Fabiola Ceglie e Marta Montoni, curatrici dei podcast "Traccia d'artista"

Traccia d’artista: un ascolto immersivo dell’arte contemporanea | Intervista alle curatrici

I podcast di “Traccia d’artista” nascono a un anno di distanza del primo lock down ovvero dall’impossibilità di uno scambio diretto, dalla mancanza di nutrimento visivo del mondo artistico e dalla volontà di agire.

«L’arte è soprattutto un modo per lasciare una traccia della mia esistenza: io ero qui. Ho avuto fame, sono stato tradito, ero felice, ero triste, mi sono innamorato, ho avuto paura, ho avuto tante speranze, ho avuto un’idea, avevo un buon fine, ecco perché faccio arte». Félix González-Torres

L’ascolto è condizione di dialogo, possibilità d’accesso ad una esperienza che proietta verso un luogo di reciprocità, in cui incontrare l’alterità e l’io nel tempo e nell’individualità del racconto. I mesi trascorsi e le cicliche restrizioni, obbligate dall’emergenza pandemica, hanno contraddistinto sempre di più la comunicazione digitale come irrinunciabile mezzo per mantenere attive le relazioni e coltivare il proprio mondo culturale: nel corso del tempo podcast, talk, incontri, mostre virtuali su piattaforme social hanno assunto un ruolo determinante per restare accanto ai fruitori dell’arte, attivando un percorso di scoperta, empatico ed immersivo, e/o un modo per ritrovare il contatto ravvicinato con gli artisti e la loro sfera ideativa e produttiva.

Traccia d’artista è uno spazio aperto all’ascolto dei protagonisti dell’arte contemporanea, a partire dal panorama romano, con cui intreccia un legame primariamente uditivo, affidandosi al virtuale su piattaforme di streaming audio, per poi correlarlo, nel sito internet, sui social e sul canale YouTube, alla sua dimensione visiva, avvicinando il fruitore in modo semplice e veloce attraverso gli strumenti più utilizzati durante questo periodo di emergenza sanitaria.

Ne abbiamo parlato con le curatrici Fabiola Ceglie e Marta Montoni.

Nicoletta Provenzano: «Il progetto Traccia d’artista si muove nella forma di un racconto che si svolge e delinea di parola in parola, di voce in voce nello scorrere fluido lungo i percorsi personali e poetici degli artisti intervistati durante gli studio visit. Si muove nei territori dell’ascolto attraverso podcasts, consentendo una fruibilità immediata e non mediata delle diverse ricerche artistiche, in una narrazione non scontata che preserva l’autenticità di ogni incontro. La traccia detiene nel suo significato etimologico la forza del segno, l’urgenza e la praesentia dell’impronta, che tipo di immagini e significati vi hanno accompagnato nella scelta del nome per il progetto e, più in generale, che genesi ha avuto questa iniziativa?»

Fabiola Ceglie/Marta Montoni: «L’idea del progetto è nata durante il primo lockdown 2020, dall’impossibilità dello scambio diretto e del nutrimento visivo con il mondo artistico e dalla voglia di agire e non arrestarsi in un contesto difficile che forzatamente frenava ogni iniziativa espositiva. Il concept è una proposta facilmente accessibile dedicata all’ascolto attento e assorto delle voci degli artisti all’interno dei loro studi, mentre raccontano la loro ricerca, le scelte, le passioni, la formazione, gli incontri che hanno avuto un ruolo fondante, e abbraccia anche una sfera emotiva legata all’arte contemporanea, dove il racconto della propria poetica artistica si intreccia con il vissuto, i ricordi e le esperienze che hanno contraddistinto ogni cammino. E’ entusiasmante e appassionante scoprire il loro universo creativo, essere nell’incontro con l’altro, genuinamente, avviare una conoscenza che accende la capacità immaginativa e visiva, la nostra, come quella del pubblico ampio a cui ci rivolgiamo, prima nell’ascolto e poi nelle immagini e nei brevi video che inseriamo nel sito internet e sulla pagina Instagram. Il termine “Traccia” che abbiamo scelto per identificare il progetto affonda le radici nella polisemia stessa del termine, che unisce insieme la traccia vocale del dialogo registrato durante gli incontri e il segno, il gesto, l’impronta visivo-formale che riguarda il fare artistico. La narrazione di ogni ricerca è, dunque, essa stessa una traccia, una testimonianza che evidenzia elementi fondamentali di ogni linguaggio visivo, segno tangibile delle esperienze, dei pensieri, della pluralità e molteplicità di ogni forma d’arte. La traccia è anche ciò che indica il cammino, la traiettoria che si compie in un itinerario, in un viaggio programmato di scoperta ed esplorazione.»

