Galleria Gian Enzo Sperone

Cosa ha lasciato il “Segno” alla Torino Art Week

Si avvia a conclusione la settimana dell’arte torinese. Per chi arriva oggi nella città Sabauda, oltre alla main Artissima e le altre fiere satellite, gli appuntamenti espositivi proposti dalle più importanti istituzioni cittadine e gallerie d’arte sono moltissimi. Come orientarsi? Che cosa scegliere di vedere? Per farsi un’idea, ecco i pareri dei nostri collaboratori che in questi giorni hanno visitato e osservato con attenzione l’offerta artistica torinese. Non siamo sempre d’accordo su tutto ma amiamo confrontarci anche e soprattutto con voi.

ARTISSIMA

Maria Letizia Paiato – Da anni si conferma quale appuntamento imprescindibile per l’arte italiana con una forte apertura all’internazionalità. Rispetto al passato l’ho percepita complessivamente più impostata, meno audaci le proposte delle gallerie e per certi aspetti, fin troppo consolidate le varie sezioni, solo fino a qualche anno fa completamente innovative. Oggi forse meritano già un ripensamento. Sulla scia dell’appena conclusa Fiac parigina, anche Artissima non sembra stupire sebbene, sia chiaro, non manchino situazioni di eccellenza. Interessante l’apertura verso il Medio Oriente e fra le gallerie provenienti da questa area geografica della terra, a mio parere, si distinguono gli stand di due spazi entrambi di Beirut: MarfaSfeir-Semler gallery. In conclusione, credo tuttavia il Miart per certi aspetti, si stia dimostrando un mercato più fresco e interessante, complice forse la presenza di gallerie americane completamenti assenti a Torino. 

Roberto Sala – Artissima l’ho trovata interessante. Mi sono divertito a fotografare soprattutto i lavori più recenti datati 2019 (https://segnonline.it/artissima-2019-photogallery) cercando di rintracciare, per l’appunto, le opere più nuove. Il Project, purtroppo, mi è parso scontato e un po’ noioso. Un format da rivedere. Il lavoro più intrigante, a mio parere, quello della galleria Balcony di Lisbona, presente nella sezione new-entries, con opere pittoriche raffiguranti vasi in stile Grecia antica dove, al posto delle canoniche figure nere di epiche battaglie, si vedono opere classiche del passato. 

Galleria Balcony – Lisbona – Artissima 2019 ph. Roberto Sala

Mala Buglioni – Tanta pittura, pochissima fotografia e video, molte le installazioni di piccole dimensioni, sicuramente più facilmente vendibili rispetto a situazioni spettacolari e monumentali. Elegantissimo lo stand di Galleria Continua con ottimi e interessanti lavori in vetro di Loris Cecchini. Impareggiabile, come sempre, lo stand della galleria Lia Rumma con opere, oramai quasi storicizzate come quelle di Vanessa BeecroftWilliam Kentridge. Politico quello di The Gallery Apart che, in tal senso, sembra lanciare un messaggio chiaro e forte all’intero contesto della fiera. Fra le new-entries, lo stand più bello, a mio parere, quello della galleria Matèria di Roma. 

Luca Sposato – Contrariamente a certe manifestazioni alternative dove è la megalomania del curatore a primeggiare, Artissima vanta una regia di grande efficacia per il godimento dell’opera d’arte. Ilaria Bonaccosa (fresca di nomina fino al 2021) crea un excursus disciplinato tra desideriocensura, alluso alla comunicazione attuale sempre più solipsistica, mirato proprio a focalizzare la visione delle opere con garbo aristocratico ma per nulla magniloquente. Ottimizzate rispetto alle scorse edizioni la sessione Disegno, curata dal duo João Mourão e Luís Silva con piacevoli mini-personali di qualità, cui spicca la delicatezza di Christiane Löhr presentata da Tucci Russoin contraltare con i grafismi iridescenti di Alighiero Boetti portati da Dep Art Gallery. Moltissima pittura, una rentrée a favore di un collezionismo domestico, a rendere atto che pur sempre di mercato si sta parlando: in questo si distingue l’allestimento di SpazioA di Pistoia giustamente completante il rombo perfetto delle migliori proposte, ovvero Galleria Continua (S. Gimignano), P420 (Bologna) e Vistamare (Pescara), cuore significativo della Fiera attraversato da un pubblico plaudente.

