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Francesco De GrandiFrancesco De Grandi, “Medea nel giardino del regno di Colchide”, 2023, Olio su tela, 230×340 cm

Luogo

Galleria Civica Trento
Via Rodolfo Belenzani, 44, 38122 Trento TN

Categorie

Data

Ott 26 2024 - Gen 26 2025
Evento passato

Ora

10:00 - 18:00

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Mostra

Francesco De Grandi | Il sacrificio del miele

Figurativa, onirica, narrativa: oltre 20 tele e 50 disegni di Francesco De Grandi indagano le intersezioni tra natura e sacralità in una mostra personale che, nelle intenzioni dell’artista, invita alla contemplazione.

Negli spazi della Galleria Civica di Trento, il Mart organizza la più completa mostra personale in un museo pubblico di Francesco De Grandi

Palermitano, classe 68, De Grandi è tra i pittori contemporanei più noti sia al sistema delle istituzioni sia a quello delle gallerie; inserito nella recente mostra-mappatura sulla Pittura italiana oggi di Damiano Gulli (Triennale, 2023), è presente in prestigiose collezioni pubbliche e private.

Nel 2021 nell’ambito della mostra Camera Picta (a cura di Margherita de Pilati, Gabriele Lorenzoni e Federico Mazzonelli) un suo lavoro site-specific era stato realizzato per nell’appartamento clesiano del Castello del Buonconsiglio. Su invito del Mart l’artista si era confrontato con il celebre Ciclo dei Mesi, proponendo una restituzione del mese di marzo, andato perduto in epoca imprecisata.

Oggi De Grandi torna a Trento – e torna a collaborare con il Mart – con una mostra che si concentra sugli ultimi dieci anni della sua produzione. Attraverso una settantina di opere, il precorso segue un doppio binario: accanto alle opere monumentali, celebrate e proposte in importanti mostre personali e collettive, viene presentata la peculiare attività grafica, meno nota e talvolta inedita.

Il titolo della mostra è preso a prestito da un capitolo dell’opera Così parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche, pubblicata in diverse edizioni tra il 1883 e il 1885.
Nel libro Zarathustra esplora il concetto di sacrificio e la sua relazione con i valori morali e spirituali: “il sacrificio del miele” rappresenta la rinuncia a qualcosa di dolce e desiderabile in cambio di un ideale superiore. Il miele diventa metafora di ciò che è immediatamente gratificante ma di cui il filosofo sceglie di fare a meno, alla ricerca di uno stile di vita più autentico e consapevole.

Con evidenti richiami agli archetipi della storia dell’arte e all’iconografia sacra, De Grandi intende la pratica artistica come un percorso di conoscenza, una via di elevazione spirituale, un esercizio quasi meditativo. La sua è una posizione politica, una concezione dell’esistenza che presuppone il dialogo con gli spettatori e le spettatrici che nella relazione con l’opera condividono con l’artista un “rituale sacro”.
Quella di De Grandi è una pittura figurativa, classicheggiante, nella quale si fondono elementi arcaici, figure metamorfiche e generi tradizionali come la natura morta e il paesaggio. Un immaginario fantastico dai colori netti, accesi, tra tradizione e contemporaneità, nel quale l’artista celebra la natura.

Emblematica, da questo punto di vista, è l’opera centrale della mostra: la grande Medea nel giardino di Colchide(2023). Nella rappresentazione di De Grandi, su una tela di oltre tre metri di lunghezza e due di altezza, Medea è ancora una bambina che vive nel regno del padre Eete, sovrano di Colchide, ai confini del mondo greco. Prima dell’arrivo di Giasone e delle vicende narrate da Euripide e Ovidio, Medea vaga in un giardino remoto, arcaico e misterioso. Con lo guardo un po’ smarrito, è una maga in potenza, una forza ctonia, sul suo polso sinistro si attorciglia un serpentello bluastro, simbolo del bene e del male; Medea potrà dare la vita e la morte.

Ai lavori di ispirazione religiosa, con riferimenti a figure bibliche, appartengono altre opere di grandi dimensioni:
il Trittico delle storie di Gesù (2015-2017), con al centro L’entrata di Gesù a Palermo, omaggio a L’entrata di Cristo a Bruxelles di James Ensor (1888); 
Porziuncola (2019) dove San Francesco è immerso nella natura, circondato da animali simbolici come il lupo e il pavone e dai suoi sodali, inseriti in una realtà del tutto contemporanea, come facilmente si deduce dagli abiti e dai volti dei personaggi;
Sant’Onofrio un’opera inedita, realizzata appositamente per la mostra, che prosegue l’indagine dell’artista sui santi eremiti, simbolo di tutte le persone che vivono ai margini.

In mostra è presente anche l’Atlante di anatomia immaginaria un’impresa privata e monumentale, composta da 28 tavole realizzate nel 2018. Con l’Atltante De Grandi elabora, ridisegna, modifica le pagine di un vecchio volume di anatomia. Ne emerge lo spaccato distopico e surreale di un mondo possibile, nel quale le storture sociali, culturali ed economiche non sono poi così lontane dalla realtà contemporanea.

A questo ciclo fa da contrappunto il Tavolo delle Idee Sacre, un’installazione che custodisce disegni, spunti, appunti e bozzetti, emersione della sterminata produzione grafica dell’artista. Esposta anche una preziosa serie di disegni a china e correttore bianco realizzati sulle pagine di un eserciziario di lingua tedesca del 1915 appartenuto a un principe palermitano.

Durante i giorni dell’allestimento della mostra, De Grandi ha realizzato un intervento site specific su una delle pareti della Galleria: Disegno sogni. L’opera si inserisce nella pratica di scrittura con la mano sinistra che l’artista porta avanti da una decina di anni e che è oggi è confluita nel profilo Instagram @ditosinistro. La scrittura con la mano non dominante è incerta e allude a un’identità che è allo stesso tempo “propria” e “altra”, appartiene al sé ma è fuori dal sé. 

In carboncino, Disegno sogni è una riflessione sull’idea del disegno – che De Grandi definisce come una pratica di pensiero non mediata e libera. Sul muro le parole condividono lo spazio con l’immagine di un pesce spatola, animale abissale che richiama diverse figure alchemiche, come l’urobòro. 

Il progetto espositivo sarà completato da un catalogo di prossima pubblicazione con documentazione fotografica dell’allestimento, riproduzione delle opere, saggi degli storici dell’arte Valentina Bruschi e Antonio Grulli e del curatore Gabriele Lorenzoni.

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