TOGETHER. Interact – Interplay – Interfere è il titolo – corale ed extradisciplinare – che identifica la nuova mostra a cura di Judith Waldmann assistita da Anna Zinelli, ospitata dal Kunst Meran|Merano Arte diretto da Martina Oberprantacher che, sino al prossimo settembre, invita il pubblico ad essere partecipante attivo dell’esposizione, al fine di ri_conoscere nel valore e nella forza della collettività una visione nuova e necessaria del presente, in una tensione tanto ludica quanto filosofica, verso il futuro – da riscrivere -.
E mentre Kunst Meran può festeggiare la Menzione d’Onore appena ricevuta alla XXVII Edizione del Compasso d’Oro all’ADI Museum di Milano per la pubblicazione DESIGN FROM THE ALPS TIROL SÜDTIROL TRENTINO ALTO ADIGE, – catalogo omonimo della mostra meranese tenutasi nell’autunno inverno 2019-20, a cura di Claudio Larcher, Massimo Martignoni, Ursula Schnitzer per la parte storico-critica e da Antonino Benincasa, Claudia Gelati e Malthe Thies Wölher per la identità grafica – il nuovo progetto inaugurato il 25 giugno che segue la mostra Eliografie, incomplete di Elisabeth Hölzl, Gina Klaber Thusek – di cui vi avevamo raccontato qui – propone al pubblico un ruolo davvero straordinario: diventare parte della mostra.
Together. Insieme. Qual è il significato che siamo in grado, oggi, di dare a questo lemma ma, soprattutto, a questo concetto? La riflessione che dà avvio alla mostra meranese ha raccolto attorno a sé una indagine plurima, affidata ad artisti internazionali, intervenuti nel dialogo con lo spazio peculiare del Kunst Meran e sostanziando in modo pluridisciplinare il senso intrinseco del concetto di comunità.
Adrian Piper, Anna Maria Maiolino, Ari Benjamin Meyers, Bart Heynen, Brave New Alps and MAGARI, Christian Niccoli, Daniel Spoerri, Francis Alÿs, Franz Erhard Walther, Hannes Egger, Isabell Kamp, Jivan Frenster, Karin Schmuck, Marina Abramović and Ulay, melanie bonajo, Norma Jeane, Officinadïdue, Rirkrit Tiravanija, SPIT!, Tania Bruguera, Yoko Ono sono gli artisti che, accettando l’invito della curatrice Judith Walmann e del Kunst Meran hanno dato corpo alla volontà di una ricerca delineata come un percorso da attraversare, di cui divenire parte viva e partecipativa.
Sin dal titolo del progetto, TOGETHER. Interact – Interplay – Interfere si comprende che le possibilità di ricerca sono ricche di significazioni, agenti in tempi, luoghi e spazi differenti – sino alle opere site specific – e che la richiesta di condivisione e partecipazione da parte del pubblico non può rimanere inascoltata. Un primo esempio è il biglietto d’ingresso, il cjui valore aggiunto è quello di sdoppiarsi per altri visitatori, un importante tassello d’arte per la collettività realizzato da Hannes Egger, ‘Ambassadors of Togetherness, 2022’.
La mostra, pertanto si articola secondo i termini di una successione concettuale, lasciando che i visitatori si immergano nella molteplicità di sviluppo della tematica, definendo la geometria variabile e parallela dell’Arte intesa come processo mai statico. Se da un lato, la mostra, come affermato da Judith Waldmann intende “celebrare il ritrovarsi in presenza dopo la pandemia” essa desidera al contempo celebrare il valore dell’interazione grazie alla capacità precipua del gruppo collettivo di azzerare le differenze e le chiusure individuali per poter tornare a vivere la ricchezza della comunità – con, inoltre, un ricco ed imperdibile programma di eventi collaterali, tra cui talks, performance, clubbing, giochi di società, esperienze fisiche, l’oro collettivo e un finissage legato al food d’arte… –
Tre sono le sezioni ideate per l’allestimento: Interact, caratterizzata da progetti partecipati site specific e azioni collettive. Interplay, inerente ad opere con cui, per l’appunto, il pubblico ha la possibilità unica di interagire in maniera ludica e Interfere, sezione dedicata a lavori che sviluppano una indagine sul senso empatico di responsabilità del singolo invitato a pensare come parte di un gruppo più ampio, in particolare su temi politici e sociali.
