Sara Forte, dal progetto KALEIDOSCOPE, olio su tavola

Sara Forte ‘KALEIDOSCOPE’

La Rocca Malatestiana di Fano (PU) si trasforma in ‘caleidoscopico’ contenitore, spazio espositivo che accoglie la personale dell’artista Sara Forte titolata KALEIDOSCOPE, a cura di Chiara Gatti e con Umberto Galimberti in dialogo il giorno del finissage.

Sara Forte KALEIDOSCOPE accoglierà il pubblico secondo tale principio: “Non è quindi la realtà ad essere fissa ma la nostra visione della realtà che ci consegna nuove possibilità”;  si legge così nel testo dell’artista che accompagna il suo solo show alla Rocca Malatestiana di Fano (PU) dal 30 giugno al 9 luglio e che si concluderà in dialogo con il filosofo Umberto Galimberti.  KALEIDOSCOPE, a cura di Chiara Gatti, prende avvio “da un’idea sul pensiero caleidoscopico, termine usato per la prima volta da Rosabeth Moss Kanter, docente di Harvard e autrice di molti testi di Sociologia e Management”

Sara Forte prende in prestito tale concetto, quell’archetipo simbolico che rimanda al tubo utilizzato come cannocchiale, al cui interno i riflessi di frammenti vitrei colorati generano immagini e forme geometriche spettacolari, tali da creare astratte composizioni che mutano al ruotare del tubo, per farne generatore di altre visioni, di inattese prospettive nella percezione della realtà, in grado, perciò, di accogliere nella dimensione del già noto, patterns multiformi e angolazioni insospettabili. Il caleidoscopio, perciò, cambia il modus cogitandi, l’approccio con cui osservare, conoscere ed intendere la realtà, al fine di relazionarla con una visione interiore in grado di rendersi volano per un nuovo gradiente di immaginazione, spingersi sino a dove non si era mai osato, “attivando idee e soluzioni nuove e accogliere concetti che sembrano opposti tra loro. Una messa a fuoco differente sulle cose, come in quel gioco antico, a volte definito inutile, ma che scatenava grande meraviglia quando un bambino lo maneggiava”.

Sara Forte, dal progetto KALEIDOSCOPE, olio e plexiglass su tavola

In tale ottica – è il caso di dirlo – si muovono le opere realizzate da Sara Forte realizzate per questo progetto espositivo e che, a partire dall’etimologia del lemma ‘caleidoscopio’  – al greco kalòs che significa bello, eidos che significa immagine e skopéo che vuol dire osservare, ovvero osservare il bello – ecco che i lavori puramente geometrici della Forte, composizioni formalizzate attraverso differenti commistioni materiche, tra cui il missaggio di colore ad olio e plexiglass, mirano a fissare, nello spazio mondano, quelle tensioni suggestive e visionarie e, invece, prendono forma nelle spire dell’inconscio e, troppo spesso, restano sottese al reale.

È ancora l’artista ad affermare che “guardando nel nostro caleidoscopio interiore scopriamo le sfumature delle nostre emozioni, maneggiando il nostro tubo fatto di tanti frammenti colorati abbiamo la possibilità di gestire le situazioni e di vedere da una diversa angolazione la realtà anche se, come in questo ultimo periodo, ci sembra complessa e priva di colori.”  In tal senso, la poliedrica ed eclettica sperimentazione di Sara Forte – che la vede impegnata a utilizzare la materia come appiglio grammaticale di un linguaggio eterogeneo, che va dalla pittura al disegno, dalla scultura in vetro di murano alla trasformazione di oggetti della tradizione vitrea lagunare, come gli specchi, in oggetti che raccontano, invece, il nostro tempo – si propone al pubblico come urgenza creativa ma anche e soprattutto di desiderio oltrepassare i propri limiti, come accade alla visione all’interno del tubo caleidoscopico: “Il mio percorso artistico è sempre stato caratterizzato dalla necessità di sperimentazione e ricerca dei materiali, nello specifico la mia è una sorta di necessità nel far convergere pigmenti ad olio e tecniche tradizionali di stesura dei colori con i materiali di nuova generazione. Dopo il vetro di Murano e il Silicio ho scelto di inserire degli elementi di Plexiglass nelle mie composizioni perché credo rappresenti al meglio il periodo pandemico nel quale stiamo vivendo.”

Sara Forte, dal progetto KALEIDOSCOPE, olio e plexiglass su tavola

D’improvviso ciò era trasparente e permetteva di vedere oggi appare una barricata opaca, la cui opacità non è solo percepita dai sensi ma anche dalla psiche. Sara Forte, dunque, abbatte le sovrastrutture per offrire una nuova strada alla costruzione di una futura memoria collettiva, mediante circa venti opere di cui ben dodici inedite, tra le quali, in particolare l’opera Kaleidoscope #1, realizzata con il brevetto Quadruslight – ovvero la stampa di una delle opere esposte eseguita su telo al quarzo, ritoccata a mano e montata su una struttura in alluminio anodizzato ed assemblato, dotata di una intera superficie a led per una perfetta diffusione della luce con dimmerazione a bordo gestita da un telecomando, connubio perfetto tra arte e tecnologia e l’intervento pittorico, eseguito sulla riproduzione digitale, consegna all’opera la definizione di pezzo unico e irripetibile. –

Kaleidoscope #1 sarà, inoltre, elemento principe della conferenza del filosofo Umberto Galimberti  Le cose dell’amore + Kaleidoscope nella serata del 9 luglio, coincidente con il finissage della mostra di Sara Forte e nella programmazione della rassegna culturale Comizi d’amore.  Kaleidoscope #1 in quell’occasione proporrà una inedita espressione artistica, filiazione del missaggio tra pittura e retroilluminazione a led con luce programmata che durante la serata prenderà ‘vita’.

Geometria, materia e cromia, dettagli chiave nella ricerca di Sara Forte guideranno il pubblico a scoprire le personali e stupenti nuove visioni sul reale, perché abbiamo ancora bisogno di meravigliarci, sorprenderci e guardare oltre il grigio del presente.

Sara Forte, dal progetto KALEIDOSCOPE, olio e plexiglass su tavola

SARA FORTE|KALEIDOSCOPE

Rocca Malatestiana

Fano, Via della Fortezza

dal 30 giugno al 9 luglio

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.