ARCO Lisboa
Andrea Mastrovito, The Diary of a Young Girl, 2024, wood inlay on tree, 305 x 40 x 40 cm Courtesy the artist and Wilde Gallery, Geneva

Luogo

Wilde - Ginevra
Bd Georges-Favon 19, 1204 Genève, Svizzera

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Data

Mar 14 2024 - Mag 01 2024
Evento passato

Ora

08:00 - 18:00

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Mostra

Andrea Mastrovito: This Beam in My Eye Is From The Tree I Planted

Andrea Mastrovito torna a Ginevra con This Beam in My Eye Is From The Tree I Planted, che segna la sua quinta mostra personale presso la Wilde, situata nelle gallerie recentemente inaugurate in Boulevard Georges-Favon 19.
La mostra, che si estende su due piani della galleria, presenta installazioni di grandi dimensioni che invitano lo spettatore a un dialogo con tecniche e materiali emergenti. Queste opere dialogano in un
crescendo di dicotomie e mise en abyme ricorsive, un metodo caratteristico del repertorio di Mastrovito che intreccia narrazioni stratificate, ognuna inserita nella successiva, sfidando la nostra percezione della profondità e della realtà.
This Beam in My Eye Is From The Tree I Planted sonda l’urgente questione della plasticità della realtà
sotto il peso della sua stessa narrazione. Convoca un simposio di arcaico e avanguardia, armonizzando l’artigianato del vetro colorato, della lavorazione del legno, della pittura e dell’intarsio con interpolazioni tecnologiche contemporanee. Questo snodo illumina un’intricata dialettica tra la venerabile maestria dell’artigianato e l’incisiva veridicità della tecnologia laser o la luminescenza dei LED.
Il titolo della mostra racchiude questa dicotomia, giocando sul duplice significato di “trave”: da un lato, come asse o tronco di legno fisico, facendo riferimento al sermone biblico che mette in guardia dal giudicare gli altri; dall’altro, la trave come raggio di luce, che simboleggia sia l’illuminazione che la potenziale distorsione apportata dai laser. L’altra parola chiave del titolo è “albero”, con un esplicito riferimento al giardino che prevade lo spazio, un Eden immaginario che metaforicamente fiorisce e si dispiega in un fitto boschetto di storie.
La prima sala ospita Matelda, un’installazione luminosa di grandi dimensioni in cui vecchie finestre e cornici si intrecciano per creare un immenso giardino allegorico. In questo ambiente etereo, una madre e un bambino, incuranti delle figure inquietanti del lupo sullo sfondo e del soldato in primo piano, aprono libri pop-up che si dissolvono gradualmente nella vegetazione. Questa scena trae ispirazione dalla Divina Commedia, dove Dante incontra Matelda in un paradiso terrestre dove lei lo guida alla verità, alla saggezza e alla ragione. Accanto al grande polittico, le copertine di alcuni dei libri di Matelda sono riprodotte a matita su cassette VHS, audiocassette, CD, DVD, schede di memoria e iPhone, icone dell’evoluzione della conservazione delle immagini e delle storie. Al secondo piano, i visitatori incontrano pannelli originali in legno incisi al laser con interventi disegnati e dipinti. Oscillando tra la serenità domestica e la cruda aridità degli atti eroici, queste opere d’arte si impegnano in una dialettica visiva, sposando la meticolosità delle incisioni al laser con la resa grafica di motivi letterari e cinematografici dell’epoca della guerra. Qui Mastrovito intreccia la narrazione domestica con la dissonanza della guerra, vista attraverso la lente dei collage di Martha Rosler e di The Nazis di Piotr Uklanski, e come sottilmente notato in Matelda. L’artista riflette sull’impronta indelebile che le narrazioni cariche di conflitti hanno sulla nostra psiche collettiva e sul concetto di sé individuale.

