Hugo Canoilas, On the extremes of good and evil

Hugo Canoilas – On The Extremes Of Good And Evil

Fino al 20 giugno al MUMOK di Vienna l’installazione dell’artista portoghese Hugo Canoilas “On the extremes of good and evil”

Entrando nel piano sotterraneo del Mumok di Vienna si ha l’impressione di essersi trasformati in piccole miniature inserite in un mondo familiare, sebbene inesplorato, del vincitore del Kapsch Contemporary Art Prize 2020|2021 Hugo Canoilas. È complicato individuare un sistema di interazione con l’installazione ermetica che si prospetta di fronte ai nostri occhi: la custode all’ingresso mi prega di fare attenzione, è autorizzata l’entrata nella stanza per una persona alla volta. Certamente a causa delle norme Covid, ma anche perché in “On the extremes of good and evil” ti ritrovi sostanzialmente in una galleria lunga e rettangolare, dove al suo interno è stato srotolato un gigante telone dalle sfumature color zaffiro. Mentre passeggi attorno a questo promontorio di stoffa, chiedendoti se le suole delle tue scarpe lasceranno un segno sul tessuto, delle sculture in vetro e lana dalle forme astratte e singolari attirano lo sguardo. Il contesto rievoca universi discordanti: dà l’impressione di trovarsi all’interno di un quadro che è stato capovolto orizzontalmente, al quale abbiamo inaspettatamente accesso; allo stesso tempo, le tonalità e la superficie dell’opera ci riallacciano a uno scenario marino, misterioso. 

L’artista gioca a farci immedesimare in una nuova identità, convertita da visitatore di gallerie d’arte a esploratore di fondali oceanici, nelle profondità dimenticate la cui esistenza è difficile da razionalizzare o concepire per il nostro immaginario sempliciotto. Le figure tentacolari fatte di vetro e lana ricordano crostacei appartenenti a un panorama oceanico di incalcolabile profondità, figure che si allungano nello scenario pittoresco, fatto di forme poliedriche, come se fossero isole che si allungano su tutto il pavimento di morbido tessuto. Sagome e materiali possiedono una doppia funzione: da un lato sono animali marini, dall’altro rispecchiano quel mondo – il nostro – che presentatosi  immacolato all’essere umano, ne è stato intaccato dai materiali di scarto. Gli oggetti dispersi nello spazio ci raccontano quella stessa condizione da Covid,fatta di isole distanziate e ravvicinate, di forme e sostanze praticamente opposte.

È ciò che l’artista chiama nella recente intervista per il Mumok un “percorso di astrazione culturale”, una comprensione acquisita dal pittore attraverso il mondo dell’arte e della natura, che fornisce una validità alle sue sculture dalle forme “potenziali”.

Concepita in tempo di lockdown, l’artista racconta durante l’intervista come la pandemia abbia influenzato l’opera, o meglio l’abbia “contaminata” – accogliendo il visitatore ormai addestrato alle distanze sociali per la sopravvivenza della specie, trasformando il mondo di Canoilas in una biosfera che è allo stesso tempo incantevole e intimidatoria, organica e tecnica.

Le tematiche che il pittore portoghese incorpora nell’opera sono profondamente interconnesse: la crisi ambientale, l’inquinamento, il divario tra popolazioni ricche e povere accentuata dalla crisi da Covid-19, riemergono da questa veduta terrestre, dove il pittore invita ad un trattamento egualitario e prudente nei confronti della natura e dei suoi abitanti, gli “estremi del buono e del cattivo” che finiscono per convivere in un modo o nell’altro.

BECOMING DOG ritaglia questo approccio empatico e lo assimila interamente nella performance: ci sono attori travestiti da cani che analizzano in un’esplorazione interattiva la relazione tra esseri umani e animali, e le complesse potenzialità empatiche nelle varie istituzioni sociali. Canoilas combina pittura con strategie installative e performative, approdando al dipinto da un approccio basato sulla percezione degli attuali sviluppi socio-politici: cercando di fornire una visione critica del mondo antropocentrico, invita lo spettatore a occuparsi della sfera sociale da un prospettiva empatica, in un universo olistico che coinvolge gli umanoidi e il resto del creato, senza distinzioni o gerarchie.

Nell’intervista, l’artista portoghese racconta come l’esposizione “On the extremes of good and evil” abbia qualcosa di simile ad “una bellezza guasta”, o a “quella sensazione mattutina”: ed è affascinante come nell’ovvietà della bellezza “difettosa” che troviamo spunti di riflessione abissali.