Aldo Giannotti Safe and Sound veduta della mostra /installation view MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna Foto/Photo: Valentina Cafarotti e/and Federico Landi

Aldo Giannotti: “Safe and Sound”

Fino al 05 settembre presso il MAMBo è visibile la personale di Aldo Giannotti: una mostra che invita a riflettere sulla percezione e posizione che ognuno di noi ha rispetto all’importanti tematica della sicurezza investigata nel campo esistenziale, sociale e tecnologico.

Safe and Sound è la prima retrospettiva dedicata all’artista Aldo Giannotti da un museo italiano. Giannotti è il vincitore della VIII edizione del bando Italian Council, il concorso ideato per promuovere l’arte italiana nel mondo.
La mostra allestita al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna è a cura di Lorenzo Balbi con l’assistenza curatoriale di Sabrina Samorì. Sia la personale Safe and Sound che il progetto presentato al concorso internazionale promosso dalla DGCC sono incentrati sul tema della libertà e della sicurezza.

La mostra al MAMbo in modo particolare è focalizzata sul tema delle regole. Sono sempre le norme infatti a definire all’interno di un preciso contesto il modo in cui si è liberi e sicuri. Il primo episodio straniante a cui è soggetto chi visita la mostra Safe and Sound si svolge fuori dal museo. Chiunque percorre l’ultimo tratto di via Don Minzoni prima di arrivare al MAMbo, infatti, è attratto da un ingresso nuovo posto accanto l’entrata ufficiale. Questo ingresso senza porta sembra condurre proprio alla sala espositiva dove è allestita la personale di Aldo Giannotti. Ciò che si incontra appena entrati tuttavia è solo una colonna. Si tratta di un sostegno verticale uguale a quelli che reggono i portici della strada o tanti altri portici della città di Bologna. Il percorso del futuro spettatore però si riduce solo a un giro attorno a questo elemento accompagnato dalla domanda: “Perché devo fare questo percorso?”.
Una seconda importante esperienza la si vive all’ingresso. La prima opera di Safe and Sound infatti consiste in un grande schermo e in una tribuna posta di fronte a quest’ultimo. L’insieme di posti a sedere realizzati con puntelli e assi di metallo è un chiaro invito ad accomodarsi e guardare il monitor. Lo schermo restituisce l’immagine di un’altra
tribuna identica a quella in cui si è seduti. Si vede però dell’altro: una persona sconosciuta guarda lo spettatore da varie angolazioni. L’istinto è quello di guardarsi intorno, lo spettatore realizza tuttavia di essere solo nella sala. Si immagina subito un video registrato ma il sospetto di essere osservati per mezzo di questo “telescreen” di ricordo orweliano
non scompare. Nonostante la solitudine quindi lo spettatore sceglie di darsi un contegno, di non sbadigliare e di comportarsi come si conviene all’interno di un museo.
Entrati nella Sala delle Ciminiere si vedono diversi lavori fotografici e disegni. Si intuisce però che tutto ciò non esaurisce la mostra in corso. Ci si spinge in avanti, da questo momento le norme che di consueto regolano il comportamento in un museo non sono più valide. L’atteggiamento composto, deferente, assunto dal visitatore nella sala precedente tuttavia non cambia. Si intuisce che esiste un senso rispetto a ciò che accade ma non lo si comprende subito, si cerca la ragione ultima delle regole. Come sempre infatti, è l’imperscrutabilità o l’arbitrarietà delle norme ad amplificarne il peso, a determinare un sentimento di nichilismo in chi deve osservarle.

Ad un certo punto lo spettatore guarda i disegni in alto nella campata centrale, poi comincia a utilizzare come una bussola il foglio di sala ricevuto alla reception. Il personale di sala  gli va incontro  per fare quattro chiacchiere e lo invita a intervenire su questa o quell’opera. Improvvisamente il visitatore comprende la mostra, da questo momento è partecipe: si muove liberamente,  si diverte,  sceglie di stare al gioco. Dentro precise scatole poste nelle pareti all’interno e fuori la sala centrale si possono raccogliere varie cartoline. Queste ultime agevolano il confronto con le opere, permettono di scegliere se compiere o meno certe azioni. I guardasala invitano salire sulla pedana basculante, a intervenire sulla parete con il pennarello, a guardare da questa o quella angolatura le varie opere. Si ricevono avvertimenti o suggerimenti bizzarri, a volte spiazzanti. La mostra prosegue sino alla sala successiva e poi lungo tutto l’ultimo corridoio al termine del quale si è invitati a tornare nella Sala delle Ciminiere. Qui giunge l’invito a salire in alto nella scala provvisoria realizzata dall’artista ispirata al progetto mai realizzato dell’architetto Aldo Rossi.  Al termine della salita lo spettatore si trova nell’area del museo dedicata alla collezione permanente ed è informato che non può più tornare indietro. Fra le opere osservate in mostra e non ancora menzionate è importante ricordare lo schermo e la tribuna allestiti nell’ultima sala del corridoio centrale. Questi elementi sono  uguali  a quelli visibili all’entrata, anche qui lo schermo trasmette varie file di posti a sedere.  È proprio in questo momento che si comprende l’opera della prima sala. Vale la pena anche raccontare lo spazio chiuso attorno a una colonna che si incontra nella Sala delle Ciminiere ma dentro il quale non si può accedere. Il visitatore intuisce che si tratta della colonna attorno alla quale ha girato a vuoto poco prima di entrare al museo. È importante ricordare inoltre  Mutual Surveillance eThe Staircase. La prima opera consiste in  un’installazione con schermo e telecamera. Attraverso questi strumenti i visitatori del MAMbo di Bologna possono vedere, o meglio controllare, il pubblico del MAMBO di Bogotà e viceversa. Il secondo lavoro invece si compone di due scale a rotelle che lo spettatore è obbligato utilizzare se vuole scorgere i piccoli disegni eseguiti in alto sul muro.