La mostra culmina con l’installazione principale che dà il titolo all’esposizione. Qui, il giardino e i giovani germogli delle installazioni precedenti si trasformano in una vera e propria foresta di faggi. Nella tradizione greca, il faggio era un deposito di conoscenza e un rifugio per le driadi, gli spiriti arborei che abitavano al suo interno ma che potevano vagare oltre i loro confini di legno. Utilizzando l’intarsio, Mastrovito immagina un Eden reimmaginato, dove la fuga ancestrale di Adamo ed Eva converge con l’odissea contemporanea dei rifugiati, sovrapponendo il testo antico alla topografia delle attuali migrazioni umane. Tra la fermezza degli alberi, le figure dell’intarsio tracciano un confine indefinito, che riecheggia dal Demiurgo – un faro singolare, il tronco di faggio bianco – a significare la soglia tra l’esistenza terrestre e quella ultraterrena. In un silenzioso atto di solidarietà, le figure si mascherano con la letteratura dei viaggi esistenziali, da Camus a Steinbeck, da Ellison a Huxley, da McCarthy al non raccontato. Attraverso questi autori, essi rivelano i percorsi spesso riluttanti dell’umanità.
Voi siete le vostre storie. Siete il prodotto di tutte le storie che avete sentito e vissuto, e di molte altre che non avete mai sentito. Esse hanno plasmato il modo in cui vedete voi stessi, il mondo e il vostro posto in esso. (Daniel Taylor)

BIOGRAFIA
Nato a Bergamo nel 1978, Andrea Mastrovito vive e lavora a New York.
Diplomatosi presso l’Accademia G. Carrara di Bergamo nel 2001, nel 2007 ha vinto il New York Prize,
assegnato dal Ministero degli Affari Esteri italiano; nel 2012 il Moroso Prize; nel 2016 il Premio Ermanno Casoli; nel 2019 l’Italian Council; nel 2021 il Prix Plantagenet e il Premio Icona; nel 2022 si è aggiudicato il PAC, indetto dal Ministero della Cultura Italiano.
Nella sua pratica artistica, Andrea Mastrovito utilizza il disegno come strumento di indagine del reale, stravolgendo il processo visivo attraverso la reinvenzione di tecniche, materiali e interi ambienti. La principale finalità del suo lavoro è di creare infiniti rimandi e connessioni semantiche tra concetti opposti: vita/morte, luce/buio, sacro/profano e storia/attualità.
Esplorando il disegno come copia, traccia, impronta, metamorfosi, negazione e atto performativo, Mastrovito rielabora e reinterpreta il nostro tempo senza piegarsi a convenzioni etiche o politiche, intendendo il disegno come linguaggio contrapposto alla scrittura, di cui rappresenta l’origine e la
fine: una sorta di mediatore diretto tra il mondo delle idee e quello della realtà.
Le sue opere sono state esposte nei maggiori musei nazionali e internazionali tra i quali: il museo MAXXI, il MACRO e il Palazzo delle Esposizioni a Roma; al MART di Rovereto; al Centro Pecci di Prato; al Belvedere 21 a Vienna; al MUDAC a Losanna; al MUDAM del Lussemburgo; al Queens Museum, Museum of Arts and Design e The Drawing Center, New York. Andrea Mastrovito è stato il primo artista contemporaneo a cui, nel 2011, è stata dedicata una personale al Museo del Novecento di Milano. Tra le ultime personali museali si segnalano Yo Lo Vi, al Proa21 a Buenos Aires (2022); Strange Days, al Laznia Center di Danzica (2021); lo Non Sono Leggenda, al Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni a Pistoia (2020); Very Bad Things alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (2019); Le Monde est Une Invention sans Futur alla Fondation Bullukian di Lione (2019): Symphonie cines Jahrhunderts, alla Kunsthalle Dominikanerkirche di Osnabruck (2018); At the end of the line, alla GAMeC di Bergamo (2014).
Ha inoltre partecipato a diverse rassegne internazionali tra cui: Festival Images Vevey, Biennale des arts visuels, Vevey 2020; la 15a Biennale de Lyon 2019; la 6a Biennale d’Anglet 2016; Le Printemps de Septembre, Toulouse 2012; la 15a Quadriennale di Roma 2008.
Dal 2014 ha realizzato una serie di interventi pubblici permanenti in Italia, Francia, Belgio e Stati Uniti.
Nel 2017 ha esordito come regista cinematografico con il lungometraggio animato NYsferatu – Symphony of a Century, seguito dal sequel, I Am Not Legend, nel 2020: entrambi sono stati proiettati in diverse realtà culturali, fondazioni, cinema e festival di tutto il mondo. Nel 2021 ha fondato a Bergamo, assieme ai soci Marcassoli e Carrera, The Drawing Hall, il primo spazio interamente dedicato al disegno contemporaneo italiano, di cui è direttore artistico.

Andrea Mastrovito
This Beam in My Eye Is from the Tree I Planted
14.03. — 01.05.2024
WILDE | GENÈVE

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