
Sguardi e Macerie | Marcello Maranzan e Martina Franchini
Studio DFB, in collaborazione con Artra Gallery di Milano, presenta Sguardi e Macerie, di
Marcello Maranzan e Martina Franchini, a cura di Mattia Andres Lombardo. Due artisti
selezionati da Matteo Masciulli, l’ideatore di ARTRA projects, un percorso di ricerca
all’interno della nuova scena creativa internazionale. Una bi-personale che vede due
linguaggi figurativi apparentemente incompatibili, ma che potrebbero rivelare inaspettati
punti in comune.
“La fotografia è il nostro sguardo sul mondo. Una sentenza apparentemente banale, ma che nasconde significati che potrebbero aprirsi come scatole cinesi.
Le fotografie sono spesso definite come le immagini di chi osserva il mondo, come se l’obiettivo fotografico fosse un’estensione dei nostri occhi. È vero che la macchina fotografica è legata a un dato che è indipendente dalla nostra volontà, eppure la volontà prende parte alla produzione delle immagini poiché quest’ultima è guidata da un’attenzione personale. Paradossalmente la volontà gioca il ruolo più importante li dove lo sguardo fotografico viene impiegato come mezzo di prova per la realtà del mondo.
Quelli di Marcello Maranzan sono scatti che rappresentano fotogrammi di una visita museale, una visita che è anche una pellicola visiva, sono fotografie che si soffermano su ciò che rende possibile la fruizione dell’oggetto in mostra, sulle architetture che rendono possibile la conoscenza delle immagini che vediamo in uno spazio espositivo. Quello di Marcello è un focus sul medium, sul mezzo: piedistalli, teche, cubi, cornici, supporti di vario genere. Una metafotografia. Noi comprendiamo le immagini soltanto nel loro allestimento mediale e nonostante ciò non le confondiamo con il mezzo attraverso il quale le riceviamo.
Se Marcello Maranzan parte sempre dall’osservazione di architetture, interne ed esterne, Martina Franchini utilizza la materia e le macerie di quelle stesse architetture per ricreare le sue superfici. Il lavoro di Martina è caratterizzato dal riuso di scarti edili, tegole, calcinacci, pezzi di architettura. Se la fotografia di Marcello geometrizza, livella, classifica e in fondo celebra sottilmente Il luogomuseo attuale, la ricerca di Martina decostruisce e ricompone gli spazi e le superfici dove siamo abituati a muoverci sia con il corpo che con gli occhi. Nelle sue opere tatto e vista devono abituarsi a un nuovo paradigma. Quello che era non è più. I suoi lavori sono superfici che sembrano giungere da un altro pianeta, aliene e
lontane, e in questo ricordano alcuni lavori di Arnaldo Pomodoro. Nei lavori di Martina Franchini c’è un richiamo formale al grande scultore italiano, nella disposizione di pieni e vuoti, nelle linee spezzate e aspre, nella lucentezza generale che trasmettono”.