Facendo fede alla missione del Museo Italo Americano di esporre e far conoscere al nostro pubblico le opere di artisti italiani e italoamericani, inaugura la retrospettiva del pittore milanese Giancarlo Cerri, nato negli anni Trenta e tra i maggiori protagonisti della cultura artistica milanese, presente al Museo Italo Americano con la serie Sequenze astratte.
Detta serie, sviluppata durante il decennio 1995-2005, rappresenta il periodo più intenso delle Sequenze, il raggiungimento dell’astrazione dopo molti anni di ricerca, prima figurativa, dagli anni Sessanta agli Settanta, passando per il periodo informale degli anni Ottanta, arrivando ai primi anni del successivo decennio.
Quattro periodi – quattro “stagioni” – definiscono la carriera artistica di Giancarlo Cerri: la figurazione tradizionale (1954-1971), il percorso nel naturalismo (1972-1991), l’astrazione concreta (1992-2001), l’arte sacra (2001-2005). Ogni periodo, durato parecchi anni, comprende un lungo lavoro di ricerche e di consistente produzione. Durante questi lunghi periodi, l’artista non solo ha sperimentato ma, grazie a un intenso lavoro, è arrivato alla conclusione di ogni singolo ciclo. Non va dimenticato, però, che ogni tappa del percorso di pittore di Giancarlo Cerri, è associata al disegno, che per lui rappresenta l’anima dell’opera e che realizza in maniera essenziale, con pochi tratti, nitidi e veloci. All’itinerario dei disegni segue, poi, quello della pittura, che l’artista definisce il suo “chiodo fisso”.
All’interno del ciclo delle Sequenze, vi sono anche due opere appartenenti alla quarta stagione artistica di Cerri che accennano alla tematica sacra, con la comparsa dell’immagine della croce. Per l’artista, che si accosta all’arte sacra da non credente, la croce è il simbolo della sofferenza. Di questa sua arte Cerri afferma: “io credo che quest’arte debba avere radici nel simbolismo moderno: deve essere una cosa che dà un’emozione subito anche all’uomo di strada”.
Dal testo critico di Bianca Friundi
Il Museo Italo Americano presenta il progetto espositivo 2020: Milano nell’ora del lupo del pittore milanese Giovanni Cerri, il cui titolo prende ispirazione dal film “L’ora del lupo” del regista svedese Ingmar Bergman, che fissa sullo schermo il senso di inquietudine e abbandono che si prova nel periodo tra la notte e l’alba, in cui il sonno è più profondo e gli incubi più vividi.
Cerri ha esordito trent’anni fa e tra le sue primarie fonti d’ispirazione vi è il territorio urbano della sua Milano, in particolare paesaggi “vuoti”, case popolari, fabbriche e la periferia collegata all’archeologia industriale.
Il progetto, nato come lavoro di preparazione dal titolo Diario della Pandemia e sviluppato durante i primi mesi di isolamento forzato causato dal COVID-19, comprende quadri a tecnica mista e bozzetti realizzati a penna su carta che riassumono i temi principali legati alla piaga del contagio: paura, distanziamento sociale, quarantena, sofferenza, morte e dolore per i propri cari che non ci sono piú. Cerri ci conduce in un percorso di non-luoghi dell’amata Milano, deserta e ormai quasi irriconoscibile a causa del lungo lockdown.
Tra i quadri che circondano i bozzetti del Diario, ve ne sono due in particolare: Urbi Et Orbi e Milano Zona Rossa che racchiudono gli effetti principali della tragedia della pandemia, tanto da diventarne quasi un’allegoria. Due opere, queste, da cui traspare il talento di Cerri nel trasmettere intense emozioni ed impressioni grazie alla rappresentazione personale di un luogo o di un ritratto.
Dal testo critico di Bianca Friundi
GIANCARLO E GIOVANNI CERRI
“THE ART OF TWO GENERATIONS”
MUSEO ITALO AMERICANO
Fort Mason Center2 Marina Blvd, Building CSan Francisco / CA U.S.A.
22 ottobre 2021 – 20 febbraio 2022