Il tempo regola l’atto: due opere per una mostra |Atto III Matteo Fato e Laurent Montaron
Il tempo regola l’atto giunge al suo terzo e conclusivo episodio che si terrà a partire dal 2 febbraio. A chiudere il cerchio di questo ciclo che ha interessato la programmazione della galleria durante l’ultimo mese mezzo e che ha visto dialogare in precedenza Elisa Montessori, Thomas Braida, Claudio Verna e Benedikt Hipp, sono due artisti che utilizzano i media con cui lavorano in maniera critica e analitica: Matteo Fato (Pescara, 1979) e
Laurent Montaron (Verneuil-sur-Avre,France 1972) Laurent Montaron nella sua pratica, che si divide tra film fotografia e installazioni, indaga la
rappresentazione della realtà e la sua relazione con i mezzi utilizzati, che diventano elementi di interferenza tra i fatti e la nostra percezione visiva, ma che anche, trascendendone i confini, riescono a far luce su nuovi modi di comprendere il mondo. Il suo lavoro, stratificato di metafore, parte da una dicotomia tra un approccio ‘nostalgico’ ai media tradizionali e agli oggetti e strumenti analogici, e le nuove tecnologie e il potere dell’innovazione. Come la macchina fotografica non è sempre uno strumento oggettivo per catturare la realtà, così i nuovi media nell’analisi dell’artista, hanno permesso all’umanità di esplorare percepire il mondo in modo diverso, ma non necessariamente di averla portata più vicina alla verità. E’ di prossima pubblicazione con Mousse Publishing, un catalogo
monografico di Laurent Montaron prodotto dal CAC di Tel Aviv.
In mostra a Monitor ‘ecce’ (2018) opera video che ha come titolo un termine latino, qui utilizzato nell’accezione di volgere lo sguardo e l’attenzione verso qualcosa. Il film, girato in super 16mm presso la vetreria di Saint-Just in Francia, una delle ultime fabbriche di produzione ad utilizzare la tecnica tradizionale del vetro soffiato, segue il processo di realizzazione di una lastra di vetro. Ciò che è visibile per tutta la durata del video e che interessa la visione dello spettatore non è l’oggetto, risultato del processo produttivo, ma tutto ciò che vi ruota intorno. Dai movimenti degli operai, agli
strumenti utilizzati e all’esperienza del ciclo della lastra di vetro, nel suo suggestivo passaggio dallo stato solido allo stato liquido al momento della soffiatura.
Nell’altra stanza della galleria, un’opera inedita di Matteo Fato che ci introduce ad un viaggio visionario tra cinema, pittura e sogno.
Anche Matteo Fato è un artista che si avvale di diversi media. L’artista utilizza disegno, pittura, incisione e video-animazione, per allargare progressivamente lo spettro dei media a scultura e installazione.
La ricerca pittorica di Matteo Fato è intrisa e percorsa di relazioni e dialoghi. Prima fra tutte la relazione tra immagine e linguaggio-approfondita attraverso lo studio del filosofo L. Wittgenstein. Come anche la relazione con lo spazio, il tempo e la storia. L’immagine dipinta e rappresentata dall’artista conduce il fruitore in una dimensione non solo frontale dell’osservazione, ma anche spaziale.
L’opera dal titolo ‘ho trovato un sentito dire in una Vita di Velluto Golosa (sognare di dipingere per ricordare i sogni)’, è un’installazione che si articola in più parti, realizzate in tempi diversi: un dipinto recente, un disegno che realizzato 5 anni fa e lo straccio per la pulitura dei pennelli intelaiato che ci riconduce al momento creativo e all’atto pittorico dell’artista. A questi elementi visivi si aggiunge anche un testo del filologo e traduttore Gianni Garrera. L’ispirazione di questo lavoro proviene da un’immagine filmica tratta dal controverso film Blue Velvet del visionario regista David Linch, quella in cui il protagonista trova per caso in un campo un orecchio umano. Immaginando che in questo caso l’orecchio sarebbe potuto appartenere a Van Gogh, le cui iniziali si rintracciano nelle maiuscole del titolo, l’artista muta una frase del pittore olandese che recita “Io sogno la mia pittura. Poi dipingo il mio sogno”. ‘Questo perchè la pittura oltre a essere vista ho sempre pensato che vada anche “ascoltata” nello e dallo spazio che occupa; Van Gogh mi ha insegnato ad ascoltare la vita attraverso la pittura; perchè io non ricordo mai i miei sogni; ricordo solo di doverli dipingere per vederli’ (Matteo Fato).
I momenti dell’osservazione delle cose, dello spazio e dell’analisi delineano in queste opere un particolare percorso nei linguaggi artistici e nei media di elezione di ciascuno degli artisti, che diventano la lente di ingrandimento e di comprensione della realtà. Realtà in cui l’oggetto reale della rappresentazione è spesso immaginato e trova la sua verità attraverso il mezzo della rappresentazione che lo cela e svela al contempo.
dal 2 al 19 febbraio 2021
In conformità con le linee guida dell’attuale D.P.C.M e per evitare assembramenti, l’apertura di ogni ciclo di mostre non prevede una serata di opening. La mostra sarà aperta al pubblico a partire dalla data indicata e visitabile secondo gli orari consueti di apertura della galleria (mar – ven ore 13.00-19.00). Per visitare la mostra non è richiesta prenotazione, ma le entrate saranno contingentate e si potrà accedere solo se muniti di mascherina propria.