Arco Madrid 2025
Leonardo Gambini

Transparency Changes, Leonardo Gambini

La Galleria Monopoli di Milano, ospita la mostra “Transparency Changes” ovvero “Variazioni di Trasparenza”, dell’artista Leonardo Gambini, a cura di Alberto Barranco di Valdivieso.

Il titolo sintetizza subito la tematica principale su cui riflette l’artista, ovvero il passaggio della luce all’interno delle teche di plexiglass come dinamica dei cambiamenti delle forme. 

Leonardo Gambini, sembra essersi accostato alla filosofia duchampiana, e aver deciso di far diventare opera d’arte la teca stessa, un elemento che normalmente viene utilizzato come strumento di protezione delle opere. All’interno dei suoi lavori  non ci sarà mai solo il puro colore e le varie geometrie scelte dall’artista, ma sarà presente anche tutto ciò che circonda l’opera stessa, ossia l’ambiente e lo spettatore. La contrapposizione tra lastre coprenti e trasparenti simboleggia la stratificazione tra l’assenza e la presenza, tra il pieno e il vuoto, in un mondo in continua metamorfosi di sé stesso, dove i valori e le certezze si vanno a perdere o cambiano assumendo nuove forme.

L’opera dal titolo Ucraina, 2023 ha la forma di una cornice orizzontale, che non si erge intorno a un tipico quadro realistico, ma sceglie di incorniciare il vuoto della parete e chi la osserva. Sembra aprire davanti a noi un senso di assenza, ci rivela da un lato la devastazione provocata dalla Guerra ancora in corso che appare però spesso essere stata dimenticata. Sottolinea inoltre, la nostra impotenza e impossibilità di agire; ma l’artista lasciando lo spazio bianco , completamente vuoto, al tempo stesso, sembra aprire una possibilità di rinascita, sviluppo e nuova vita. L’evidente richiamo all’Ucraina, oltre che dal titolo è dato dai colori scelti per l’opera: il blu e il giallo. 

L’intera mostra, sottolinea l’amore per il minimalismo americano, degli anni ‘60 e ‘70, che già in quegli anni aveva privilegiato la scultura. Leonardo Gambini, lavora intensamente con le sue mani, realizzando in prima persona i suoi lavori e costruendo le varie strutture che compongono il suo linguaggio. 

Osservando l’opera Nyman, si percepisce subito la forte scansione degli elementi, tanto ritmici e rigorosi da ricordare immediatamente uno spartito musicale, dove la carta diviene parete e le note sono scritte in plexiglass e non più a penna. Si ascolta una melodia che penetra la pelle ed entra nello spirito. Così il curatore Alberto Barranco di Valdivieso spiega il lavoro: “ Una grande opera rappresenta il tema “multitasking” di forma e disposizione mutevoli, Nyman (2022); costituita da 17 barre monocromatiche blu, verde smeraldo e giallo fluo, riconvertibili secondo un ordine sempre diverso, in questo caso con una disposizione appositamente pensata per la parete più grande della galleria – l’installazione appare come lo schema di una composizione musicale minimalista da cui il nome ispirato al grande musicista Michael Nyman”. 

Osservando i lavori di Leonardo Gambini presenti in mostra, si nota come a seconda dell’intensità e della direzione della luce, le teche di plexiglass formino ombre colorate sulla parete. Esse divengono estensione dei lavori, prolungamenti dei confini che non sono più chiusi. Le forme si distendono nelle proiezioni di loro stesse, grazie al puntuale uso della luce che ricorda per certi aspetti il grande “maestro delle ombre” Robert Irwin.