1961, Paris, France — Irish writer Samuel Beckett, at the workshop of the Swiss sculptor and painter Alberto Giacometti (R), in rue des Archives, Paris. — Image by © Georges Pierre/Sygma/Corbis

Luogo

Institut Giacometti
Parigi

Data

Dic 12 2020 - Mar 28 2021
Evento passato

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Mostra

Giacometti / Beckett: Fail Again. Fail Better

Dal 12 dicembre 2020 al 28 marzo 2021, si terrà presso l’Institut Giacometti di Parigi una grande mostra dedicata al rapporto tra due artisti diversi ma uniti da una grande amicizia sviluppata nel secondo dopoguerra.

Il primo incontro tra lo sculture italiano Alberto Giacometti e il rinomato drammaturgo, poeta e scrittore inglese Samuel Beckett risale all’anno 1937. L’amicizia tra i due si sviluppa nel periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale, durante le lunghe nottate passate nei bar di Montparnasse e le passeggiate tra le buie e suggestive strade parigine. Grazie ad un contatto così ravvicinato, la loro amicizia si rafforza sempre più e le pratiche artistiche di entrambi si avvicinano a tal punto che Giacometti, nel 1961, realizza la scenografia del capolavoro assoluto di Beckett “Waiting for Godot”.

Per la prima volta nella sua storia, l’Institute Giacometti di Parigi metterà a disposizione del pubblico un’esposizione che avrà il compito di descrivere il legame tra queste due figure cardine del secolo scorso, mostrando i motivi che portarono l’artista e il drammaturgo ad avere un rapporto così profondo.

In mostra vi saranno sculture e altre fondamentali opere dell’artista svizzero – tra cui ‘The Cage’ (1950), ‘Three Men Walking’ (1947) e ‘Head on a Rod’ (1947) – così come alcuni disegni meno conosciuti che verranno esposti insieme ai testi, ai lavori teatrali e ai film di Beckett. Vi sarà poi una riproposizione dell’albero che Giacometti aveva creato per la scenografia di Godot, realizzata dall’artista Gerard Byrne.

La mostra metterà in luce i principali temi e i concetti comuni alle ricerche delle due figure artistiche:  la solitudine, il senso dell’assurdo, il processo creativo (da qui il famoso “failbetter” da ”Worstward Ho” di Beckett che dà il titolo alla mostra), il corpo umano come mezzo e come limite, la scenografia e l’uso costruttivo della parola.

Ever tried. Ever failed. No matter. Try again. Fail Again. Fail Better” (dal passaggio della novella di Samuel Beckett che incarna una parte della poetica dello scrittore inglese).

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