Gerhard Merz
Ennio Tamburi, senza titolo, 1967, gouache su carta, 45 x 52 cm. Foto Etworks

Luogo

ETworks Studio
Via dei Marsi 41, Roma
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Data

Mar 28 2025 - Giu 11 2025
In corso...

Ora

18:00

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Mostra

Nazzarena Poli Maramotti ed Ennio Tambuti | Insight. Visione senza oggetto

Venerdì 28 marzo 2025 alle ore 18:00 inaugura la mostra Insight. Visione senza oggetto con le opere di Nazzarena Poli Maramotti ed Ennio Tamburi, a cura di Roberto Lacarbonara, nello spazio espositivo ETworks Studio, via dei Marsi 41, Roma (quartiere San Lorenzo). Contestualmente, dalle 18 alle 20.30, nello spazio z2o Project, in via Baccio Pontelli 16, 1° piano, inaugura la mostra di Alessandro Sarra con un testo di Michele Tocca.

Tratto dal lessico della psicoanalisi, il termine “insight” assume una doppia valenza semantica, riferendosi tanto a una conoscenza logico-razionale (presa di coscienza, analisi, ponderazione) quanto a una forma intuitiva della cognizione (visione interna, intuizione). L’emergere di uno sguardo insolito e rivelativo sulle cose, l’assunzione di una prospettiva alterante sulla realtà, sono fattori che alimentano l’azione visiva e pittorica dei due artisti in mostra, accomunati dalla volontà di superare la figurazione, condurla verso esiti mentali, astrazioni, evocazioni.

Per la prima volta in mostra, le opere giovanili di Ennio Tamburi, risalenti alla metà degli anni Sessanta, riportano la firma “Ennio Pirani”, ricorrendo al cognome materno: soluzione che il giovane artista jesino adottava per evitare la confusione con il celeberrimo e “ingombrante” zio, Orfeo Tamburi. In queste gouaches, la presenza rarefatta del corpo, il progressivo disfacimento del soggetto, la fluidità del gesto pittorico e la soluzione spaziale affidata a macchie e geometrie liquide, testimoniano il breve e decisivo momento di maturazione dell’artista, anticipando la riduzione della componente figurale alle tracce minime, ai pochi segni, alle zone campite e ai puntini che diverranno elementi di una grammatica essenziale negli anni a venire. Opere che conservano l’impianto classico della ritrattistica, del nudo sdraiato o della natura morta, ma che sembrano condurre lo sguardo altrove, verso le tensioni interne al quadro, i movimenti, le energie, le relazioni cromatiche, gli opposti campi chiaroscurali che ritmano la dinamica spaziale.

Assumono l’aspetto di cancellazioni, rimozioni, abrasioni, le tele di Nazzarena Poli Maramotti, lavori in cui vagheggiano esperienze trasognate, percezioni incerte, quel che resta di un passato trascorso. È una visione che privilegia l’atmosferico, l’arioso, lasciando alla memoria e all’immaginazione soltanto alcuni indizi per inventare un cielo, un paesaggio, un corso d’acqua. Procedendo per apparizioni, ogni quadro è colto sul punto di disfarsi e ciò che emerge alla vista assume uno statuto dubbio: “sembra”, “appare”, “svanisce”, “affiora”: il linguaggio fatica a circoscrivere alcunché. E ora lo sguardo indugia sul dipinto senza il vincolo di un riconoscimento, cogliendo invece, all’improvviso, aspetti della realtà che sembravano invisibili, vedutismi di una natura colta nel modo più intimo e unitario. Sotto una nuova luce, dentro una nuova possibilità di esistere, il mondo si rivela per mezzo di lievi tonalismi, temperature emotive, stratificazioni cromatiche, serene dimenticanze figurali, generando una visione senza oggetto, un pensiero non pensato che muove dal di dentro e provoca uno stato d’animo.