A Palazzo Collicola un ponte tra San Francisco e New York. Le mostre di Nancy Genn e Michael Venezia

Fino al 31 maggio a Palazzo Collicola sono visibili due interessanti mostre personali su due artisti di calibro internazionale: Nancy Genn e Michael Venezia.

A Spoleto la stagione primaverile si è aperta con l’inaugurazione il 1 aprile a Palazzo Collicola della mostra antologica di Nancy Genn (San Francisco, 1929) “Beyond the Grid”, curata da Francesca Valente e che ha visto il sostegno dalla galleria veneziana Marignana Arte, e della personale di Michael Venezia (New York, 1935) “Compilations”, a cura di Davide Silvioli, in collaborazione con la Galleria Alessandra Bonomo. Entrambe le esposizioni si concluderanno il 31 maggio e vedono la partecipazione di due artisti statunitensi, rispettivamente provenienti dalla scuola del Pacifico e dalla scena di New York, a riprova della dimensione internazionale della città umbra.

La mostra della Genn presenta opere realizzate dalla fine degli anni ’50 al giorno d’oggi, attraverso le quali è possibile constatare l’evoluzione dell’operato dell’artista nel corso del tempo. Dai dipinti del periodo informale, di cui lo stesso critico d’arte Michel Tapié rimase colpito annoverando Nancy Genn tra gli esponenti dell’Espressionismo Astratto insieme a la Accardi, Fontana, Vedova e in particolare Claire Falkentsein, alle sculture Expanding Oval e Oriental Magnolia degli anni duemila, che percorrono e rinnovano una linea già tracciata dalla Falkenstein prelevando forme organiche poi fuse nel bronzo, che creano così un equilibrio tra materie divergenti. Nel mezzo si collocano le opere realizzate dagli anni ’70 alla fine degli ’80 ,con l’uso della carta fatta a mano; manualità nata dal contatto con il Giappone, dove l’artista soggiornò più volte. La carta diviene materiale plastico, da selezionare e manovrare con cura riconoscendo le caratteristiche cromatiche e fisiche delle delle fibre vegetali; inizio di un percorso che la porta a sperimentare con materie diversificate quali la caseina o ancora i tralci di vite, che vanno a costituire le opere scultoree già menzionate. Già nelle opere di/su carta è evidente il motivo della griglia che rende protagonista ora la carta ora il colore, lacerando l’una e l’altro e rinnovando il superamento di una estetica della superficie in favore di quella della profondità. Se la griglia nella serie Hand Made Paper Works tende a demarcare, in Rainbars l’utilizzo dell’acqua fluidifica la griglia stessa, secondo un andamento a cascata che lascia scorrere il colore oltre i limiti dello schema, da cui il titolo dell’esposizione Beyond the grid.

È interessante constatare come anche l’artista Michael Venezia ricorra nel suo operato a barre (“bars”), che se nella Genn sono disegnate, in Venezia sono materie costitutive dell’opera, così come i blocchi (“blocks”). Nella sua prima mostra personale in un museo pubblico italiano, Venezia espone venti composizioni formate da blocchi e barre di legno. Ogni elemento, posto in orizzontale, si distingue dall’altro per le distese di colore, le sue sfumature, i tratti più o meno decisi o più fluidi, conseguenti all’intensità del metodo pittorico e, talvolta, alle proprietà fisiche dei blocchi stessi. Il titolo della mostra, “Compilations”, è un anglicismo ormai entrato a fare parte del linguaggio comune, per riferirsi a una raccolta di brani musicali. Si potrebbe, in tal senso, ricercare un nesso tra Venezia e il campo musicale, considerata per di più la sua appartenenza alla corrente del Minimalismo americano delle origini che, negli anni sessanta, ha posto le basi per la Musica minimalista, che condivide con le arti visive l’anti-narratività, il serialismo e il riduzionismo del singolo elemento alla sua essenza (il suono in sé, il colore in sé). Le composizioni di Venezia si articolano attraverso l’utilizzo di prefabbricati dalla forma geometrica del parallelepipedo; tali moduli costituiscono un pattern le cui forme essenziali si reiterano andando a generare significati astratti e suscettibili di interpretazioni eterogenee. Attraverso le due mostre di Palazzo Collicola, è possibile osservare come la Genn e Venezia, pur essendo artisti storicizzati in correnti distinte, condividano un approccio compositivo insieme al ricorso a schemi prima utilizzati e poi, in qualche misura, infranti.