Alice Ioffrida – In generale mi è parso di vedere meno Arte Povera degli altri anni, meno opere storicizzate di questo periodo peculiari alla città, anche se, oggettivamente non mancano mai. In particolare mi ha colpita una galleria di Parigi: la Christophe Gaillard con opere di fine anni ‘70 e inizio ‘80 di Masaki Nakayama, lo stand di Tucci Russo con storici lavori di Giuseppe Penone, per l’appunto, ma anche di Christiane Löhr. Anche lo stand della galleria Mazzoleni l’ho trovato particolarmente coinvolgente con la regata di Melissa McGill, con le foto, i bozzetti, e l’artista stessa che spiegava il suo lavoro.  Lo stesso Mazzoleni ieri sera ha inaugurato Windows di Rebecca Moccia, mostra visibile solo di notte attraverso la vetrina. Geniale!

FLASHBACK

Maria Letizia Paiato – Questa Fiera cresce ogni anno di più ed è sempre più spettacolare. Probabilmente – parlo a livello personale – sento una forte stanchezza verso l’arte di oggi, trovandomi spesso di fronte a bluff e a iperboliche proposte concettuali che rendono arduo l’esercizio critico anche ai più esperti. L’arte del passato per certi aspetti è rassicurante, ma non è questo il tema. Flashback riesce nel proprio intento perché coniuga sapientemente l’arte moderna al contemporaneo, mostrando come sia il sottile filo della storia e non della moda, a tenere insieme le cose, anche quelle apparentemente più distanti. Basti pensare allo stand di Gian Enzo Sperone, un vero maestro nel valorizzare opere di periodi diversissimi fra loro.

Maila Buglioni – A mobili d’antiquariato, opere di artisti storici come Piero DorazioGiacomo BallaCarol Rama, ma anche più contemporanei come William Kentridge proposto dall’associazione Untitled, Flashback mostra il proprio carattere forte convincendo amatori e studiosi di periodi eterogenei.

Luca Sposato Giorgio VasariCarol Rama nella stessa stanza? Si può. Una buona intenzione non calorosamente premiata dal pubblico, anche se intercettare target così distanti (purtroppo) è una mission quasi impossibile. Per chi ama il kitsch.

THE OTHERS

Luca Sposato – Il reiterato cambio di location, per di più ad application eseguita, non gioca a favore della controfiera The Others, quest’anno allocata negli spazi dell’ex ospedale militare Riberi, destabilizzando la fidelizzazione del pubblico pagante, operazione rilevante per il collezionismo. La difficile gestione di spazi non funzionali, anziché risultare una sfida creativa, ha ottenuto l’effetto (già visto) di una fruizione sbrigativa e poco utile per opere e artisti sparutamente interessanti, di cui il vantaggio maggiore va verso i lavori video. Il contorno appesantisce e non favorisce una buona narrazione, in una convivenza inusuale tra street-food, risonanze militari (a giustificare una curiosa sponsorizzazione), musica e talk a casaccio. La trasformazione (così pare) verso una young-fair per artisti in formazione può essere un indirizzo propositivo, ma necessita di una gestazione e qualche anno di collaudo.

PARATISSIMA

Cecilia Paccagnella – Lo spazio esteticamente era più bello quello dell’anno scorso, tuttavia quest’anno è meno dispersivo e più raccolto. I progetti nel complesso si mostrano un po’ deludenti, anche perché molti “stand” hanno riproposto le stesse identiche cose della precedente edizione! Dall’allestimento alle opere, Paratissima 2019 mi è sembrata in generale più moscia rispetto all’anno scorso. Apprezzabile comunque la distinzione tra la parte dedicata alla fotografia e il resto, mentre ho trovato poco convincente l’ala più strettamente legata alle gallerie che, per certi aspetti, emula il modo di esporre di Artissima, ma con risultati decisamente discutibili.  

