Sandro Martini. Segno e colore oltre il telaio
La mostra Sandro Martini. Segno e colore oltre il telaio, curata da Luigi Sansone e ospitata alla Paula Seegy Gallery dal 3 dicembre 2024 al 25 gennaio 2025, è una retrospettiva dedicata all’artista, punto di riferimento nel panorama dell’arte astratta in Italia.
In esposizione una selezione di lavori appartenenti a varie fasi della carriera di Martini: acquerelli, collage, affreschi, sculture, emblematici della sua espressione e maturazione artistica, in cui il colore è l’attore principale.
Queste opere sono testimonianza dell’evoluzione dell’artista dalla pittura bidimensionale verso la realizzazione di creazioni nelle quali il colore diventa parte attiva, movimento, in grado di creare un ambiente immersivo nel quale pittura e architettura risultano armoniosamente in simbiosi.
Sandro Martini, dunque, sfida il confine tra arte e architettura, opera e spazio, sviluppando un linguaggio artistico che vede la progressiva estensione del quadro tradizionale verso l’ambiente che lo circonda: un’arte dinamica, un’arte “oltre il telaio”. La sua poetica visiva rivela l’intenso rapporto tra i tre elementi colore, luce e struttura, che ha esplorato e raffinato nel corso della sua carriera, caratterizzata da un’instancabile ricerca e una profonda conoscenza tecnica.
L’artista, infatti, si è sempre confrontato con la lavorazione dei materiali grazie alla frequentazione del cantiere in cui il padre svolgeva il ruolo di ingegnere navale. A questa prima fase appartiene l’assemblaggio in legno d’ulivo e ferro saldato presente in mostra e intitolato: Porcospino (1959).
Più incentrate sulla forza del colore sono le opere nel percorso espositivo come Trascrizione Misia (2003) e Quantità achè (2003), in cui emerge con chiarezza non solo l’intensità, ma anche il potere evocativo delle cromie, di cui l’artista con sapiente tecnica si serve come mezzo per costruire luoghi che sfuggono ai limiti convenzionali della tela.
Nelle sue opere più recenti, come Quantità Marmelitino del 2021, Luigi Sansone rileva la scelta stilistica di Martini di attribuire un ruolo sempre più centrale ad un colore in particolare, all’apparenza neutrale: il bianco. A tale proposito il curatore afferma che “assistiamo ad un restringimento dell’area colorata a favore del bianco della tela che acquista una valenza di spazio meditativo, di riflessione, un’oasi tranquilla che permette a far risaltare ancor di più la brillantezza dei colori”; questa decisione di Martini fa affiorare alla mente del curatore le parole di Kandinsky (Lo spirituale nell’arte, 1911): “il bianco, che spesso è considerato come un non colore, è quasi il simbolo di un mondo in cui tutti i colori, come principi e sostanze fisiche, sono scomparsi. […] Il bianco ci colpisce come un grande silenzio che ci sembra assoluto.” Ed è questa la forza dell’impatto delle opere di Sandro Martini.