TOGETHER guarda a questo concetto da differenti prospettive e presenta un ampio programma con diverse azioni collettive. Il pubblico sarà invitato a lasciare la propria ‘comfort zone’ per assumere un ruolo attivo e prendere parte a esperienze nuove e insolite.
Non è semplice raccontare le sensazioni provate dinanzi alle opere, sia quando osservate sia, soprattutto, quando esperite in prima persona. Dall’ingresso, ‘abitato’ da un’opera di Tania Bruguera sino alla terrazza trasformatasi in un Orto Volante grazie al lavoro collettivo Brave New Alps and MAGARI in collaborazione con altre realtà del territorio, si comprende che non è più tempo di stare solo a guardare. Seppur, tuttavia, non si vuole qui svelare tutto della mostra, l’intenzione è quella di offrire una sorta di mappa concettuale e tematica al lettore, mediante cui provare già ad immaginare il proprio itinerario in mostra.
Lo spazio di Kunst Meran, nella sua particolare specificità, accoglie il pubblico con l’opera di Tania Bruguera ‘The poor treatment of migrants today will be our dishonor tomorrow‘, un lavoro che esprime e denuncia per metafora dell’ossimoro simbolico quell’indifferenza che noi viviamo comodamente nella comfort zone del vecchio continente.
Si inizia, così, a salire lungo la grande scala che porta al piano superiore dove si incontra, in sospensione, il lavoro di Isabel Kamp ‘Every time I reach for you I grab space instead’, sculture che ritraggono mani, realizzate in ceramica, fragili e sospese, delicate e aeree come la comunicazione interpersonale e la sua estrema fragilità; Jvan Frnster fa proseguire il percorso con l’opera site specific ‘Studies of an opportunity‘, composto da un pattern che ricorda il gioco Twister, un audio sonoro che interroga il pubblico sulle sensazioni provate e un QR code attraverso cui condividere l’esperienza in mostra. L’artista, però, si interroga sui modi di vivere lo stare insieme: siamo ancora capaci di godere degli accadimenti senza che diventino mero materiale da condivisione social? Domanda che i visitatori|partecipanti si porranno anche di fronte alla grande opera muraria di Hannes Egger ‘Different Forms of Togetherness‘. Mediante un racconto simbolico Egli enuclea le varie forme di vissuto collettivo, in positivo e negativo, non ponendo alcun filtro alla narrazione.
Il percorso di TOGETHER avanza negli spazi del Kunst Meran, immergendo la prospettiva di fruizione in una sala dove si incontrano – in un dialogo molto interessante – Karin Schmuck, Marina Abramović and Ulay, melanie bonajo, Anna Maria Maiolino, Isabel Kamp, Bart Heynen innestando una relazione con il pubblico tramite fotografia, video ed installazione, focalizzando la riflessione sul valore assegnato al corpo, alla fisicità vissuta come processo collettivo ancestrale.
Un legame profondo, inteso, al contempo, secondo i termini di una grande fragilità, la cui caratteristica è però quella di abbattere i limiti ed i clichés costruiti dalle sovrastrutture politiche, sociali e culturali nel tempo. Ogni opera, pertanto, racconta in modo differente tale visione offrendo alla vista e alla mente dei visitatori un modo inattaccabile di non sfuggire alla verità.