DAMA

Cecilia Paccagnella – Dama è una fiera “non fiera”, ma sinceramente non mi ha colpito molto. La scelta della doppia sede è, tuttavia, positiva perché divide il tutto tra una parte dedicata all’arte in senso stretto e videoarte. Me l’aspettavo più ricca e corposa, purtroppo, invece, si è mostrata piuttosto povera.

SULLE MOSTRE IN CITTA’

OGR

Maila Buglioni – Straordinaria la mostra di Monica Bovincini che ruota attorno ai concetti di casa, famiglia, del legame/legarsi, dell’affettività grazie a un’installazione semplice ma potente, oltre ad una serie di fotografie di villini familiari standardizzati. Da vedere. Quella, invece, dedicata a Mauro Restiff, una serie di opere fotografiche, mi è parsa molto autoreferenziale.

Monica Bovincini, OGR, Torino 2019

FONDAZIONE MERZ

Maila Buglioni – Quella di Emilio Prini è un’antologica troppo dispersiva con molti lavori proposti ma senza un collegamento coerente. Purtroppo ci si perde in mille discorsi senza riuscire a cogliere il filo conduttore.

Emilio Prini, Fondazione Merz, Torino 2019

FONDAZIONE SANDRETTO RE REBAUDENGO

Maila Buglioni – La mostra di Berlinde de Bruyckere è molto bella e interessante. Semplicemente potente. Imperdibile.

Berlinde de Bruyckere, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino 2019

A COLLECTION – PALAZZO BAROLO

Mala Buglioni – Questa mostra, forse meno sponsorizzata di altre, merita veramente una visita. Curata da Chiara Casarin, coniuga alla bellezza della location straordinari arazzi realizzati da Giovanni Bonotto, straordinari filati ottenuti dalla lavorazione della plastica riciclata, su disegni progettati da giovani ma affermati artisti come Elena MazziGiovanni OzzolaGiuseppe StamponeThomas Braida.

Giuseppe Stampone, A Collection, Palazzo Barolo, Torino 2019

PAOLO GRASSINO

Cecilia PaccagnellaAnalgesia, opera collocata nel cortile, sembra fatta apposta per stare là, ed è l’opera più bella di tutta la mostra. Nelle varie sale interne tutti i lavori creano comunque un intrigante contrasto con l’edificio. Questa mostra non si può non visitare. 

Paolo Grassino, Analgesia, Palazzo Saluzzo Paesana, Torino 2019

L’EVENTO PIU’ COOL

Club2club

Cecilia Paccagnella – È stata una bella serata! In conferenza stampa hanno sottolineato il fatto che non sarebbe stato solamente un evento musicale, ma anche artistico, e nonostante la maggior parte della gente sia venuta per la musica, a mio parere il progetto grafico-visivo di effetti speciali è stato così potente da riuscire ad esprimere appieno il significato del titolo “La luce al buio”, che in primis doveva far intendere la musica quale punto focale, ma non l’unico. Non sono mancati, tuttavia, alcuni commenti negativi: la scelta di musicisti molto importanti per alcuni ha messo in ombra gli altri, un falso problema secondo il mio punto di vista perché l’originalità di questo progetto risiede nella sua stessa diffusione. Infatti, oggi, è previsto un concerto all’aperto a Porta Palazzo dove hanno allestito una mostra d’arte presso lo spazio di Lavazza. Io ci vado!

Il PROGETTO Più BRUTTO

BRUTTISSIMA

Alice IoffridaCecilia Paccagnella – BRUTTISSIMA di nome e di fatto, è la proposta del collettivo Simplification Art, che proprio in occasione della settimana di Artissima era uscito allo scoperto lo scorso 2018 promuovendo la nascita di Brutto. Un modo anonimo, ironico e irriverente per puntare il dito contro ciò che non piace, in un’epoca in cui a dominare è il like imperversante sui social. Purtroppo però, più che sollecitare una riflessione su questo tema, ne incarna fisicamente lo spirito e l’estetica.