È difficile non sentirsi osservati mentre si percorre il secondo piano della galleria Victoria Miro di Londra, un’ampia stanza bianca affollata dalle donne di María Berrío. La delicatezza della carta giapponese e i colori pastello delle scene ritratte nei suoi collage sembrano idonei a una trama surreale, trasportandoci in una realtà quasi onirica. Ma è attraverso lo sguardo delle donne raffigurate, impermeabile e carico di forza, che María Berrío già nel 2017 invitava a un’analisi degli insuccessi della politica americana, esaminando il tema della migrazione culturale e miscelandolo con rievocazioni appartenenti alla sua infanzia.
María Berrío vive a Brooklyn, ma è cresciuta in Colombia. Le sue opere, caratteristiche nelle trame fatte di carta giapponese lavorate ad acquerello, elaborano le realtà difficili della società contemporanea. ‘Oda A La Esperanza’ (2017), raffigura otto donne detenute che fissano lo spettatore, disorientate, nelle loro mani un uccello colorato. L’espressione distaccata dei loro sguardi risponde alla politica di tolleranza zero dell’amministrazione di Donald Trump e al numero di famiglie separate al confine con il Messico.
In attesa di una risposta anche le numerose donne, bambini e animali che popolano ‘Wildflowers’ (2018): il vagone che si staglia al centro dell’opera potrebbe rievocare l’urbanità sotterranea e meccanica di New York. Ma la ‘Bestia’ è anche il treno merci dei migranti che viaggiano dal Messico fino agli Stati Uniti, dove centinaia di persone rischiano la vita per realizzare il sogno americano.

L’artista stempera subconscio e reminiscenze dell’infanzia con realtà politiche e sociali attuali
I lavori di María Berrío sembrano essere il frutto di un’anamnesi: l’infanzia della 38enne è infatti divisa tra i ricordi vissuti a Bogotà, e il periodo di formazione passato a un’ora dalla capitale colombiana – dove la pittrice scopre la forza generatrice della natura, che integra nei suoi collage, e che lascerà a 18 anni per trasferirsi a New York.
Storie appartenenti al folklore sudamericano si mescolano all’identità dell’artista: nei suoi collage sembra che il tempo si sia fermato e venga rivisitato dagli occhi di un bambino. Le frustrazioni quotidiane si confondono con miti folclorici, una sorta di realismo magico che strega la pittrice fino al subconscio e rende le sue opere innocenti e incontaminate.

Con la mostra ‘Flowered Songs And Broken Currents’ María Berrío propone una donna forte, portatrice di vita e speranza
‘Flowered Songs and Broken Currents’, vede come tema centrale della mostra la ‘quiete dopo la catastrofe’. Attraverso scene che si svolgono un villaggio di pescatori colombiano dopo aver subito una tragedia, i ritratti esposti al Victoria Miro analizzano il concetto di devastazione e dolore dato dalla perdita, attraverso modelli di forza ed elasticità spirituale.
L’universo di María Berrío è dominato da donne che l’artista stessa definisce ‘ideali di femminilità incarnata’ – l’apparente bianchezza dei loro volti e le linee bidimensionali rendono le silhouette diafane un archetipo di spiritualità. Le sue donne sono forti, coraggiose, protettive: e vivono la collettività sostenendosi a vicenda.
Cosi, in Clouded Infinity (2020), il ritratto di una donna incinta sottolinea l’energia e vitalità della figura femminile e del suo corpo portatore di vita anche nei momenti più difficili. Crowned Solitutes (2020), raffigura due donne e il rapporto di sorellanza che le unisce: entrambe in attesa di un cambiamento, si danno forza a vicenda. Infine, Under A Cold Sun (2020) rivolge la speranza ai bambini, protagonisti dell’opera e personificazione della voglia di vivere.
In pieno Covid-19 e tra incertezze e confusione derivate da quest’anno imprevedibile, i ritratti di María Berrío ci fanno riflettere, ricordanoci che il mondo non si fermerà e la vita continuerà ad andare avanti, nonostante tutto.
La mostra e anche accessibile gratuitamente online tramite App Store su Vortic Collect.