ARCO Lisboa

Luogo

Magazzino Italian Art
2700 Route 9 - Cold Spring, New York

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Data

Nov 15 2024 - Lug 28 2025
In corso...

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Mostra

Maria Lai. A journey to America

Maria Lai. A Journey to America, presso Magazzino Italian Art, è la prima retrospettiva negli Stati Uniti dedicata a una delle più importanti artiste italiane del XX secolo. In mostra circa 100 opere, alcune esposte al pubblico americano per la prima volta, che ripercorrono una carriera a cavallo tra la tradizione della nativa Sardegna, l’Arte Povera e l’influenza della cultura americana sulla scena artistica internazionale.

La mostra offre una ricca panoramica della produzione di Maria Lai dagli esordi degli anni Cinquanta fino agli anni Duemila, con un focus sulla sua sperimentazione nell’arte collettiva e relazionale. La mostra, curata dalla direttrice artistica di Magazzino Paola Mura, presenta un significativo corpus di opere della collezione di Magazzino Italian Art e di altre raccolte private americane e di istituzioni italiane.

La storia di Maria Lai attraversa un secolo di conflitti e contraddizioni, che l’artista ha affrontato con il coraggio e la determinazione necessari per affermarsi in un mondo prettamente maschile. È una ricerca artistica segnata da difficoltà e ostacoli, in cui Lai, con un’originalità assoluta, ha cercato e trovato una propria dimensione autonoma, spesso al prezzo di un lungo isolamento e di una problematica alterità. La mostra narra la sua storia evidenziando la portata innovativa di questo viaggio, nello spazio, nel tempo e nell’arte, che muove dalla Sardegna, per allontanarsene e poi di nuovo tornare.

Questo viaggio tocca e comprende l’America, che Lai visitò per la prima volta nel 1968. Una sezione fondamentale della mostra sarà dedicata ai dipinti – testimoni del passaggio di Maria Lai all’arte astratta – che l’artista portò con sé durante il viaggio in America, tra Montreal e New York, nella speranza – mai concretizzata – di esporli al pubblico americano. Queste opere, tuttora conservate in Canada e negli Stati Uniti, e mai esposte prima d’ora, sono presentate in mostra in stretto dialogo con un’importante collezione di dipinti degli anni Cinquanta. Tra questi, il Gregge di pecore del 1959, un dipinto di 3 metri per 1,20 metri, conservato presso il Consiglio Regionale della Sardegna e che non è mai stato esposto altrove.

Maria Lai. A Journey to America si apre con una rassegna delle opere che indagano il paesaggio e la cultura sarda, elementi che hanno profondamente influenzato i suoi primi lavori. Nel 1945 Maria Lai inizia a creare disegni a matita, inchiostro e acquerello, oltre a dipinti e sculture che rivelano le sue straordinarie capacità tecniche e artistiche nella figurazione.

Nel 1956 si trasferisce a Roma, dove il suo lavoro si evolve anche grazie al confronto con gli artisti dell’Arte Povera. Alla fine del decennio, la sua produzione artistica subisce una trasformazione significativa: il realismo che aveva caratterizzato le opere degli anni precedenti evolve in uno stile più essenziale, dove la sintesi poetica diventa sempre più marcata. In mostra, questo cambiamento è evidente in opere come Ovile (1959) della collezione del MAN di Nuoro e Gregge di pecore (1959) del Consiglio Regionale della Sardegna, dove la semplicità formale si intreccia con una profonda tensione narrativa.

Dalla fine degli anni Cinquanta e per quasi un decennio, Lai si dedica alla sua ricerca artistica senza cercare opportunità espositive. Progressivamente si lascia alle spalle la figurazione per abbracciare l’astrazione e si allontana dalla pittura e dal disegno, orientandosi verso una ricerca più radicale. Inizia a esplorare l’uso di vari materiali dando vita a un linguaggio artistico innovativo. Questo passaggio è testimoniato in mostra da opere come Composizione Polimaterica (1964) di MIA e Composizione Policromatica. Territorio Sardo dal cielo (1965) della Collezione d’Arte della Fondazione di Sardegna.

