di fronte alla freschezza, alla semplicità e al forte impatto delle opere di Hokusai e Hiroshige, i due straordinari paesaggisti che contribuirono a rivoluzionare il linguaggio pittorico della Parigi di fine Ottocento; e poi, vedendo l’evoluzione di quelle immagini del Mondo Fluttuante traslate in epoca moderna, attraverso l’abilità, la nostalgia e la tecnica innovativa di Hasui, per la prima volta in un confronto diretto con le opere più importanti dei pittori classici della tradizione giapponese.

La produzione di immagini del Mondo Fluttuante (ukiyoe), un genere artistico che si sviluppò a partire dal XVII secolo, ha riguardato moltissimi artisti che attraverso pitture su rotoli, paraventi e soprattutto stampe, accompagnarono queste immagini souvenir alla massima fioritura nei primi decenni dell’Ottocento. Hokusai è certamente uno dei più raffinati rappresentanti della visione estetica dell’ukiyoe. Seppe rappresentare con forza, drammaticità e sinteticità i luoghi e i volti, oltre che il carattere e le credenze della società del suo tempo. Nei suoi dipinti su rotolo, ma soprattutto nelle sue silografie policrome, l’artista ha saputo interpretare in modo nuovo il mondo in cui viveva, con linee libere e veloci, un uso sapiente del colore e in particolare del blu di Prussia, da poco importato in Giappone, traendo spunto sia dalla pittura tradizionale autoctona sia dalle tecniche dell’arte occidentale. I soggetti delle sue stampe coprono ogni ambito dello scibile di cui la mostra dà ampio conto, presentando stampe di bellezze paesaggistiche e naturalistiche dell’arcipelago che comprendono anche i luoghi appartenenti alla tradizione letteraria e poetica e i grandi poeti che li resero famosi. Tra le serie di maggior successo degli anni Trenta vanno ricordate senz’altro quelle dedicate alle cascate e ai ponti famosi del Giappone, anche se fu con le Trentasei vedute del monte Fuji che Hokusai si affermò sul mercato delle immagini di paesaggio come grande maestro. Da allora in avanti nessun artista del Mondo Fluttuante poté esimersi dal far riferimento alla sua opera e, in particolare, alla stampa appartenente a questa serie divenuta icona dell’arte giapponese: La Grande Onda presso la costa di Kanagawa, conosciuta come la “Grande Onda”.

Per la prima volta in Italia l’opera moderna e nostalgica di Kawase Hasui, (che pur lavorando con la silografia fa sue le sensibilità e le tecniche occidentali), è messa accanto a quella dei due grandi paesaggisti classici, per mostrare la continuità in termini tecnici, che talvolta rasenta l’accademismo, e  i grandi cambiamenti avvenuti in seguito all’occidentalizzazione e alla modernizzazione. I paesaggi rappresentati da Hasui, riprendono solo in parte quelli già resi celebri dalla tradizione dell’ukiyoe (meisho), prediligendo invece luoghi poco conosciuti del Giappone tradizionale e rurale, che andavano svelando un’anima nuova del Giappone. L’artista concilia i soggetti e le tecniche dell’arte giapponese tradizionale con le tecniche del realismo occidentale, come la prospettiva e il chiaroscuro in una nuova tendenza definita come shin hanga, stampe nuove, o moderne. Combina la sensibilità atmosferica, tipicamente giapponese, con lo studio della luce: riprende le diverse condizioni meteorologiche e i diversi momenti della giornata, le scene notturne, gli effetti della pioggia, della nebbia e della neve (similmente a Hiroshige) per esprimere gli stati d’animo dell’uomo moderno alla ricerca del Giappone autentico. Sono queste immagini, e in particolare i paesaggi di Hiroshige, le vedute di Hokusai e le atmosfere nostalgiche di Hasui, a divenire punto di riferimento estetico per tutti gli artisti contemporanei e successivi: i fotografi giapponesi e occidentali affermatisi in Giappone si rifecero ai colori, alle inquadrature e ai soggetti dell’ukiyoe per i loro scatti da proporre agli stranieri, confermando quelle immagini come “l’Immagine del Giappone” oltreoceano che conquistò e sconvolse il mondo artistico europeo, trasformando e rivoluzionando la modalità pittorica.
Un fascino che continua a perpetuarsi ancora oggi non solo nella produzione grafica contemporanea che da quest’arte fluttuante è scaturita, dai manga agli anime, dal tatuaggio fino ai gadget più commerciali, ma anche nel costante richiamo ai temi e alla qualità delle stampe dell’ukiyoe nella pratica di artisti contemporanei giapponesi e non solo. 
E’ proprio al paesaggio, alle località celebri (meisho), alle bellezze naturali come cascate, fiumi e vedute fino al sacro Monte Fuji, ma anche alle costruzioni religiose come templi e santuari, ai luoghi d’intrattenimento come case da tè, ristoranti e locande, o di uso quotidiano come ponti, traghetti e pontili, alle usanze e ai costumi della gente dell’epoca che questa mostra dedica grande attenzione, proponendo da quattro diversi punti di osservazione l’approccio dei tre maestri a confronto.

