Vivere è praticamente il contrario di esprimersi
Se i grandi maestri toscani hanno ragione, vivere significa testimoniare tre volte: in silenzio, in fiamme e immobile.
Albert Camus, da “The Desert”, in “Noces”, Paris: Les Éditions Gallimard, 1959
Penso al blu del cielo di Beato Angelico. Cos’è questo che chiamiamo “blu“? come possiamo pensarlo? Lo stesso vale per la morte. Non possiamo parlare di morte e colori.
Albert Camus
Se questa osservazione è corretta, allora difficilmente possiamo dire qualcosa sui dipinti di Ulrich Erben,dobbiamo solo guardare e rimanere in silenzio. Le sue opere non sono altro che il colore o la luce che produce il colore. Ma la luce in questo caso è qualcosa di diverso dall’illuminazione. Luce significa uno stato diverso dalla semplice luminosità e chiarore. Ulrich Erben usa pigmenti colorati per evocare la luce che percepiamo in natura durante i momenti felici: al crepuscolo, all’alba, nell’ arcobaleno, nelle nuvole o nel bagliore argenteo del mare. Attraverso interventi rigorosi in questi spazi luminosi – attraverso linee e strisce che spezzano i bordi nitidi dell’immagine e in essa talvolta si perdono – agisce come una consapevolezza che taglia le oniriche variazioni cromatiche. Questi interventi ortogonali ci rendono molto chiaro come Ulrich Erben sia in grado di evocare la dolcezza fondante degli spazi cromatici sulla tela.
Testo di Helmut Friedel
ULRICH ERBEN
Incontro DUE
Galleria Gentili
Borgo Pinti 80R – Firenze
6 Dicembre, 2019 – 31 Gennaio, 2020
Ulrich Erben è nato a Düsseldorf (Germania) nel 1940. Tra il 1958 ed il 1963 studia nelle accademie d’arte di Amburgo, Venezia e Monaco e successivamente in quella di Berlino. Partecipa alle principali mostre dedicate alla Pittura Analitica, tra cui, nel 1973, “Tempi di percezione”, Casa della Cultura, Livorno, “Un futuro possibile. Nuova Pittura”, Palazzo dei Diamanti, Ferrara, “La riflessione sulla pittura”, Palazzo Comunale, Acireale; “Geplante Malerei”, Westfälischer Kunstverein, Münster, Galleria del Milione, Milano, 1974-75; “I colori della pittura”, Istituto Italo Latino Americano, Roma, 1976. Nel 1977 è invitato a Kassel per dOCUMENTA6. Interessato anche agli effetti di luce oltre il quadro, lavora anche a progetti e dipinti murali, come nelle mostre al Museo Folkwang di Essen, al Kunstverein di Colonia, alla Galleria Piltzer di Parigi, al Ginza Five di Tokyo. Negli ultimi decenni ha esposto fra l’altro alla Kunsthalle di Mannheim (1984), al Kunstverein für die Rheinlande e Westfalen a Düsseldorf (1990). Nel 2003 il Museum Wiesbaden gli ha dedicato una mostra monografica. Alla Fondazione Zappettini ha partecipato nelle mostre collettive “Pittura 70”, “Pittura – pittura e astrazione analitica” (Chiavari, 2004) e “Le superfici opache della Pittura analitica” (Chiavari, 2009).
Tra il 2010 e il 2017 ha esposto in varie istituzioni tedesche come il Museum Kunst Palast (Düsseldorf), il Museum DKM (Duisburg) e il Museum Goch (Goch). Nel 2019 ha tenuto una mostra personale al Josef Albers Museum Quadrat Bottrop. Vive e lavora tra Düsseldorf e Bagnoregio.