Lai decide quindi di visitare l’America nella primavera del 1968. La mostra mette in evidenza il viaggio di Maria Lai in America, tra Montreal, Canada e New York, USA, durante il quale porta con sé alcune delle opere per lei più significative con la speranza di esporle. Visibili per la prima volta in mostra sette di queste opere, tra cui Notturno n.2 e Pietre (1968), provenienti da una collezione privata americana. In questa occasione Lai sviluppa un forte interesse per le culture visive dei nativi americani, che esplora durante il suo soggiorno in Ontario.

Subito dopo il suo ritorno in Italia, l’artista trova il coraggio di presentare i risultati delle sue sperimentazioni alla Biennale di Bolzano nel 1969 e alla Galleria Schneider di Roma nel 1971, dove presenta i suoi Telai. È infatti in questi stessi anni che l’artista dà vita alla serie forse più nota nella sua produzione, ispirata agli strumenti utilizzati storicamente dalle donne della Sardegna per creare oggetti quotidiani, tappeti, tele di corredo, spesso di elevato valore estetico. A queste opere seguiranno le sperimentazioni in cui le tele, assemblate e cucite, e i fili che tracciano segni e geometrie, sostituiscono completamente la tecnica pittorica: le Tele cucite e le Geografie. La mostra dà rilevanza a queste opere attraverso, fra le altre, la tela cucita Veliero (1972) e la geografia La costellazione di Raffaello (1983) di MIA; il telaio Senza titolo (1975) e la Geografia (1986) della collezione MAN.

In Sardegna, nel 1981, realizza una delle sue opere più significative, Legarsi alla montagna. Per questo progetto, coinvolge gli abitanti del villaggio di Ulassai, collegando gli edifici del paese tra di loro e con la montagna, utilizzando 26 chilometri di un nastro azzurro di tela jeans. L’obiettivo è quello di coinvolgere ogni abitante del villaggio e mappare le connessioni tra di loro e con l’aspro paesaggio dell’Ogliastra. I nastri variano da una casa all’altra in base alle relazioni: un pane avvolto con un nastro indicava i membri della stessa famiglia, i nodi gli amici, nessun segno per chi aveva rapporti di rancore.

L’esposizione, che ripercorre la ricerca e la produzione di Maria Lai nel corso della sua vita, comprende quindi i lavori successivi al suo ritorno in Sardegna negli anni ’90, con un sezione che sviluppa il tema caro all’artista di Maria Pietra, figura di donna/artista in dolorosa e perenne ricerca, per arrivare fino alla produzione del primo decennio del XXI secolo, in un’ampia sezione che comprende opere polimateriche, grandi lenzuoli cuciti, libri cuciti, e alcuni straordinari telai più recenti, fra cui trovano risalto in mostra anche Li trammi (2006) e Fili di vela spaziale (2007).

La mostra testimonia il ricorrente rapporto con l’America di Maria Lai, confermato negli anni ‘70, dalla partecipazione alla collettiva, From Page to Space: Women in the Italian Avant-Garde between Language and Image, tenutasi nel 1979 presso il Center for Italian Studies della Columbia University di New York e curata da Bentivoglio.

M. Lai, Voci di infinite letture, 1992. Ph. Marco Anelli – Tommaso Sacconi

L’esposizione si concentra infine sull’ultima azione collettiva di Lai, Essere è tessere, realizzata nel 2008 nella cittadina sarda di Aggius, nota per la sua tradizione tessile. In quest’occasione, Maria Lai, quasi novantenne, ha voluto che l’azione collettiva e la creazione di una serie di opere tessili fosse accompagnata da letture di versi di Walt Whitman.

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