Nel corso della sua giovane carriera Leonardo Maurizio identifica l’arte urbana, ed in particolar modo il graffitismo, come principale riferimento della propria poetica. Gli spazi dell’ex Chiesetta dell’Annunziata accolgono le opere “Post-Vandaliche” del giovane artista veneto, in cui soggetti decontestualizzati dallo spazio urbano sono collocati sulla superficie pittorica. Gestualità, forma e segno dialogano all’interno di tele marcate con spray, markers e pennarelli, principali medium comunicativi del Graffitismo.
Il titolo dell’esposizione, Segni in tensione, può essere letto da due punti di vista: uno relativo al significato che la street art ha assunto nella storia recente dell’arte, quello di linguaggio artistico ribelle, espresso soprattutto da gruppi di persone svantaggiate o lasciate ai margini, utilizzato per lanciare messaggi di stampo politico e sociale; un altro che fa riferimento a ciò che viene rappresentato sulle tele da Leonardo Maurizio, segni sovrapposti e vibranti che al contempo appaiono fluttuanti e statici, sospesi nel vuoto eppure compresi all’interno di precise disposizioni formali.
Pittura, scultura e ready-made convivono nelle composizioni di Maurizio, che trae ispirazione da medium e movimenti del Secondo Dopoguerra, mischiandoli e sintetizzando i diversi linguaggi su tele di piccolo formato. Lo spazio bianco sostituisce le vie trafficate della città, forme astratte originano dalla ricomposizione di tracce grafiche tipiche del mondo del writing. L’intervento urbano, che nasce come gesto politico a cavallo degli anni ’50 e ’60, assurge a opera d’arte solamente negli anni ’80, quando una schiera di artisti, soprattutto negli Stati Uniti, inizia a guardare alla città come museo a cielo aperto. Opere di attivismo sfondano le porte fin lì chiuse degli white cube, con i galleristi che si vedono costretti ad abbandonare l’idea del graffito come qualcosa di appartenente alla criminalità o di semplice gesto anarchico. Maurizio, forte di una rinnovata consapevolezza relativamente a questi temi, ingloba nella sua arte il writing, il graffito e tutto quel che concerne una subcultura divenuta ormai “Pop”.
Gli sfondi neri delle composizioni dell’artista padovano conferiscono profondità alle opere, mettendo in ulteriore risalto i segni grafici che irradiano nelle tele. Citando le parole della curatrice Chiara Rauli: “L’arte di Leonardo Maurizio abbraccia l’idea di Emilio Vedova sul superamento della forma e dell’immagine definita come specchio della società odierna. Leonardo testimonia il suo vissuto percettivo ed emozionale di individuo ricorrendo alla dialettica di gesto-segno-colore come tentativo di trasmettere carica emotiva attraverso l’agitazione irrequieta dei segni disposti sulla superficie”.
Le tracce delle opere di Leonardo Maurizio, costantemente in tensione, quasi volessero accendersi, muoversi o allargarsi nel ristretto spazio della tela, rappresentano una ricercata raffigurazione di una società mutevole, liquida, in cui il concetto è soppiantato dalla pura estetica, il soggetto da forme indefinite. La non linearità di queste forme nello spazio suscita una sensazione di sospensione temporale e la suddivisione in pattern più o meno regolari presente in quasi tutte le opere di Maurizio indica una volontà di lasciare spazio all’osservazione, all’interpretazione di segni liberi di assumere significati eterogenei. I Segni in Tensione del giovane artista veneto offrono infine un’ulteriore discussione sui nuovi linguaggi urbani, che possono essere quindi analizzati prescindendo dagli spazi che solitamente li ospitano.
La mostra è promossa dall’Associazione La Medusa di Este ed è visitabile tutti i giorni dalle 19 alle 22.