William Santoleri | La prima parola è coesistere – Sleeping Stones #1
/f urbä/ presenta il progetto dell’artista William Santoleri, La prima parola è coesistere – Sleeping Stones #1.
Questo è l’inizio di un percorso, la prima restituzione di un lavoro, che l’artista compone da diversi anni ed ora, nello spazio di progettazione situato a Guardiagrele, ne restituisce “un primo passo” nella maniera in cui il contenitore è capace di accogliere. Una esposizione che comunica con le mura del luogo, con la sua idea senza discostarsi mai dal messaggio che l’artista vuole portare. Il percorso compiuto da William Santoleri nella sua ricerca artistica attuale, dal nome Sleeping Stones, si compone di dati: nel dialogo con la natura, con sé stesso e con i massi erratici, diventati i componenti animati e composti di un’anima che lui attraversa nelle sfaccettature concesse. William Santoleri (classe 1971) è un artista di origini abruzzesi, che vive e lavora tra Roma e Campo di Giove. Predilige e ha come suo linguaggio la pittura, nello stesso modo utilizza altre tecniche come quelle installative, video art e fotografia per arrivare al compimento del suo metodo di comunicazione principale. Ha la peculiarità di essere un camminante, sia nel pensiero che fisicamente. Ha la predilezione nel comunicare con la natura che lo accompagna nella sua quotidianità. In una sua mostra del 2006, la dott.ssa Serri gli chiese, riferendosi ai suoi lavori in mostra, se credesse più ad una umanizzazione degli alberi o alberizzazione degli uomini? Rispose semplicemente “Credo di essere un pessimo critico del mio lavoro poiché non riesco ad averne una visione distaccata e obiettiva: ma proprio in questa incapacità credo sia nascosta la salvezza dell’arte”. È questa una parte del senso del suo lavoro, quello di approcciarsi alla natura dando un volto e un movimento a ciò che è fermo e che è prima di noi per non dimenticare, per ricordare, per archiviare e infine abitare.
Dal 2021 la ricerca di William Santoleri segue un suo percorso. L’artista cammina da un punto A ad un punto B, C e continuando così rilascia pensieri e prende informazioni di ciò che lo circonda. Il suo modo progettuale di operare lo rende ripetitivo affinché ogni angolo che percorre non sia perso ma prenda vita poiché se presente è motivato ad esserci. Da questo punto A che è un luogo preciso parte un sentiero che si scaglia in punti precisi segnati da massi erratici che William rende parte integrante del suo lavoro in tutte le sue derivazioni, diventando i soggetti di un progetto e custodi stessi del loro essere opera d’arte. Lo studio si sviluppa intersecando tutti i sensi, amplificando il tracciato come una carta topografica, che diventa un cielo che attornia la stanza, una sorta di firmamento pieno di stelle che sono i punti di una mappa. Questi punti trasportano all’interno del viaggio dell’artista, dove ogni passo rappresenta un pensiero, una parola, un senso. I massi erratici sono Sleeping Stones – massi dormienti – anime che dormono – li definisce così Santoleri, nonché titolo del suo progetto. Si posano sulla terra trasportati dal tempo e dal movimento che la terra ha assegnato loro come luogo di riposo. Ogni volta che li si guarda, viene da porsi la domanda del perché lì, perché in quel posto, perché modellarsi in quel modo e con quell’orientamento. Sono domande che non possono ricevere risposte, possono essere arricchite di parole che finalizzano il senso di abitare nello stesso luogo.
Il progetto si incastra di diverse visioni composte di elementi diversi tra loro, che pian piano prendono vita e luce. Vi è un modo di analizzare “esigenza e dovere” nel quale “arte e vita quotidiana” si intersecano e portano a dei risultati visibili, che hanno bisogno di gravitare verso il basso sulla terra, come i ghiacciai trasportarono queste anime in posti scelti dal fato.
In questa esposizione, la carta topografica rappresenta non solo un tracciato fisico, ma anche un simbolo del cammino che l’uomo intraprende nel suo rapporto con l’esterno. In un contesto dove i massi erratici segnano il percorso, la carta diventa un mezzo per esplorare e comprendere questa coesistenza tra uomo e ambiente naturale. I massi erratici, con la loro presenza silenziosa e immutabile, scandiscono il percorso come punti di riferimento non solo geografici, ma anche esistenziali. Diventano segni tangibili del dialogo tra il tempo geologico e l’esperienza umana, testimoni del movimento della Terra e della nostra necessità di radicarsi in essa. La topografia, in questo contesto, assume un ruolo artistico e simbolico. Non è solo uno strumento per orientarsi, ma diventa un modo per visualizzare e riflettere sul percorso di coesistenza. Di conseguenza, i massi diventano punti di incontro tra passato e presente, tra natura e cultura, invitando chi cammina a vedere sé stesso come parte integrante di questo vasto quadro.
Coesistere amplifica il concetto di esistere. Da qui il titolo di questa esposizione curata da Simone Marsibilio, curatore dello spazio /f urbä/. Significa non solo esistere all’interno di un contesto relazionale, ma farlo in armonia con le diverse entità, siano esse umane, animali, vegetali o persino inanimate, che condividono lo stesso ambiente. Coesistere implica riconoscere l’interdipendenza di queste relazioni, accettando che l’esistenza di ciascuno è profondamente influenzata e arricchita dalla presenza degli altri.
In altre parole, coesistere va oltre il semplice essere.