
Emilio Vedova + Arcangelo Sassolino. Sulla materia
La Galleria Umberto Benappi con il supporto creativo di Riccardo Pietrantonio inaugura la stagione invernale nella “galleria di montagna”, con la mostra Emilio Vedova + Arcangelo Sassolino. Sulla materia. Lo spazio di Sansicarionasce per ospitare progetti realizzati con la collaborazione di gallerie italiane e straniere per dare la possibilità di proporrecultura in territori differenti dai luoghi usuali.
Primo ospite della stagione invernale è la Galleria dello Scudo di Verona, che dal 1968 promuove l’arte italianamoderna e contemporanea. Nel corso degli anni ha organizzato importanti rassegne di carattere scientifico sovente incollaborazione con musei pubblici. La Galleria dello Scudo propone un dialogo tra due artisti di epoche differenti, che usanomedium e tecniche accomunate da una forte gestualità.
Emilio Vedova (Venezia, 1919 – 2006) aderisce nel 1942 al movimento antinovecentista Corrente. Antifascista, partecipa tra il 1944 e il 1945 alla Resistenza e nel 1946, a Milano, è tra i firmatari del manifesto Oltre Guernica. Nello stessoanno è tra i fondatori della Nuova Secessione Italiana poi Fronte Nuovo delle Arti. La sua carriera artistica è caratterizzata da una costante volontà di ricerca e forza innovatrice, ma anche di impegno e denuncia sociale. Utilizza un linguaggio pittorico distante dalla figurazione e basato sulla gestualità, la materia e il segno. Gli anni ’80 rappresentano l’apice dellacarriera di Vedova; fondamentale per l’artista è l’anno 1982 poiché segna la sua quarta partecipazione a Documenta e allaBiennale di Venezia.
La ricerca artistica di Arcangelo Sassolino (Vicenza, 1967) trae origine dalla compenetrazione tra arte e fisica. Il suointeresse per la meccanica e per la tecnologia apre a nuove possibilità di configurazione della scultura e di indagine sulleenergie latenti della materia. Velocità, pressione, gravità, tensione costituiscono le basi di una ricerca rigorosa, sempre protesa a sondare il limite ultimo di resistenza e di non ritorno. I lavori consistono solitamente in congegni che generanoperformances inorganiche. Si animano, si consumano, vivono di contrasti di forze e di conflitti intrinseci, contemplando il rischio del collasso quale parte fondamentale dell’esperienza. I cementi, due delle tre opere esposte nello spazio diSansicario, rispondono all’intento di coniugare il bidimensionale col tridimensionale, la pittura con la scultura.
Il confronto tra questi due artisti nasce in particolare dalla loro comunanza rispetto al concetto di gestualità. Nella ricerca artistica di Emilio Vedova solchi, incisioni, sovrapposizioni, schizzi e grumi di materia si combinano in un repertorioinfinito di forte tensione pittorica. I cementi di Sassolino sono il risultato dello strappo della materia da una matrice.Infatti da un lato rivelano il gesto violento del lancio della materia, dall’altro portano con sé la memoria di una superficieimmacolata: «solo nel momento dello strappo dal supporto in policarbonato si forma il contorno», afferma l’artista, «e lasuperficie, levigata e lucida, viene esposta senza nessun intervento successivo. Questa opera è per me il sentimento delperimetro che non si risolve».



