
Verdiana Bove | Quando cosa felice cade
Per la prima mostra personale di Verdiana Bove (Roma, 1996) presso Le Nuove Stanze di Arezzo, la giovane artista romana presenta un nuovo ciclo di opere pittoriche, costituito da cinque tele inedite, tutte di formati diversi, che presentano nuove caratteristiche formali e nuovi spunti di lettura rispetto alle opere precedenti.
Il titolo della mostra si rifà al verso di chiusura della Decima Elegia di Rainer Maria Rilke: «E noi che pensiamo la felicità come un’ascesa, ne avremo l’emozione quasi sconcertante di quando cosa ch’è felice cade». Le Elegie Duinesi di Rilke, da cui questo verso è tratto, sono state definite dal critico letterario Peter Szondi «l’opera più significativa della lirica tedesca» del Novecento. A questi versi si affida Bove nella sua nuova serie di opere qui esposte, a sottolineare come la presa di coscienza rispetto alla funzione lenitiva della propria pittura sia ormai arrivata a un punto di maturazione tale per cui essa può assumersi anche il rischio della “caduta”. L’artista, da sempre raffinata lettrice di poesia e appassionata di tutta l’opera di Rilke (comprese le meno note composizioni in prosa), non è, d’altronde, nuova a riferimenti poetici all’interno delle proprie opere.
La Decima Elegia di Rilke si fa, dunque, contraltare letterario della sua pittura. Nel componimento il poeta arriva alla conclusione che gli angeli non sono più racchiusi nella loro remota autosufficienza, ma si rivelano vicini alla nuova coscienza dell’uomo, maturata attraverso la dolorosa penetrazione nei segreti del suo destino, di cui tutto il ciclo duinese dà testimonianza. Gli ultimi versi riassumono la coincidenza di dolore e fecondità che la parabola dei morti ha insegnato. Ma, come spiega il germanista Alberto Destro, «di questa nuova saggezza, il succo estremo è distillato nella contrapposizione puramente formale, figurativamente astratta, di moto ascendente e discendente, nel puro accadere della coincidenza degli opposti, nel gioco di tensioni divaricanti che si incontrano».
Sulla scia di questo paradosso impossibile, che dà la cifra della poetica rilkiana, si inserisce la nuova produzione pittorica di Bove. Come sempre, le sue tele prendono forma a partire da fotografie della sua famiglia o provenienti da raccolte personali, che, sulla superficie pittorica trattata ad olio, si rivelano come ricordi vividi, distinti nella memoria e al tempo stesso sfocati, indefiniti dallo scorrere del tempo, con contrasti cromatici estremamente raffinati.
Accogliendo questi riflessi del passato, Bove indaga il senso della memoria di un’immagine nella sua trasfigurazione dal fotografico al pittorico. La scarnificazione dei singoli elementi dell’immagine, quasi a volerne scoprire solo i caratteri essenziali alla sua lettura, trova nella successiva stratificazione pittorica un corrispettivo materico della sedimentazione dei ricordi.
VERDIANA BOVE
Quando cosa felice cade
6 aprile – 26 maggio 2023
Le Nuove Stanze, Arezzo
Via Mazzini, 12
a cura di Simone Zacchini
inaugurazione giovedì 6 aprile, ore 18 | ingresso libero