Il concetto di collettività torna in altra veste grazie a Francis Alÿs e l’opera video di ‘When Faith Moves Mountains (making of)’ in cui il concetto di lavoro di gruppo, unione che fa la forza e sposta le montagne è stato realmente realizzato, in collaborazione con Cuauhtémoc Medina and Rafael Ortega; segue l’opera video del 1983 di Adrian Piper, ‘Funk Lesson’, performance realizzata a Berkley dall’artista che invitava un pubblico per lo più bianco a ballare il funk ma, soprattutto, a comprendere il ruolo politico e sociale ricoperto dal funk per la Black Culture, trasformando la lezione in una azione corale e intellettuale. Azione partecipata è anche quella relativa all’opera di Ari Benjamin Meyers, ‘Duet‘, che invita il pubblico a cantare, appunto, in duetto, scrollandosi di dosso il peso del giudizio altrui.
Nella successione concettuale Interact|Interplay|Interfere che TOGETHER propone, l’idea di gioco operato e agito in socialità è estremamente trainante, come di_mostra l’installazione di Rirkrit Tiravanija, ‘Untitled’, un duplice tavolo da ping pong, con racchette e palline, su cui campeggia la scritta DOMANI È LA QUESTIONE. Il gioco serio dell’arte avanza in maniera sempre più eloquente con l’installazione #OneLove di Norma Jeane, che dal giorno dell’opening ha cambiato forma e cambierà volto all’intera sala dedicata grazie all’azione collettiva reiterata; inoltre, come sottolineato dall’artista:
“#OneLove” non è una dichiarazione politica o ideologica ma una pratica condivisa. La collezione dei colori utilizzati nelle diverse bandiere si scioglie nella molteplicità virtualmente infinita delle sfumature attraverso il gioco senza regole o restrizioni. Ne risulta un’opera d’arte collettiva che riconosce e celebra la complessità dell’essere umano.
“Let’s get together and feel alright!” Norma Jeane
Il Kunst Meran inerpicandosi in una verticalità archiettonica, prima di salire all’ultimo piano, fidsa un incontro tra i visitatori e l’opera video ‘We the Enemy’ del collettivo SPIT! (Sodomites, Perverts, Inverts Together!) in cui Despina Zacharopoulos elenca una serie di insulti rivolti alle persone LGBTQIA+. La riflessione, perciò, si spinge verso il ribaltamento della significazione di gruppo, nel ripercorrere la storicizzazione di diritti negati, di persecuzioni e affidando al ruolo di nemico una “strategia di resistenza alla violenza linguistica (e, pertanto, anche sociale e politica).”
TOGETHER pone l’accento anche sulle difficoltà, dunque, assunte da una compagine di gruppo e se è vero che affrontare insieme gli accadimenti permette di superarli con maggiore forza, ciò trova un riflesso speculare anche nella ovvia ricondivisione di un peso, in un afflato drammatico di tale risvolto. Eco di tale concetto è racchiuso nell’installazione video di Christian Niccoli, ‘Die kollektive Last‘, il peso collettivo. In una stanza immersa nel buio, l’opera, proiettata in modo causale sul soffitto, trasmette le immagini di alcuni performers i quali, al di sopra delle proprie teste, con l’aiuto delle mani, sorreggono un grosso carico, fungendo da metafora per un’idea di ‘colpa collettiva’ che la Storia molto spesso ha affibbiato a gruppi identitari. L’opera così come ideata, realizzata e allestita diviene estremamente sinestetica nella sua percezione, tanto da non lasciare indifferenti.
Si torna alla luce e si acuisce il senso dato al tema di Interfere da parte della mostra. Il pubblico, difatti, si troverà a dialogare, per iscritto, su bianche pareti per rispondere a cinque domande poste da Hannes Egger con ‘Questioning Togetherness’. Vera opera partecipata che necessita del pubblico per poter prendere vita e che, per tutta la durata di TOGETHER restituirà prospettive simili, parallele, opposte, come avviene in ogni gruppo che accoglie la preziosa ricchezza dell’individuo.
