Percorrendo lo spazio espositivo ci troviamo di fronte ad immagini familiari, come motivi floreali, vasi, candelabri, statue dipinte e realizzate con diverse tecniche che vanno dall’acrilico alla stampa digitale, mettendo lo spettatore in comunicazione sia con la memoria passata di un mondo “altro”, sia con il presente autobiografico dell’autore collegato alla sua quotidianità. Queste duplici e differenti visioni si sovrappongono tra esse, rivelando un’analisi introspettiva sul concetto di realtà, alla base della ricerca concettuale dell’artista. L’installazione, fatta di quadri e sculture, è un’“opera aperta”; come afferma Lello Lopez: “Vuole suggerire una riflessione sul senso nascosto delle cose, sul valore dei ricordi e sul concetto di presenza. Gli elementi che ne fanno parte, attraverso contaminazioni ed equivoci, sono messi in relazione tra loro svelando aspetti iconologici, narrazioni e relazioni nascoste. Anche l’equivoco appartiene al ‘gioco’ delle apparenze: si aprono continue interpretazioni nella ricerca di un senso primario, originario, significante”.
Alcune delle opere maggiormente evocative sono di piccole dimensioni. Infatti, troviamo disposto su di una scrivania un mini registratore poggiato all’interno di una scultura di terracotta rappresentante due mani parzialmente giunte che può essere utilizzata dai visitatori. L’invito è quello di lasciare una propria traccia vocale che, di volta in volta, modifica l’opera. Da un computer, invece, un audio si ripete incessantemente, facendoci immergere nell’ascolto dell’Apologia di Socrate di Platone recitata con estrema fermezza dal padre dell’artista. Una lezione di etica politica che viene dal passato e si presenta esteticamente nella sua concretezza proprio attraverso l’utilizzo della voce, unico mezzo della verità assoluta. Tre megafoni di media dimensione recanti su apposite etichette i nomi dei rispettivi tre padri dell’arte concettuale quali Joseph Kosuth, Robert Barry, Lawrence Weiner si lasciano osservare quasi come oggetti di uso comune e, accanto ad essi, è stato lasciato un taccuino, aperto su una pagina di vecchi appunti sulla danza, e un gioco, entrambi trovati tra i libri di casa. Particolare attenzione è data all’ambiente naturale. Basti pensare al gesto poetico delle piante che viaggiano nel mare rappresentate in alcuni quadri di grandi dimensioni, che dischiudono il nostro immaginario a possibili interpretazioni evocative. Un’altra installazione “Sedimentazione” si palesa nella sua semplicità; l’idea è quella barocca di trompe l’oeil disposta in maniera tale da dare l’effetto di una realtà presente e ordinaria. Con questa mostra, Lopez apre una riflessione e allo stesso tempo riafferma l’idea del ricordo familiare e dell’infanzia, rievocando ed utilizzando richiami di sintesi e oggetti come fossero testimonianze, creando così un equivoco di decodifica e rinnovando un ininterrotto gioco di sensi alla ricerca del significante e mai del significato.
Il catalogo della mostra, con il testo di Anita Pepe, sarà presentato presso la Shazar Gallery il 31 ottobre in occasione del finissage della mostra. Deposito Materiale di Senso sarà visitabile dal martedì al sabato dalle 14.30 alle 19.30 o su appuntamento.