Da Edo a Tokyo: vedute della Capitale Orientale evidenzia attraverso le stampe appartenenti alle più importanti serie dei tre artisti alcuni dei luoghi celebri compresi nel territorio di Edo, la sede shogunale sviluppatasi intorno al castello a partire dal Seicento quando il primo shogun Tokugawa Ieyasu la scelse come capitale, lontana da Kyoto ancora città imperiale. Non manca il ponte di Nihonbashi, cuore di Edo, punto di partenza per intraprendere il viaggio lungo il Tokaido, ma anche punto zero per le misurazioni di tutte le distanze verso le province; e i templi principali, meta di preghiera e di svago per la popolazione, affrontati da tutti e tre i maestri, compreso Hasui, in epoca più moderna. Spiccano le stampe delle Cento vedute di luoghi celebri di Edo, ultima opera di Hiroshige interrotta dalla morte nel 1858, che testimonia l’adozione di uno sguardo fotografico costruito con importanti close-up che risentono dell’epoca di apertura verso l’esterno del Paese e la grande sensibilità di questi maestri per la luce – si notino le vedute notturne con la luna – e per i cambiamenti stagionali. In viaggio lungo le vie del Giappone offre la visione – attraverso alcune significative stampe delle serie più importanti di Hokusai e Hiroshige – di località e attrazioni notevoli lungo il Tōkaidō, l’antica strada costiera orientale giapponese, come mostra la mappa a volo d’uccello di Hokusai, o delle provincie più lontane: ponti sospesi e di pietra, scorci del monte Fuji lungo vie fiancheggiate da alberi, guadi di fiume da attraversare, scogliere, templi ma anche case rurali, e soprattutto di nuovo la bellezza di ogni località nella stagione più consona: con la neve (Kanbara), sotto la pioggia battente (Shōno), con gli aceri arrossati o sotto la luna piena autunnale, che si moltiplica nel suo riflesso sulle risaie. Luoghi della poesia è una sezione che attraverso le opere di Hokusai, tratte dalle sue due più importanti serie dedicate ai poeti cinesi e giapponesi della classicità, propone una visione del paesaggio nel suo significato letterario, idealizzato (o liberamente interpretato): Cento poesie per cento poeti in Racconti illustrati della balia, serie sviluppata in orizzontale, e Specchio dei poeti cinesi e giapponesi, in verticale. Furono tra le ultime creazioni di Hokusai per il grande mercato prima di ritirarsi e dedicarsi esclusivamente alla pittura su rotoli; sono molto diverse nei colori rispetto alle precedenti serie e sono testimonianza del riferimento poetico e letterario nella trasmissione visiva del paesaggio nella tradizione giapponese. Vedute del Fuji chiude la mostra accompagnando il visitatore in una sorta di pellegrinaggio al luogo simbolo del Giappone, il sacro monte Fuji, attraverso le famose Trentasei vedute del Monte Fuji di Hokusai, tra cui La Grande Onda presso la costa di Kanagawa e il Fuji Rosso, le due icone della serie, alcune vedute tratte dalla omonima serie creata da Hiroshige oltre un ventennio dopo secondo uno sguardo occidentalizzato e una veduta di Hasui del 1930, unica ma di grande forza per l’assoluta modernità.

Hokusai Hiroshige Hasui. Viaggio nel Giappone che cambia
dal 18/10/2019 al 16/02/2020
a cura di Rossella Menegazzo, Sarah E. Thompson
PINACOTECA GIOVANNI E MARELLA AGNELLI – LINGOTTO
Via Nizza 230 – Torino