Marzio Zorio | Mitopoiesi
La 10 & zero uno inaugura Mitopoiesi, mostra personale di Marzio Zorio (Moncalieri, 1985) a cura di Chiara Boscolo, nella sede della galleria a due passi dai giardini della Biennale di Venezia.
La mostra, che aprirà le porte al pubblico dal 5 ottobre alle ore 18.30, presenta due corpi di lavori inediti che nascono dall’analisi del rapporto tra suono e spazio, tra sistemi di comunicazione e memoria, da sempre elementi chiave nella ricerca dell’artista.
La serie di opere che animano la sala principale è composta da diversi elementi frutto del recente lavoro che Zorio ha condotto all’interno delle fornaci di Murano, in collaborazione con Berengo Studio, dove accanto alle maestranze locali ha realizzato un corpus di opere che utilizzano il vetro come mezzo scultoreo e membrana sonora.
Il vetro diventa lo strumento principale che l’artista forgia pensando alla sua capacità di contenere, propagare e deformare il suono. Questo medium modellato a quattro mani da Zorio e dal maestro vetraio è sospeso tra un immaginario legato alla poetica marittima e a quello dei laboratori di sperimentazione, assecondando le possibilità tecniche del materiale che diventa il trait d’union della mostra.
La relazione con il caratteristico spazio della galleria (un ex macelleria) rende il percorso espositivo suddiviso in due momenti distinti, ma tra loro osmotici: il primo composto da vasi distesi come corpi fluttuanti nel mare, appoggiati su un alto tavolo: sono oggetti scultorei di propagazione del suono messi in vibrazione attraverso la manipolazione del campo elettromagnetico che li circonda. Quest’opera in particolare è concepita dall’artista come dispositivo performativo in quanto si compie grazie all’interazione con il pubblico, il quale ha la facoltà di toccare e spostare le sculture sul tavolo, partecipando alla composizione di una polifonia che cambia in base alla posizione di questi contenitori di vuoto, di materia ignota che sono in realtà pieni di vita.
La componente acustica mescola suoni provenienti dagli abissi marini alle vibrazioni naturali del luogo, evocando quella dimensione di canto-incanto propria delle sirene: immagine mitologica particolarmente significativa poiché metafora del non conosciuto, della connessione tra il mare e la terra, l’umano e l’animale.
In questo senso l’incontro con l’altro ambiente creato dall’artista sposta il visitatore da una dimensione acquatica a un’atmosfera legata alla terra e alla forza di gravità. Qui Marzio Zorio mostra una serie di semi catturati all’interno di provette da laboratorio che, si muovono incessantemente provocando un ritmo costante e martellante. I semi si mostrano come presenze vive e germinatrici, quasi mossi da una propulsione magica, richiamando al contempo la catalogazione di un laboratorio scientifico e sperimentale. Il passaggio dalla dimensione subacquea a quella terrestre si fonde e si incontra in superficie, creando un ambiente sonoro sospeso tra due mondi: dalla profondità del mare al suolo terrestre, le opere si fondono in un dialogo canoro che invita ad una riflessione più profonda sull’origine, la vita e la sopravvivenza, la conoscenza.