Sia concessa una nota personale. Proprio quando s’era pensato che basta, va bene andare per mostre ma scrivere ormai lasciamo stare-perché-tanto-ormai-quando-ci-si-emoziona-più-e-poi-a-che-serve-oggidì-una-recensione, ecco, dicevo, metti una sera in un quartiere felicemente confusionario di Roma (Pigneto), svicoli su una via laterale per sfuggire alla ressa del venerdì sera, scopri un’inaugurazione ‘off’ – e ci ripensi.
La mostra del reincanto, se così si può dire, è la prima personale di un’artista giovanissima, Agata Ferrari Bravo (Padova, 2001), che ha preso gli spazi un po’ stretti a disposizione in una libreria-galleria e li ha trasformati in un teatro immenso in cui chi entra subito si perde, preso da una vertigine di apparizioni, messinscene, visioni. Raccolte in teche lungo le pareti s’alternano enigmatici taccuini, amuleti-fai-da-te e maschere-feticcio, nelle vetrine affacciate sulla strada ritratti fragili e potenti si rispecchiano tra loro e le copertine dei libri, ma soprattutto, appese ai muri su strisce di velluto s’accumulano fotografie di piccolo formato che ritraggono l’artista in costante metamorfosi, calandosi nei panni che lei stessa è andata raccogliendo e poi riaggiustando lungo viaggi e vagabondaggi tra Balcani, angoli appartati di provincia italiana e francese, ex Germania Est, in una sorta di stralunato continuo spazio-ideale. Ovunque c’è teatro, introspezione, nascondimento, offerta: è un gioco travolgente, potenzialmente anche pericoloso con e sull’identità personale, condotto con una coerenza a dir poco sorprendente quando si pensi all’anagrafe dell’artista, ma che alla giovane età deve evidentemente la sua freschezza.
Movimenti e nomi da evocare ce ne sarebbero tanti: penso però che, a parte richiamare la dimensione universale dell’art brut – o come adesso fa più fine dire, outsider art – sarebbero spesi con poca resa. In fondo, la tensione ritmica e visionarietà mostrate dalla Ferrari Bravo sembrano avere a che fare con una più ampia dimensione musicale, forse cinematografica. Confidiamo dunque che il lettore di queste righe voglia immergersi anche lui in un viaggio al buio, come quello di un vecchio cinema, lasciandosi portare dalle immagini intorno: perché a questo mi sono ricordato che una recensione può anche servire – far andare a vedere una mostra emozionante.
Agata Ferrari Bravo
93 fotografie, disegni e altre creature
A cura di Eleonora Scoti Pecora
Libreria Marini, Via Perugia 18 – Roma (quartiere Pigneto)
dal 18 ottobre al 15 novembre 2024.