Tomaso De Luca

Luogo

Monitor Palazzo Maccafani
Monitor Palazzo Maccafani
Piazza Maccafani 5 - 67064 Pereto
Sito web
https://www.monitoronline.org/pereto/

Data

Set 26 2020
Evento passato

Ora

11:00 - 16:00

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Mostra

We don’t like your house either!

We don’t like your house either! è il titolo progetto inedito disegnato da Tomaso De Luca e a cura del duo Francesco Urbano Ragazzi alla galleria Monitor a Roma.

Il progetto nasce dal dialogo tra l’artista e il duo curatoriale Francesco Urbano Ragazzi incentrato sul discorso della risignificazione politica dello spazio abitativo.

La prima parte della mostra inaugura il 25 Settembre 2020 negli spazi della galleria a Roma (che comprende amnche i lavori di Partecipano Patrick Angus, Gerry Bibby, Gina Folly, Henrik Olesen, Joanna Piotrowska, AL Steiner, Stan VanDerBeek), introducendo l’apertura della mostra personale di Tomaso De Luca il giorno successivo nella sede della galleria a Pereto, in attesa della partecipazione dell’artista al MAXXI BVLGARI Prize 2020.

Tomaso De Luca riversa nella sede della galleria a Pereto, il proprio universo progettuale, rigettando aspramente le forme della gentrificazione almeno quanto quelle di un isolamento privilegiato. Il bancone che accoglie e respinge lo spettatore all’ingresso dello spazio espositivo, è la prima dichiarazione di intenti. Su di esso, una scatola contiene un centinaio di foto erotiche amatoriali di uomini che posano privatamente dinnanzi al proprio partner. Sono alcuni abitanti di Castro Market, storico quartiere gay di San Francisco, ritratti prima che l’avvento dell’AIDS negli anni ’80 provocasse la loro espulsione tramite richieste di sfratto immediato per fare posto a inquilini più sani e abbienti.

Le foto in mostra sono solo una minima parte di quelle che Autoerotica, un vecchio sexy-shop della città, recuperò tra gli sgomberi e gli svuotamenti degli immobili, e che tutt’ora sono in vendita nel negozio a un dollaro l’una. La selezione in mostra è un memoriale non tanto di quei lampi di vita salvati ma, per compensazione, di tutte quelle vite che la legge del mercato ha tacitamente colpito. Nelle sale successive della galleria il monumento si articola costellandosi di disegni, oggetti e maquette dove la grammatica dell’architettura viene piegata al linguaggio poetico. De Luca ribalta la precarietà dell’abitare trasformando soppalchi sbilenchi, appendiabiti monchi e facciate di Fachwerkhaus tedesche in prodigiose sculture che sfidano la gravità. Ancora una volta, al centro dell’esibizione non ci sono le figure umane o le loro ferite, quanto gli spazi vibranti che i loro corpi sono in grado di disegnare attorno a sé. Sono anti-corpi contro un certo design funzionale e preventivo, che crea bisogni e paure, che trasferisce sulle cose un senso di protezione che può tramutarsi in attacco. La testata di una sedia, la gamba di un tavolo e l’impugnatura di un fucile possono essere tutti allo stesso modo oggetti da combattimento. L’artista ce li mostra in una carrellata di 50 diapositive, Sturmgegenstände, che a ritmo regolare proietta le componenti tecniche di questi oggetti, rivelandoci un’inquietante parentela tra spazio domestico e rurale, tecnica e fetish, confort e violenza. Francesco Urbano Ragazzi

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