Reza Aramesh | NUMBER 207
Il MUNTREF – Museo de la Inmigración di Buenos Aires annuncia la mostra NUMBER 207 di Reza Aramesh alla Chiesa di San Fantin a Venezia, presentata con il sostegno dell’Institute of Contemporary Art, Miami (ICA Miami). L’artista britannico di origine iraniana Reza Aramesh torna a Venezia – dopo aver preso parte al padiglione iraniano della 56º Biennale – con la sua prima esposizione personale, presentata dal curatore newyorkese Serubiri Moses. In concomitanza con la 60º Biennale d’Arte di Venezia Foreigners Everywhere, a cura di Adriano Pedrosa, la retrospettiva è realizzata in collaborazione con la Diocesi Patriarcato di Venezia, la Dastan Gallery di Teheran e Stjarna.art. NUMBER 207 sarà visibile dal 16 aprile al 2 ottobre 2024, con un’anteprima stampa il 16 aprile alle ore 14:00.
NUMBER 207 sarà accompagnata da due pubblicazioni di SKIRA Editore – un catalogo della mostra con saggio curatoriale di Serubiri Moses, e un catalogo ragionato dal titolo “ACTION: BY NUMBER” pubblicato da SKIRA Editore, a cura di Serubiri Moses e arricchito dai contributi di Mitra Abbaspour, Geraldine A. Johnson, Julia Friedman, e Storm Janse van Rensburg.
“ACTION: BY NUMBER” sarà distribuito da ARTBOOK | D.A.P. negli Stati Uniti, in Canada e nell’America centrale e del Sud, e da Thames & Hudson nel resto del mondo.
NUMBER 207 presenterà un corpus di tre serie scultoree realizzate appositamente in realizzate in marmo di Carrara, estratto dalla Cava Polvaccio, la stessa da cui Michelangelo Buonarroti sceglieva il materiale per i suoi capolavori. Allestita in conversazione con l’ambiente architettonico della Chiesa di San Fantin, l’esposizione trova il suo punto focale nella serie Study of Sweatcloth, che si compone di 207 pezzi di biancheria intima maschile a grandezza naturale, scolpiti in marmo di Carrara e disseminati sul pavimento della chiesa. Spogliato del corpo, l’umile indumento rappresenta l’ultimo brandello materiale di dignità e autonomia corporea del prigioniero, come testimonianza della sua identità e come simbolo della sua successiva perdita.
Nel sottolineare la graduale assenza della corporeità, la biancheria intima attira efficacemente l’attenzione sul corpo come luogo politico. Scolpendo il marmo – un mezzo tipicamente riservato ai soggetti di venerazione o di potere – Aramesh impartisce un senso di permanenza materiale e di integrità alle vite invisibili andate perse nei moderni atti di guerra e di terrore, trasformando la materialità di questi soggetti storici in forme scultoree basate sulla storia dell’arte europea e sull’egemonia della bellezza al servizio del potere.
Ogni opera di Aramesh fa riferimento a immagini di archivio e reportage di guerra dalla metà del XX secolo ad oggi; la curatela e l’allestimento della mostra rispondono alla storia del sito stesso, sede dell’Ordine di San Fantin, un ordine ecclesiastico post-medievale che ospitava e amministrava i condannati in attesa dell’esecuzione. L’immaginario moderno dell’artista è reso universale dalla realtà travolgente della guerra e del conflitto, qui intesi come un aspetto persistente della condizione umana. In NUMBER 207, il contesto storico secolare di punizione e riforma intrinseco nella storia della Chiesa di San Fantin incontra l’immaginario di Aramesh, in riferimento ai prigionieri di oggi e alla loro tortura, in un intenso appello all’umanità e al suo precario equilibrio tra empatia e crudeltà.
“Siamo entusiasti di presentare le opere di Reza Aramesh, la cui esposizione NUMBER 207 posiziona il nuovo corpus di sculture in marmo – basato sull’accumulo di “Azioni” – in stretto dialogo con lo spazio espositivo, la Chiesa di San Fantin a San Marco, fondata nel X secolo con lavori di ristrutturazione nel XV secolo, e la sua architettura ecclesiastica medievale. Ci interessa anche il fatto che l’Ordine di San Fantin abbia confortato i condannati prima della loro esecuzione, il che ha una particolare rilevanza per il gruppo scultoreo di Aramesh e i suoi precedenti lavori fotografici.”
– Serubiri Moses
“Le opere presentate nella Chiesa di San Fantin provengono da diverse serie avviate a partire dal 2022, che ho scelto di chiamare “Azioni”. Il mio obiettivo per questa mostra è quello di stimolare una conversazione tra la struttura esistente della chiesa e ciò che essa rappresenta, per rivelare nuovi e inaspettati abbinamenti con il mio lavoro. Fin dall’inizio della mia pratica, più di vent’anni fa, mi sono concentrato su immagini di reportage, per lo più tratte da conflitti in tutto il mondo, per trasformarle in forme scultoree rappresentate attraverso la storia dell’arte dell’Europa occidentale. Le figure che evoco parlano di impotenza; mi interessa come un pubblico possa riflettere su questa condizione, soprattutto quando può scegliere se avere reazioni crudeli o empatiche.”
– Reza Aramesh
L’Ordine di San Fantin operò all’interno della chiesa nel periodo post-medievale. Come avveniva comunemente a quel tempo, le società cristiane e coloniali condannavano i detenuti a morte. Prima di portare i condannati alla loro esecuzione – che, ci dicono gli storici, veniva effettuata in diversi punti di Venezia – l’Ordine di San Fantin li confortava e li ospitava all’interno della chiesa. Dalle fonti di quell’epoca, l’Ordine indossava abiti neri e aveva, in generale, un aspetto cupo. Questo contesto storico fornisce molta rilevanza e risonanza in relazione alle sculture di Reza Aramesh, che indagano la brutalità della condizione umana.
Reza Aramesh
NUMBER 207
A cura di Serubiri Moses
Dal 17 aprile al 2 ottobre 2024
Chiesa di San Fantin, San Marco 3090, Calle dei Orbi – Venezia