Ricchezza germinale, preziosità plurima come evidenziato anche dall’opera di OfficinaDiDue, ‘Seed bombing, 2020-22′ ; elementi diversi – ovuli in vetro soffiato, contenitori in plexiglass, semi e fioriture di pioppi che sono alberi ‘mangia-smog e plastica’ – diventano tasselli di un puzzle scientifico che invita il pubblico a comprendere il valore e l’importanza dell’agire per salvare l’ambiente, in un momento così drammatico per la crisi climatica. In alcuni sacchetti sono riposti dei semi di pioppo e si è invitati a portarne via e piantarli altrove, per far sì che questi alberi possano compiere il loro lavoro e che ognuno di noi possa compiere un piccolo quanto importante gesto per il pianeta.
Il filo conduttore del desiderio e di una tensione verso un futuro migliore raccorda le ultime due opere del progetto espositivo, ad iniziare da quella di Yoko Ono, compartecipativa, così raccontata:
Il ‘WISH TREE’ (1996 – ongoing) di Yoko Ono invita tutt* noi a formulare un desiderio per il futuro e scriverlo su un biglietto che confluirà, assieme a milioni di altri raccolti in tutti il mondo, a Reykjavík, nell’installazione dedicata alla memoria di John Lennon. Il titolo, purtroppo sempre attuale, è “Imagine Peace Tower”.
Al pubblico non resterà che scrivere un desiderio e legarlo all’albero di ulivo prima di uscire sul terrazzo trasformato, per l’occasione, in un Orto Volante, grazie alle associazioni MAGARI e Brave New Alps in collaborazione con altre realtà del territorio. L’opera è il frutto di cooperazioni svoltesi in primavera e oggi l’ORTO VOLANTE è pensato quale “luogo di convivialità tra persone, piante, insetti e uccelli che nel 2022 saranno di passaggio sulla terrazza della Kunsthaus” e come ancora sottolineato dal collettivo Brave New Alps and MAGARI:
Siete tutt* invitat* a sostare nell’orto, prendervene cura, annaffiare le piante, liberarle da insetti, togliere le foglie malate ma anche a raccogliere i frutti, mangiarli sulla terrazza, portarli a casa o anche, semplicemente, godere del loro profumo. L’ORTO VOLANTE vive attraverso il coinvolgimento di tutt* e la convivialità che si crea tra esseri viventi appartenenti a specie diverse.
Questa, come altre opere che rientrano anche nelle attività ideate per il Programma Collaterale che si svolgerà nei mesi di TOGETHER, sarà protagonista di un finissage d’eccezione, legato al progetto Reenactment di “Zehn Suppenrezepte” [Dieci ricette di zuppe] di Daniel Spoerri. Quarant’anni dopo la sua prima realizzazione in Tirolo, a Castel Fontana, Kunst Meran ripropone l’Eat Art Happening, ove il pubblico è invitato – ben oltre la mera visione allestitiva – a prender parte all’happening, condividere un momento conviale, di arte, cibo, discussione e festeggiamento all’interno dello spazio museale – per partecipare si può contattare il Kunst Meran –
Uscendo, infine, dal museo, dopo aver preso parte attiva alla mostra TOGETHER. Interact – Interplay – Interfere, si avrà come la sensazione di aver appreso molte cose di cui ci si sentiva all’oscuro, per tutta una serie di ragioni, di matrici sociali e culturali. Forte ma catartica la percezione di non esser soli a questo mondo e di far parte di un sistema sì complesso ma perfetto – o perfettibile – del quale è un privilegio esser coprotagonisti. A quale gruppo si appartenga, nello specifico, per radici soggettive, d’un tratto, non appare più un limite, una invalicabile barriera, bensì solo una parte, fondamentale, di una collettività universale, ove ognuno di noi ha un ruolo imprescindibile dalla costruzione di un meccanismo impeccabile che, però, abbiamo violato troppe volte.
TOGETHER. Provate, ora, a pensare nuovamente al significato di questo concetto…
Ha un’altra energia, vero?
TOGETHER. Interact – Interplay – Interfere
Kunst Meran Merano Arte
Via Portici 163, 39012 Merano
Dal 25 giugno al 25 settembre 2022
Martedì – sabato: ore 10-18 / domenica e festivi: ore 11-18