
Barbara De Vivi | Controfigura
Galleria Poggiali inaugura Controfigura, mostra personale di Barbara De Vivi (Venezia, 1992), il 23 gennaio presso la sede di Foro Buonaparte 52, Milano, accompagnata da un testo critico di Lorenzo Madaro.
Controfigura esplora il concetto del doppio, un tema profondamente radicato nella storia della letteratura e delle arti visive, che De Vivi adotta come punto di partenza per riflettere sulle dinamiche che normano i processi di affermazione dell’identità.
La fascinazione per questa tematica nasce dallo stesso processo con cui Barbara De Vivi costruisce le immagini. Utilizzando come modella la propria sorella, l’artista ha iniziato a inviarle autoscatti che suggerivano le pose da inscenare. Una volta ricevuti, la sorella, a sua volta, fotografava e reinviava. Così un dialogo per immagini, nato per ovviare a una distanza geografica, finisce per innescare nell’artista una riflessione sulla fragilità della distinzione che separa autore e soggetto, osservatore e corpo osservato. Si tratta apparentemente di un rapporto di potere unilaterale, eppure l’artista, rispecchiandosi in qualcosa al di fuori di sé, rinuncia a parte del controllo su sé stessa e sulla propria opera.
Controfigura presenta un nuovo ciclo di opere su tela incentrate su due aspetti di questa riflessione: la rappresentazione dell’altro come fosse un autoritratto e la possibilità di percepirsi dall’esterno, come fossimo altro.
Narciso, Castore e Polluce, Giano, Artemide ed Apollo. E ancora, più recentemente, come osserva Lorenzo Madaro nel suo testo critico: “Da Man Ray a Diane Arbus, da Stanley Kubrick a David Cronenberg, da Alighiero Boetti a Michelangelo Pistoletto, la storia delle immagini del secondo Novecento e del presente è popolata di affondi morbosi, drammatici, inquietanti, giocosi e concettuali su questo tema, così come da Wilde a Dostoevskij e da Saramago a Calvino questo tema ricorre con sfumature di senso dissimili ma sempre radicali. Barbara De Vivi lo sa, ma lei è in sintonia soprattutto con le immagini anonime, quelle rintracciate sui social network o in altri angoli della rete, oppure nella storia della pittura del passato, a cui guarda con rinnovata curiosità.”
Le opere su tela dialogano in mostra con un ciclo di dipinti su carta che Madaro definisce “caratterizzati da un flusso di spiccata energia che affiora dalle pennellate, rendendo penetranti e acuti i volti delle sue modelle immaginarie” in una soluzione inedita, testimoniando il processo creativo dell’artista offrendo una panoramica della sua ricerca artistica più recente, tracciando una linea tra le sperimentazioni, i temi della sua produzione e l’approdo al tema del doppio.
Un’opportunità per immergersi nell’universo visivo di De Vivi, una narrazione che si dispiega attraverso stratificazioni di significato e intime connessioni tra pelli, corpi, rimandi alla cultura visuale sia passata che contemporanea, e profili anonimi che si trasfigurano. Piani di una narrazione del sé che confluiscono e si fondono in un unico campo visivo.