Shozo Shimamoto al Castello di Carovigno
A bersaglio con la pittura di Shozo Shimamoto è una mostra-evento curata da Martina Cavallarin, quella che dal prossimo 5 agosto, e fino al 29 ottobre 2023, sarà ospitata all’interno del Castello Dentice di Frasso di Carovigno.
Il percorso espositivo si fa territorio magico dell’incontro tra soggettività, esperienze e culture. Ne è simbolo e cuore l’emblematica pedana che invita il visitatore a entrare in sintonia con la pratica artistica di Shimamoto e svolgere fisicamente un’azione lanciando delle bottiglie, che infrangendosi a terra vanno a espandere colore – rosso, blu, verde, giallo. A proposito di tale pratica artistica, assunta da Shimamoto fin dai suoi esordi come leitmotiv della sua intera opera, Lorenzo Mango in un suo testo intitolato “Per una forma libera del colore” ricorda « … Nel 1957 Shimamoto formulerà questa sua convinzione in un articolo/manifesto dal titolo emblematico, Per una messa al bando del pennello, in cui sostiene che la tecnica “tradizionale” (di tutte le tradizioni idealmente riunite nell’esempio del Rinascimento) ha finito per mortificare la qualità materiale e autonomamente espressiva del colore, piegandola a fini estranei alla sua natura. “lo credo – scriveva – che la prima cosa da fare sia liberare il colore dal pennello. Se in procinto di creare non si getta via il pennello non c’è speranza di emancipare le tinte”, che era, invece, quanto si riprometteva di fare dando al colore ciò che è del colore, vale a dire il suo essere cosa materiale della luce. L’atto trasgressivo di Shimamoto, il tradimento verso tecnica e convenzioni poteva prendere strade totalmente eccentriche rispetto alla pittura, come abbiamo visto negli esempi appena citati, ma soprattutto diventò ipotesi di una nuova strategia della pratica pittorica, che si tradusse in una modalità di lavoro alternativa al pennello. Nel 1956, per la prima volta, Shimamoto compie l’azione di scagliare bottiglie riempite di colore su una tela. È un gesto che ripeterà infinite volte negli anni e che caratterizza tutt’oggi l’atto del suo “dipingere”. Con quel gesto Shimamoto reagiva a tutte le forme possibili di pittura, a tutti i modelli costruiti di forma. Lanciare le bottiglie di colore e farle esplodere contro la superficie di una tela distesa a terra, il “bottle crash”, determina una situazione imprevedibile, un evento di cui si può dirigere, progettare, meditare e finanche pianificare l’impostazione, ma che poi, nel momento del suo accadere, è totalmente libero. […]»
Le opere di Shimamoto selezionate per la mostra percorrono un vasto arco temporale, per una sintesi densa e approfondita della sua pratica artistica e della sua poetica concettuale. Le due pedane “Prego camminare sopra” risalgono al 1955; “A Weapon for peace” del 2006 è un importante acrilico su tela; le quattro pitture ad acqua su feltro, “Felissimo”, sono del 2007; del 2008 le due sculture in acrilico su statua in gesso “Psiche di Capua” e “Venus”. Sempre del 2008 tre imponenti e variopinti acrilici su tela: “Punta Campanella 32” “Ferretto 12”, “Ferretto 14”; dell’anno seguente risale la serie “Red”, che presenta dieci lavori riassemblati così come essi nascevano all’origine della performance.
Quello che si attiva con questo progetto è un’effettiva grammatica di condivisione e scambio, diacronico e sincronico, tra diverse storie e lontane geografie. SHOZO SHIMAMOTO, a bersaglio con la pittura è un’esposizione d’arte contemporanea che attraverso le opere esposte costruisce una nuova realtà architettata mediante esperimenti ed elaborazioni di processi creativi che si muovono nello spazio della mostra e percorrono il tempo dell’esposizione e il tempo d’incontro tra spettatore e opera, nel tentativo di sviluppare un luogo d’incontro in cui mettere in discussione le regole del gioco.