Le grandi superfici a mattoncini della villa che ospita la Fondazione scaldano le opere, partendo dalla serie di Interno/Esterno, Casetta (1982), che dopo la prima sala ci attira nella stanza più ampia. Le terracotte, i disegni e i dipinti vengono illuminati naturalmente grazie alle spaziose finestre, che creano un’osmosi tra il giardino e il salone, accogliendo in silenzio il visitatore. L’accostamento tra loro permette di addentrarsi immediatamente nel mondo dell’artista, esplorando lentamente il suo pensiero, rivolto all’ambiente urbano e alle sue numerose implicazioni.
Partendo dalla compenetrazione tra arte e vita evidenziata sin dalle avanguardie, egli crea una transizione fra arte, design e architettura, il cui percorso è visibile all’interno dell’esposizione. Il rapporto tra interno – esterno, e la volontà di addomesticare lo spazio disumano della metropoli contemporanea, spingono Ugo La Pietra a definire una nuova relazione tra l’individuo e l’ambiente circostante. Le stoviglie e il mobilio si incorporano agli elementi strutturali della casa, fino ad arrivare alle Attrezzature urbane per la collettività (1979 /2016), di cui vediamo la documentazione nei suoi progetti: è chiaro l’incontro tra una dimensione urbana e una quotidiana.
Negli interventi realizzati sulle strutture di servizio tipiche della città, come la palina dissuasore (Abitare è essere ovunque a casa propria, 1977/2016) o gli Arcangeli Metropolitani (1977/79), la destinazione d’uso dell’oggetto viene traslata nell’ambito domestico, come effettivamente avviene nella mostra stessa, con una riconversione radicale che guarda al clima sociale di quegli anni.
L’estetica dell’architetto è rivolta infatti alla realizzazione di un movimento collettivo, per un’emancipazione che permetta una riappropriazione da parte della comunità, trasformando la città in uno spazio abitativo personale. Questi concetti si sviluppano parallelamente agli interventi artistici degli anni Settanta, che avevano come scopo il far emergere le contraddizioni presenti da sempre nel sistema dell’arte. Nei disegni e nelle bozze di Ugo La Pietra, che accompagnano l’osservatore anche lungo il corridoio, si evidenzia questo accento, che proprio in quel periodo assumeva valenze operative.
I lavori dell’artista contengono in nuce un‘idea di adattamento e riuso, in cui partendo dallo studio del contesto è possibile reinventare delle situazioni preesistenti. Nell’ultima parte della mostra troviamo i suoi appunti e riflessioni secondo i gradi di libertà (Recupero e reinvenzione, 1968), in un’ottica di riqualificazione delle periferie, con il recupero di queste aree attraverso lavori manuali, insieme agli studi Tracce Itinerari preferenziali (1969) sulla città.
Nel racconto documentario costruito nella mostra si riconoscono i valori fondanti del pensiero di Ugo La Pietra, la necessità in una progettazione di ricercare la forma non da uno schema imposto e fisso, bensì dalle esperienze e dalla sfera personale, per far sì che abitare possa davvero rivelarsi un modo di sentirsi a casa propria in qualsiasi luogo.
Abitare è essere ovunque a casa propria – Ugo La Pietra
Dal 2 Luglio al 2 Settembre 2021
Fondazione Zimei – Via Aspromonte, 4, 65015 Montesilvano PE
Visite su prenotazione
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