Aldo Giannotti, Safe and Sound, veduta della mostra /installation view. MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna Foto/Photo: Valentina Cafarotti e/and Federico Landi

Parlare delle opere di Aldo Giannotti vuol dire però soprattutto parlare dei suoi disegni, realizzati in buona parte direttamente sulle pareti. I disegni dell’artista non restano uguali da una mostra all’altra e hanno carattere site-specific. Attraverso il disegno Giannotti stimola la partecipazione del pubblico illustrando principi teorici e azioni da compiere. I disegni dell’artista presentano spesso tratti narrativi e autoreferenziali nell’assumere la forma di “appunti” o “diario di bordo” dell’autore stesso. Questioni come quelle del limite tra sorveglianza e sicurezza, tra regole e libertà sono temi sui quali la nostra società da diversi anni è tornata a interrogarsi. La ragione di questo è in buona parte legata allo sviluppo delle tecnologie nel campo della comunicazione e in modo particolare all’avvento dell’era digitale. A tutto ciò vanno però aggiunte le ripercussioni culturali determinate nell’arco di quarant’anni dagli assetti socio economici e geopolitici in ambito globale. Oggi più che mai bisogna riconoscere la necessità di un’etica salda da parte di chi abbraccia l’uso delle moderne tecnologie e ne stabilisce le regole. Occorre riconoscere in secondo luogo il bisogno di una visione sociale progredita da parte di governi e cittadini. La questione della libertà, dei singoli o dei popoli, va infatti discussa a partire da valori associati alla modernità come l’istruzione per tutti, l’informazione plurale e la partecipazione. Di fronte a un tema sempre più attuale come quello del controllo sugli individui, spesso giustificato con la necessità di protezione degli stessi, gli artisti non restano indifferenti. Abbiamo visto in altri luoghi e occasioni autori italiani e internazionali misurarsi con questo argomento attraverso vari strumenti. Ricordiamo i girati ottenuti dalle videocamere di sicurezza, la costruzione di scenari urbani con finti carri armati, l’elaborazione dei volti di poliziotti con i programmi di riconoscimento facciale ecc. In molti casi il tema del controllo ha come oggetto principale la riflessione sulle potenzialità delle tecnologie digitali. Gli artisti in questo caso utilizzano gli stessi media oggetto della loro critica e analisi. La riflessione di Aldo Giannotti invece si fonda sull’uso di numerosi mezzi espressivi, oltre che sul coinvolgimento dello spettatore e l’intervento negli spazi. L’artista genovese inoltre universalizza il tema del controllo e della libertà analizzandolo nell’ambito di vari contesti. L’analisi dell’autore quindi viene a inglobare ad un certo punto questioni di carattere museografico e museologico. Lo spettatore di  Safe and Sound per l‘appuntoè invitato a riflettere sulle regole comportamentali e sul controllo all’interno di spazi vari, soprattutto pubblici come la strada o il museo. Il pensiero confluisce dunque nel dibattito sulla funzione di questi luoghi, quindi sul ruolo e sulle responsabilità del museo nel territorio in cui è collocato e nella società.

Aldo Giannotti, Safe and Sound, veduta della mostra /installation view. MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna Foto/Photo: Valentina Cafarotti e/and Federico Landi

Aldo Giannotti: “Safe and Sound”
a cura di Lorenzo Balbi con l’assistenza curatoriale di Sabrina Samorì

5 maggio – 5 settembre 2021

Istituzione Bologna Musei | MAMbo  – Museo d’Arte Moderna di Bologna

via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna

orario: martedì, mercoledì, giovedì  dalle 15.00 alle 20.00

venerdì dalle 15 alle 21

sabato domenica e festivi dalle 10.00 alle 21.00

chiuso il lunedì.

è possibile prenotare on line al seguente link https://ticket.midaticket.it/aldogiannotti/Event/2962/Dates

ingresso a pagamento
tel: +39 051 6496611
e-mail:
info@mambo-bologna.orgsito:  www.mambo-bologna.org