Arco Madrid 2025

Luogo

A Arte Invernizzi
A Arte Invernizzi
Via Domenico Scarlatti, 12 - Milano
Sito web
https://www.aarteinvernizzi.it

La galleria è stata inaugurata nel 1994 con la mostra Dadamaino Morellet Uecker. La galleria partecipa al discorso artistico contemporaneo internazionale presentando artisti di diverse generazioni, alternando sia italiani che stranieri, per creare un dialogo-confronto. Le mostre vengono pensate dagli artisti e realizzate in stretta connessione con lo spazio espositivo e la galleria sviluppa una attività di primo mercato, essendo un punto di riferimento per il mercato internazionale. In occasione di ogni mostra viene pubblicato un catalogo bilingue, con un saggio introduttivo, la riproduzione delle opere installate in galleria e un apparato bio-bibliografico. Inoltre, la galleria è invitata da Musei, Fondazioni e istituzioni pubbliche, sia in Italia che all'estero, a collaborare alla realizzazione di mostre monografiche o collettive degli artisti che rappresenta ed è un punto di riferimento per direttori, curatori. La galleria rappresenta l'estate di Mario Nigro (1917-1992), Rodolfo Aricò (1930-2002) e Carlo Ciussi (1930-2012). Dal 1994 la galleria partecipa alle più importanti fiere d'arte internazionali. Artisti Rodolfo Aricò, Gianni Asdrubali, Francesco Candeloro, Nicola Carrino, Enrico Castellani, Alan Charlton, Carlo Ciussi, Gianni Colombo, Dadamaino, Riccardo De Marchi, Lesley Foxcroft, Bernard Frize, Riccardo Guarneri, Willi Kopf, Igino Legnaghi, John McCracken, François Morellet, Mario Nigro, Georg Karl Pfahler, Pino Pinelli, Bruno Querci, Ulrich Rückriem, Nelio Sonego, Mauro Staccioli, Niele Toroni, David Tremlett, Antonio Trotta, Günter Umberg, Grazia Varisco, Michel Verjux, Rudi Wach

Categorie
Febbraio 2025
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Data

Feb 25 2025 - Apr 29 2025

Ora

18:00 - 20:00

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Mostra

Carlo Ciussi | Una danza di tracce e colori

La galleria A arte Invernizzi inaugura martedì 25 febbraio 2025 alle ore 18 la mostra personale Carlo Ciussi. Una danza di tracce e colori, a cura di Lorenzo Madaro, in cui vengono presentate opere realizzate tra il 1983 e il 1990. La mostra conferma l’attenzione nei confronti di un artista fondamentale per le ricerche della storia dell’arte italiana del secondo Novecento a cui A arte Invernizzi ha dedicato numerosi progetti, tra mostre personali nei propri spazi e nelle istituzioni museali – come alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia – e mostre corali, oltre ad alcuni progetti editoriali.

Il focus si concentra su una specifica fase del lavoro di Ciussi (Udine, 1930 – 2012) con circa venti opere di medio e grande formato e opere su carta della medesima fase dell’indagine pittorica. In questi lavori l’artista mette da parte la sistematicità di una astrazione geometrica e la modularità che dagli anni Sessanta ha verificato con impegno inesausto per poi sfociare a esiti più aperti e disinvolti che sono proprio quelli raccolti nel percorso espositivo, in cui dalle tele rettangolari e ovali dalla grossa grana spuntano forme e segni sinuosi, aperti, che con il passare degli anni, nelle tele intorno al 1990, si intrecciano tra loro in una danza di tracce e colori in grado di mutare di volta in volta.

Le mostre – in particolare l’antologica di Casa Cavazzini dei Civici Musei di Udine nel 2011, dedicata alla complessità del suo percorso nelle viscere interne della pittura (anche se l’indagine di Ciussi ha riguardato, tra l’altro con esiti molto felici, anche la scultura e gli interventi in dialogo l’architettura) – hanno rivelato quanto gli anni più tardi del suo lavoro coincidano con una nuova fase in cui convivono sensualità e controllo, come già appuntava Gillo Dorfles in un suo saggio dedicato proprio a questo ciclo in cui, come spesso accadeva per le opere del maestro, i titoli altro non erano che le numerazioni romane in ordinata successione. Una scelta, questa, che chiaramente ha un significato intrinseco, perché evidenzia da un lato l’assenza assoluta di ogni specifico riferimento della sua pittura nella ragione tangibile delle cose e dall’altro la costante e imperterrita ricerca indicata proprio dalla successione di un ordine numerico solo apparentemente asettico. Le strisce ben demarcate di volta in volta perdono la loro consistenza geometrica e fluida per diventare puro segno, in grado di spargersi nello spazio per coincidere con la voluttuosità della pennellata: mettendo pertanto da parte le geometrie degli esordi e tutto il discorso portato avanti negli anni Settanta intorno a una pittura legata alla percezione delle forme, questi lavori di Ciussi confermano quanto tutta la sua indagine sia una ossessiva, vigilata e colta esperienza di metamorfosi costante di un segno felice e nomade.

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