
Lakes Drying, Tides Rising | Nazgol Ansarinia
Galleria Raffaella Cortese presenta nello spazio espositivo di Albisola Lakes Drying, Tides Rising, un progetto di Nazgol Ansarinia (Teheran, 1979) che prosegue la ricerca avviata con Pools and Voids (2020-2022) e approfondisce un tema cruciale: l’acqua, o meglio, la sua assenza.
Il progetto trae ispirazione da alcuni laghi iraniani, in particolare il Lago di Urmia, nel nord-est del Paese, la cui esistenza è minacciata dalla siccità e dai cambiamenti climatici. Questi specchi d’acqua, utilizzati dall’artista come riferimenti visivi, diventano il punto di partenza per una riflessione più ampia sulla precarietà della risorsa idrica. L’acqua è da sempre anche una componente essenziale dell’architettura iraniana. Nei giardini e nelle case tradizionali, piccole vasche (howz) venivano utilizzate per rinfrescare
e umidificare l’aria, per lavarsi o semplicemente per creare bellezza. Negli anni ‘60, con la crescita economica, si è diffusa la costruzione di piscine, ma oggi, osservando la città dall’alto, emerge un paradosso: le zone più benestanti sono punteggiate da piscine vuote, come bolle d’aria o cicatrici nel tessuto urbano. Nonostante il valore dello spazio, queste strutture non vengono livellate, riempite o riconvertite, ma rimangono vuote come contenitori di memoria, in attesa di un futuro incerto.
Nella serie di grandi sculture Lakes Drying, Tides Rising (2022), Ansarinia riassembla i vuoti acquatici del quartiere di Jordan, a Teheran, già esplorati in precedenza nella serie Connected Pools. Il risultato è un lago irregolare e alveolato, una rappresentazione evocativa dell’equilibrio fragile tra umidità e aridità, non solo delle piscine cittadine ma, in senso più ampio, dell’intero Paese. Negli ultimi anni, tra siccità e gravi crisi energetiche, l’acqua in Iran è passata dall’evocare la nostalgia di un passato di prosperità a una risorsa in crisi, con pesanti ripercussioni economiche e sociali.
Le forme e le palette cromatiche delle opere riflettono questa tensione: i colori si mescolano dando vita a superfici fluide e organiche, simili a correnti in movimento. Il processo di stratificazione adottato dall’artista richiama la formazione e la trasformazione del paesaggio nel tempo, modellato da vento e pioggia. I toni ruggine e ocra che delineano i bordi delle sculture evocano i muri e le divisioni delle piscine, suggerendo la presenza di un insediamento desertico scolpito con cura. Ma, come per il Lago di
Urmia, rimane un interrogativo sospeso: questi corpi d’acqua si stanno prosciugando o, al contrario, l’acqua sta tornando a scorrere, portando con sé una nuova speranza? La ricerca di Nazgol Ansarinia si radica profondamente nell’osservazione dell’ambiente costruito della sua città, nelle conseguenze dello sviluppo incontrollato e nelle demarcazioni tra spazio pubblico e privato. Ciò che viene lasciato indietro – le cicatrici, le tracce, i tentativi di ricucitura – è tanto significativo quanto ciò che viene demolito.