NP: «Il vostro progetto ricerca e mantiene un carattere autentico, ricollegandosi alla sostanzialità del termine autentikós, che, come evidenziato da Alessandro Ferrara, è “portare se stesso a rivelazione”. Nel rispetto e nella diffusione di questo raccontarsi e svelarsi, quanto incide la spontaneità dell’incontro in termini acustici nel montaggio dei podcasts finali e quanto è importante il rapporto che si crea in questa produzione?»

FC/MM: «L’autenticità di ogni incontro viene rispettata anche nel montaggio di ogni podcast, la nostra volontà è quella di preservare la realtà dell’ambiente in cui l’incontro avviene, l’atmosfera in cui gli artisti vivono e lavorano, non tralasciando nulla di quelli che costituiscono rumori, suoni, pause o leggere interferenze di fondo, coinvolgendo totalmente il fruitore nel contesto auditivo dello studio. La riconoscibilità di un suono, la caratteristica acustica di un ambiente, amplifica la qualità dello scambio, la caratteristica e la propagazione dell’incontro, la sua profondità percettiva. Questa scelta è subito avvertibile già dall’introduzione del podcast in cui registriamo il timbro dei suoni dello strumento di lavoro più utilizzato dagli artisti. Non tutti gli utensili sono immediatamente riconoscibili, ma tornano durante il racconto e si palesano inequivocabilmente, concedendo un accesso ulteriore al lavoro dell’artista. Il rapporto che si crea congli artisti, fin dai primi contatti e poi accentuatamente durante ogni incontro, apre l’orizzonte ad una progettualità condivisa, ricca di slancio e curiosità reciproca. L’iniziativa è basata ovviamente su un’intersoggettività estesa anche a chi ascolterà e si ritroverà nelle parole e nelle esperienze raccontate, quello che per noi è un tratto fondamentale è l’attenzione nella sua forma più pura che consente una vicinanza per molti difficile da attuare, per distanza fisica o anche per esitazione; il podcast ha l’immediatezza, la velocità e l’agilità di diffusione più adatta, sia al momento che stiamo vivendo sia per l’esattezza e la profondità espressiva che genera, in cui i diversi incontri si intrecciano in un percorso connettivo sempre in divenire, di cui essere parte, che vive del racconto e dell’ascolto, tra autori e destinatari a cui si rivolge. Per il momento siamo partite da Roma, la città dove viviamo e lavoriamo, ma il nostro intento è quello di proseguire su tutto il territorio italiano, a supporto di un ampio numero di artisti dai diversi linguaggi.

NP: «I primi tre incontri hanno approfondito il corpus e le poetiche di tre artiste: Lulù Nuti, Delfina Scarpa e Sonia Andresano. Quali ricordi, percorsi e intensità poetiche vi hanno più colpito di ogni artista?»

FC/MM: «Lulù è stato il perfetto inizio del nostro progetto, per la capacità sincera di raccontarsi e di trasmettere l’intensità con cui vive i materiali che utilizza e che diventano poi parte di un racconto interiore. Il racconto della residenza sulla nave cargo The Owner’s Cabin, Cielo d’Italia, Atlantic Ocean del 2017 ci ha affascinato per l’unicità dell’esperienza e per la maniera attraverso la quale Lulù ha realizzato l’opera Cardiogrammi a bordo della nave. Quando poi siamo andate in studio da Delfina abbiamo avuto l’occasione di conoscere un’artista che, nonostante la sua riservatezza, ci ha accolto con entusiasmo. Forte in lei è la consapevolezza della sua ricerca, dove l’approccio accademico è stato sostituito da uno infantile, nel senso di spontaneo e libero, che la portano a divorare e distruggere gli strumenti classici di lavoro, optando così per strumenti non convenzionali. Durante la registrazione del podcast di Sonia siamo venute a conoscenza della sua precisione e allo stesso tempo del suo spirito irrequieto che, nel tempo di realizzazione del progetto, ci ha fornito un’ulteriore chiave di lavoro: l’adrenalina. Sonia è energia e vitalità, le parole dei suoi racconti sono immagini, odori e suoni che si manifestano nella mente e che ti permettono di rivivere con lei momenti della sua vita, è stato molto stimolante. Tutte e tre sono state fondamentali per il nostro lavoro, quello a cui stiamo dando vita è una catena per cui ogni artista costituisce un anello inconsapevole, ma imprescindibile per andare avanti. Ciò che emerge da queste registrazioni è un’assenza di gerarchie e certamente un clima di collaborazione che fa sì che il prodotto finale sia il risultato di un lavoro corale.»

Traccia d’artista è un ascolto visivo che intercetta lo sguardo del pubblico attraverso la parola, un invito ad avvicinarsi e approfondire riflessioni, istanti meditativi, e realtà da cui l’opera prende corpo, un ritratto raccontato all’interno degli atelier, in cui atti di vita e atti creativi si intrecciano.

Il prossimo podcast, in uscita il 15 Aprile, sarà un’esplorazione a distanza ravvicinata della poetica onirica, inaspettata e luminescente di Fabrizio Cicero.